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223 milioni dall’Unione Europea per la Green Economy

GREEN SOLDI

Al via l’azione “Greening the Economy” che per il 2017 stanzia un budget di 223 milioni di euro, strutturato in diciannove inviti (scadenza il 7 marzo 2017), a valere sul programma Horizon 2020. L’invito principale fa parte della sezione “sfide per la società” di Horizon 2020, intitolata “Azione per il clima, ambiente, efficienza delle risorse e materie prime”.
L’intervento parte dal principio in base al quale l’era delle risorse abbondanti sta volgendo al termine e l’accesso alle materie prime e all’acqua pulita non può più essere dato e per scontato. L’obiettivo quindi è invertire la tendenza, investendo sull’innovazione per sostenere un’economia più verde e sostenibile. La necessità di far fronte ai cambiamenti climatici è una priorità trasversale di Horizon 2020 e rappresenta il 35% del bilancio totale del programma.
Sono diciannove gli inviti della call 2017 e gli oggetti ammessi a finanziamento e vanno dalle azioni innovative sulle materie prime ai sistemi di modellazione e previsione del clima; dalle dimostrazioni su larga scala di soluzioni per la riduzione del rischio idro-meteorologico a progetti per colmare il gap del settore idrico. Le sfide sono al centro dell’approccio richiesto alle attività progettuali che si candidano all’ammissione a finanziamento.
I progetti possono includere innovazione, ricerca di base e applicata, trasferimento di conoscenze.
Per i beneficiari dei finanziamenti Horizon, è previsto un tasso di copertura fino al 100% di tutti i costi ammissibili per tutte le azioni di ricerca e innovazione. Tasso che scende al 70% dei costi ammissibili per le azioni di innovazione (ma potrebbe salire al 100% per le organizzazioni senza scopo di lucro). I costi ammissibili indiretti (amministrazione, infrastrutture, comunicazione) sono rimborsati a un tasso fisso del 25% dei costi diretti ammissibili. I risultati prodotti dai partecipanti devono essere accessibili e pubblici (con l’eccezione dei materiali protetti da Dpi, o quando esistono motivi di sicurezza o interessi legali). Questo allo scopo di garantire a tutti la disponibilità dei risultati dei progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea.

mb

Fonte: Il Sole 24 ORE

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Presentato l'Annuario dei dati Ambientali 2016

AAAL'Annuario dei dati ambientali, giunto alla quattordicesima edizione, offre un quadro chiaro sullo stato di salute del sistema delle componenti ambientali e delle complesse interrelazioni che lo caratterizzano, fornendo a decisori politici, pubblici amministratori, tecnici e cittadini informazioni puntuali, oggettive e rigorose a livello scientifico.
Il prodotto è il risultato delle attività di raccolta, monitoraggio, controllo e ricerca svolte dall'ISPRA con il concorso delle Agenzie per la protezione dell'ambiente regionali e delle province autonome.
Tale collaborazione si colloca nell'ambito di un sistema a rete, il Sistema delle Agenzie ambientali, che coniuga la conoscenza diretta del territorio e dei problemi ambientali locali con le politiche nazionali di prevenzione e protezione dell'ambiente così da divenire punto di riferimento, tanto istituzionale quanto tecnico-scientifico, per l'intero Paese.
L'edizione 2016 si presenta ampiamente rinnovata, riferendosi con maggiore rilevanza a un contesto europeo e nazionale in evoluzione per quanto concerne i nuovi indirizzi delle politiche ambientali e delle metodologie di reporting.

mb

Scarica l'Annuario

Fonte ISPRA

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Bonifica amianto. Incentivi fiscali dal Ministero dell'Ambiente

amianto 2E’ ora possibile presentare la domanda per accedere al credito d’imposta per gli interventi di bonifica dell’amianto.
Le domande per fruire dell’incentivo fiscale devono essere presentate a partire, dal 16 novembre 2016 e non oltre il 31 marzo 2017, utilizzando la piattaforma web messa a disposizione dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa registrazione.
Nella singola domanda occorre indicare:

  • il costo complessivo degli interventi;
  • l’ammontare delle singole spese;
  • l’ammontare del credito d’imposta richiesto.

