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News

Lavori normativi in tema di smalti porcellanati

 

Dal 14 al 29 giugno è nella fase di inchiesta pubblica preliminare il progetto di norma UNI “Smalti porcellanati – Griglie di supporto pentole e cappellotti spartifiamma smaltati – Requisiti e metodi di prova” la cui scheda è presente sulla banca dati on-line. Con la sua revisione si intende migliorare il documento vista la necessità di un aggiornamento relativo ai requisiti e alle prove.

Di competenza della commissione Protezione dei materiali metallici contro la corrosione, il progetto definisce i requisiti qualitativi minimi delle griglie di supporto pentole e dei cappellotti spartifiamma di acciaio o ghisa rivestiti in smalto porcellanato eseguiti in tonalità scure e stabilisce i relativi metodi di prova.

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Olio da frittura in attesa del giusto smaltimento

 

L’olio vegetale esausto non va gettato nolio vegetale esaustoello scarico domestico. In genere, si tratta del residuo dell’olio di frittura che, proprio per tale tipo di cottura, modifica la struttura polimerica, si ossida e assorbe le sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui alimentari. Per questo motivo l’olio per friggere va usato una sola volta e non deve essere disperso nell’ambiente, neanche attraverso le fognature.

Quando viene immesso nella rete fognaria, finisce inevitabilmente nel depuratore comunale; cioè in un impianto di trattamento di acque reflue che per depurare 1 kg di olio impiega almeno 3 kw/h di energia. Tradotto in termini economici, lo smaltimento di 1 kg di olio buttato nel lavandino comporta la spesa a carico della collettività di 0,45 centesimi. Se si considera che circa 280mila tonnellate di olio finiscono in fognatura, si arriva a 126 milioni di spreco.

Sotto il profilo ambientale e sanitario, invece, la dispersione dell’olio vegetale esausto produce più di un problema. Infatti, è un potente inquinante che – se disperso – rende sterili i terreni, poiché impedisce alle radici delle piante l’assunzione di sostanze nutritive; rende invivibili mari, fiumi e laghi, poiché non consente il necessario scambio di ossigeno tra aria e acqua (un kg d’olio impermeabilizza una superficie grande come un campo di calcio); si deposita sulle falde freatiche e, spostandosi con esse, raggiunge pozzi e giacimenti di acqua potabile rendendola non idonea all’uso. Si pensi che un litro di olio rende non potabile circa un milione di metri cubi di acqua (l’equivalente del consumo di una persona per 14 anni).
L’olio vegetale esausto, invece, è riciclabile. Il che impedisce la dispersione nell’ambiente e consente la sintesi di un buon combustibile alternativo a quelli tradizionali (cosiddetto biodiesel); inoltre, con una specifica e complessa lavorazione, può essere raffinato fino a renderlo adatto alla miscelazione con olio minerale lubrificante, bitumi stradali ed emulsionanti, glicerina per saponificazione.

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Antisismica, la Campania vara il regolamento

 

“E’ entrato ufficialmente in vigore il Regolamento regionale per le autorizzazioni finalizzate alla prevenzione del rischio sismico in Campania”. Lo rende noto l’assessore alla Protezione civile e ai Lavori pubblici EdoAntisismaardo Cosenza.
Sul BURC n. 14 del 28 febbraio scorso è stato pubblicato il Regolamento regionale n. 2 del 21 febbraio, che integra il Regolamento n.4/2010 per l’espletamento delle attività di autorizzazione e di deposito dei progetti connesse alla prevenzione del rischio sismico in Campania.

L’integrazione emanata – spiega l’assessore Cosenza – consente ai collaudatori in corso d’opera, in deroga temporanea e fino al 31 dicembre 2011, di presentare relazioni tecniche asseverate in base alle quali il dirigente del Genio Civile emette celermente il provvedimento di autorizzazione sismica, decorsi 60 giorni dalla presentazione della richiesta.

Il regolamento integrativo e il contestuale decreto