È inoltre necessario dichiarare che l’impresa non sta usufruendo, in relazione alle medesime voci di spesa, di altre agevolazioni previste dalla normativa nazionale, regionale o comunitaria.

E' necessario allegare:

  • il piano di lavoro del progetto di bonifica presentato all’Asl competente;
  • la comunicazione di ultimazione dei lavori inviata all’Asl competente, comprensiva della documentazione attestante l’avvenuto smaltimento in discarica autorizzata e, nel caso di amianto friabile in ambienti confinanti, anche la certificazione di restituibilità degli ambienti bonificati redatta da Asl;
  • l’attestazione delle spese sostenute rilasciata dal presidente del collegio sindacale, ovvero da un revisore legale iscritto nel registro dei revisori legali, o da un professionista iscritto nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, o nell’Albo dei periti commerciali o in quello dei consulenti del lavoro, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale;
  • la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà relativa agli altri aiuti “de minimis” eventualmente fruiti durante l’esercizio finanziario in corso e nei due esercizi precedenti. Entro 90 giorni dall’invio della domanda, il Ministero competente comunica il riconoscimento o il diniego del beneficio.


Nell’ipotesi di riconoscimento, il credito di imposta deve essere ripartito ed utilizzato in tre quote annuali di pari importo, da indicare all’interno della dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta di riconoscimento del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta successivi, fino a quello nel corso del quale se ne conclude l’utilizzo, a decorrere dalla dichiarazione relativa al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2016.Si evidenzia che il bonus, pari al 50 per cento delle spese sostenute, può essere richiesto dai soggetti titolari di reddito d’impresa che effettuano, nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2016, interventi di bonifica dall’amianto su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza nei luoghi di lavoro.

In particolare, ai sensi dell’articolo 2, terzo comma, del decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare del 15 giugno 2016, “sono considerate eleggibili le spese per la rimozione e lo smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, di:

  • lastre di amianto piane o ondulate, coperture in eternit;
  • tubi, canalizzazioni e contenitori per il trasporto e lo stoccaggio di fluidi, ad uso civile e industriale in amianto;
  • sistemi di coibentazione industriale in amianto.


Il credito d’imposta spetta a condizione che la spesa complessiva sostenuta, in relazione a ciascun progetto di bonifica unitariamente considerato, sia almeno pari a 20.000 euro e purché l’ammontare totale dei costi eleggibili sia limitato all’importo di 400.000 euro per ciascuna impresa.
Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, ai sensi dell’articolo 17 del D.Lgs. 241/1997.

mb

Fonte: Ministero Ambiente

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Recupero delle materie plastiche. Allo studio una norma UNI

PLASTIl progetto UNI1601663 classifica le materie plastiche prime?secondarie per la produzione di miscele di materiali e/o di manufatti nelle forme usualmente commercializzate o per altri fini (escluso l’utilizzo per il recupero diretto di energia e/o l'utilizzo diretto come combustibile), ottenute dal trattamento di rifiuti, di cui sono individuate la tipologia, la provenienza e le caratteristiche, quali:

  • rifiuti plastici pre?consumo, derivanti sia dalla produzione, sia dalla trasformazione dei polimeri termoplastici o termoindurenti, additivati e non additivati con cariche o materiali di rinforzo;
  • rifiuti plastici post?consumo, derivanti da manufatti plastici prodotti con polimeri termoplastici o termoindurenti, additivati e non additivati con cariche o materiali di rinforzo.

Di competenza della SC “Recupero delle materie plastiche” di UNIPLAST, il documento “Materie plastiche prime-secondarie - Parte 1: Generalità su materie plastiche prime secondarie e sottoprodotti di materie plastiche” (sostituisce UNI 10667-1:2010) si riferisce anche ai sottoprodotti di materie plastiche (materiali o oggetti pre?consumo) derivanti dal ciclo di produzione e/o trasformazione di materie plastiche.
La futura norma è da utilizzarsi da sola e quale riferimento per la serie UNI 10667, con la precisazione che:

  • l'utilizzo di materie plastiche prime?secondarie (che sono materiali per i quali, a seguito di operazioni di recupero di rifiuti plastici pre e/o post consumo, è cessata la qualifica di rifiuto) consente all'operatore che le trasporta, le riceve, le utilizza o le commercializza secondo le finalità della norma, di non sottostare alla disciplina che regola la gestione dei rifiuti
  • l'utilizzo di sottoprodotti di materie plastiche (che sono materiali o oggetti pre?consumo che derivano dal ciclo di produzione e/o trasformazione di materie plastiche, che non sono lo scopo primario dell’attività produttiva che li genera e non hanno mai assunto la qualifica di rifiuto) consente all'operatore che li produce, li trasporta, li riceve, li utilizza o li commercializza, di non sottostare alla disciplina che regola la gestione dei rifiuti come dalla stessa previsto.

Per il progetto l'inchiesta pubblica finale terminerà il 2 dicembre 2016.

mb

Fonte UNI

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7 ottobre 2016. Convegno: "Le Politiche per l'Ambiente in Italia".

IMG 1487Venerdì 7 ottobre 2016, organizzato dalla Scuola di Governo del Territorio del Consorzio Promos Ricerche in collaborazione con l’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR, presso la Camera di Commercio di Napoli, si è tenuto il convegno "Le politiche per l’Ambiente in Italia".

Dopo i saluti istituzionali del Commissario della CCIAA di Napoli, Girolamo Pettrone, del Rettore del SOB, Lucio d’Alessandro, del Rettore dell’Università del Sannio, Filippo de Rossi e del Direttore dell’ISSM del CNR, Salvatore Capasso, i lavori sono proseguiti con la Sessione dedicata a: "Le Politiche ambientali in Europa", presieduta da d’Alessandro,  alla quale hanno partecipato Maurizio Franzini della Sapienza di Roma, Gabriella Corona dell’ISSM e Riccardo Realfonzo, Direttore della Scuola di Governo del Territorio.

Il programma è continuato con una Tavola Rotonda su "Ambiente e Pubblica Amministrazione" cui hanno partecipato il Vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone ed il Sottosegretario alla P.A., Angelo Rughetti.

Nel pomeriggio si sono svolte due altre sessioni, “La questione delle bonifiche” e “Industria, ambiente e sviluppo sostenibile” che hanno visto di volta in volta coinvolte eminenti personalità del mondo accademico e rappresentanti di istituzioni ed aziende.

Scarica il programma

Scarica gli atti del convegno:

 

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Sviluppo sostenibile delle comunità. Pubblicata la ISO 37101

Sviluppo sostPubblicata la  norma internazionale ISO 37101Sustainable development in communities - Management system for sustainable development - Requirements with guidance for use".
La nuova norma ISO 37101 aiuterà le comunità ad attuare una strategia di sviluppo sostenibile che tenga in considerazione il contesto economico, sociale e ambientale. Essa stabilisce i passi che una comunità deve compiere per poter raggiungere i propri obiettivi di sviluppo sostenibile, come ad esempio creare un piano d’azione, assegnare le responsabilità e misurare le prestazioni.
La norma incoraggerà inoltre le comunità a divenire più pro-attive e le aiuterà a dimostrare alle parti coinvolte che è stato attuato un sistema di gestione adeguato.
La corretta applicazione della norma ISO 37101 permetterà di:

  • generare e costruire il consenso sullo sviluppo sostenibile all’interno delle comunità
  • migliorare la sostenibilità e la resilienza delle strategie, dei programmi o dei piani sviluppati sotto la responsabilità delle comunità o sui territori che le riguardano
  • migliorare l’ambiente locale, creando dei contesti sociali più favorevoli ai cittadini e costruire una comunità che possa prevenire al meglio e adattarsi ai disastri naturali, alle crisi economiche e ai cambiamenti climatici.

La ISO 37101 pone l’accento sulle collettività in quanto trampolino verso lo sviluppo sostenibile della società nel suo insieme. Le comunità sono formate da diverse entità e da persone che vivono lavorano e interagiscono tra di loro. Inoltre il coinvolgimento delle parti interessate in un dialogo costruttivo per soluzioni più sostenibili è un elemento chiave dell’applicazione della norma.
Come tutte le norme sui sistemi di gestione, anche la nuova ISO 37101 è basata sul ciclo del miglioramento continuo “Plan-Do-Check-Act”. Ciò significa che gli utilizzatori devono regolarmente e periodicamente verificare i loro obiettivi e le loro strategie al fine di garantire che siano costantemente aggiornati.

mb

Fonte UNI

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Contabilizzatori efficienti, spese in deroga a norma UNI

CONTAB ENERGIl Consiglio dei ministri del 14 luglio scorso ha approvato il decreto legislativo 141/2016 (correttivo del Dlgs 102/2014) che impone, in ogni condominio, di verificare se sussista l’obbligo di introdurre sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore.
Sistemi che non sono obbligatori in senso assoluto ma, in linea con lo spirito della normativa, solo a condizione che determinino efficienza e risparmio energetico.
Qualora il riscaldamento, il raffreddamento o la fornitura di acqua calda a un edificio o a un condominio siano effettuati tramite allacciamento a una rete di teleriscaldamento o di teleraffrescamento, o tramite una fonte di riscaldamento o raffreddamento centralizzata, si prevede, entro il prossimo 31 dicembre, l’installazione di un contatore di fornitura in corrispondenza dello scambiatore di calore di collegamento alla rete o del punto di fornitura dell’edificio o del condominio.

Nei condomìni, oltre che negli “edifici polifunzionali”, riforniti da una fonte di riscaldamento o raffreddamento centralizzata o da una rete di teleriscaldamento o da un sistema di fornitura centralizzato che alimenta una pluralità di edifici, si prevede l’installazione di sotto-contatori individuali per misurare l’effettivo consumo di calore o di raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità immobiliare. Il tutto, solo nella misura in cui ciò sia «tecnicamente possibile», «efficiente in termini di costi» e «proporzionato rispetto ai risparmi energetici potenziali». L’assenza di tali condizioni deve risultare da apposita relazione tecnica del progettista o del tecnico abilitato.
Quanto ora detto vale per i cosiddetti impianti a diramazione orizzontale, in cui è possibile installare un contabilizzatore dei consumi all’ingresso di ogni unità immobiliare.

Diversamente, nei casi in cui l’uso di sotto-contatori non sia tecnicamente possibile o non sia efficiente in termini di costi e proporzionato rispetto ai risparmi energetici potenziali, si prevede l’installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore individuali per quantificare il consumo di calore in corrispondenza di ciascun corpo scaldante posto all’interno delle unità immobiliari.
Ciò, salvo che l’installazione di tali sistemi risulti, da una relazione tecnica di un progettista o di un tecnico abilitato, essere «non efficiente in termini di costi». Questo vale per i cosiddetti impianti a colonna verticale, in cui non è possibile installare un contabilizzatore dei consumi all’ingresso di ogni unità immobiliare e si deve ricorrere all’installazione di rilevatori di consumi in corrispondenza di ciascun radiatore posto all’interno delle unità immobiliari.

Per la suddivisione delle spese connesse al consumo di calore per il riscaldamento, il raffreddamento delle unità immobiliari e delle aree comuni nonché per l’uso di acqua calda per il fabbisogno domestico (se prodotta in modo centralizzato), l’importo complessivo deve essere suddiviso tra gli utenti finali in base alla norma tecnica UNI 10200.

Ma per risolvere i problemi scaturenti da tale unica modalità di suddivisione, rilevati in particolare nelle estremità degli edifici, il decreto correttivo (nel testo noto), prevede che, ove tale norma tecnica non sia applicabile o siano comprovate, tramite apposita relazione tecnica asseverata, differenze di fabbisogno termico per metro quadro tra le unità immobiliari superiori al 50%, sia possibile suddividere l’importo complessivo tra gli utenti finali attribuendo una quota di almeno il 70% agli effettivi prelievi volontari di energia termica. In tal caso, gli importi rimanenti potranno essere ripartiti, «a titolo esemplificativo e non esaustivo», secondo i millesimi, i metri quadri o i metri cubi utili, oppure secondo le potenze installate. Mentre resta salva la possibilità, per la prima stagione termica successiva all’installazione dei dispositivi in questione, che la suddivisione venga effettuata in base ai soli millesimi.

Si tratta di una soluzione non perfetta, ma certamente migiorativa rispetto alla vincolatività del precedente sistema, che tanti problemi aveva causato. Ne andrà verificata l’attuazione in concreto, insieme con le altre novità che non sono oggetto di questo intervento. Novità che confermano, comunque, la necessità di analizzare caso per caso le situazioni dei singoli condominii, al fine di non procedere ad interventi, non sempre dovuti, che potrebbero essere forieri di aggravi o squilibri anziché di efficientamento energetico.

mb

Fonte: Il Sole 24 Ore

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Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici - Pubblicato da ISPRA il Rapporto 2016

CONSUMO SUOLO 2016La terza edizione del rapporto sul consumo di suolo in Italia, oltre a fornire un quadro aggiornato e nuovi indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze dei processi di trasformazione del nostro territorio, inquadra il tema del consumo di suolo all’interno di un più ampio sistema territoriale in veloce evoluzione. Il rapporto introduce, inoltre, nuove valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale del suolo, che causa la perdita di una risorsa fondamentale, così come delle sue funzioni e dei relativi servizi ecosistemici. Un suolo libero da elementi artificiali e non impermeabilizzato, infatti, è fondamentale per il nostro benessere e per l’equilibrio dell’intero ecosistema a livello locale e globale.
Per la prima volta è stato possibile riportare all’interno del rapporto dati aggiornati all’anno precedente, con un dettaglio a scala nazionale, regionale e comunale, grazie anche al lavoro di monitoraggio delle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, che insieme a ISPRA costituiscono il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) recentemente istituito da una norma nazionale che dà forza a un sistema a servizio del Paese.  I dati pubblicati e riferiti al 2015, sono suscettibili di un miglioramento ulteriore nei prossimi mesi, ma già consentono di avere un quadro aggiornato e affidabile del fenomeno nelle diverse realtà locali.
La stessa legge istitutiva del SNPA, ci affida il compito fondamentale, tra gli altri, di monitorare le trasformazioni del territorio e la perdita di suolo naturale, agricolo e semi naturale, inteso come risorsa ambientale essenziale e fondamentalmente non rinnovabile, in attesa dell’approvazione di una norma specifica, in discussione in Parlamento, che possa formalizzare il percorso verso il progressivo rallentamento e futuro azzeramento del consumo di suolo netto. Tale percorso, richiesto dall’Europa, è vitale per il nostro ambiente, il nostro benessere e la nostra stessa economia, che può essere rilanciata anche da una maggiore tutela del patrimonio ambientale, dal riconoscimento del valore del capitale naturale e da una piena integrazione dei cicli e dei processi naturali.
Il rapporto, da quest’anno prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, si apre ai contributi di altri soggetti esterni, del mondo istituzionale come della ricerca, e si avvale anche dei risultati ottenuti da importanti progetti europei in questo campo, conclusi e in corso, in grado di migliorare le metodologie di analisi e di valutazione, anche attraverso un proficuo confronto con le iniziative avviate da altri Paesi Membri.

mb

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Vai al sito ISPRA

Fonte ISPRA

 

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Nuova norma europea per un diesel più pulito

biodiesel2Pubblicata la nuova norma europea EN 15940; il documento è la dimostrazione concreta della effettiva e fattiva collaborazione tra i produttori di combustibili, i produttori di autoveicoli e gli stakeholder europei, che ha condotto al raggiungimento di un consenso su un documento riguardante una nuova generazione di combustibili diesel più puliti destinati al settore dei trasporti.
La norma - che sarà adottata dall’UNI entro la fine del 2016 (e che sostituirà la precedente versione del 2012, pubblicata come specifica tecnica) - stabilisce i requisiti e i metodi di prova per la commercializzazione e la distribuzione del gasolio paraffinico contenente un livello massimo del 7% di esteri metilici di acidi grassi (FAME) destinato ai motori diesel.
Il gasolio paraffinico può portare a un miglioramento della qualità dell’aria senza dover introdurre cambiamenti nella infrastruttura di carburante già esistente. Può essere utilizzato come un componente della miscela nei diesel convenzionali o come prodotto finito al 100% cosa che viene già fatta in numerosi mercati europei.
I gasoli paraffinici sono combustibili liquidi che possono essere creati sinteticamente da materie prime come il gas naturale (GTL), biomasse (BTL) o carbone (CTL) o mediante idrotrattamento di oli vegetali o grassi animali. Questi carburanti di alta qualità assicurano una migliore combustione rispetto al combustibili diesel fossile e sono quindi in grado di ridurre le emissioni nocive a livello locale come gli ossidi di azoto e il particolato.
La norma è stata sviluppata dal comitato tecnico CEN/TC 19 “Gaseous and liquid fuels, lubricants and related products of petroleum, synthetic and biological origin” la cui segreteria è gestita dall’ente normatore olandese (NEN).

mb

Fonte UNI

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Ambiente e clima: nasce la "Piattaforma delle Conoscenze" per acquisire buone pratiche

piattaforma conoscenzeNon una semplice vetrina di best practices, ma un repertorio cui attingere per l'utilizzo di soluzioni già testate e rapidamente utilizzabili. Il Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare rende noto che è online il nuovo portale del ministero nel quale sono raggruppati progetti innovativi in campo ambientale e climatico.

Il portale permette di consultare ed acquisire soluzioni innovative sull’approccio ai cambiamenti climatici, per la gestione dei rifiuti, per la tutela della biodiversità e del bene acqua, per l'ambiente urbano, per l'energia, il suolo e l'uso efficiente delle risorse. Tali soluzioni sono già sperimentate nelle città italiane attraverso i numerosi progetti finanziati in campo ambientale.

Il portale - realizzato dalla Direzione generale per lo Sviluppo sostenibile, il danno ambientale e per i rapporti con l’Unione europea e gli organismi internazionali (SVI) del Ministero dell’Ambiente e collegato al sito www.minambiente.it - non è una semplice vetrina di best practices, ma un repertorio cui attingere per l’utilizzo di soluzioni già testate e rapidamente utilizzabili. I progetti, corredati di schede tecniche e forniti di linee guida, verranno raggruppati in 8 settori tematici. Gli utenti potranno effettuare ricerche nel database attraverso parole chiave per temi, area geografica, programma e anno di riferimento.

Uno strumento dunque di knowledge management, che punta a valorizzare le tante esperienze virtuose realizzate in Italia, informando e coinvolgendo i soggetti istituzionali, gli operatori del territorio e gli stakeholder pubblici e privati. Una guida utile per chi, a diverso titolo, progetta nuovi interventi improntati alla sostenibilità ambientale, suggerendo gli strumenti finanziari disponibili.

Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti "La Piattaforma delle Conoscenze vuole essere un hub di esperienze e di innovazione in campo ambientale. Dobbiamo fare in modo che le migliori idee "green" non restino esempi sparsi sul territorio o singoli casi di scuola, ma siano estesi su tutto il territorio nazionale e rappresentino anche oltre i nostri confini la capacità italiana di innovare puntando sul valore dell’ambiente".

Entro la fine del 2016 la Piattaforma, che sbarcherà anche sui social network con campagne di comunicazione ad hoc, conterrà 200 buone pratiche, un numero destinato a crescere con l’acquisizione dei progetti che verranno man mano conclusi, fino ad arrivare ad almeno 450 best practices entro la fine dell’attuale periodo di programmazione 2014-2020.

AdA

Vai alla Piattaforma delle Conoscenze

Fonte Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare

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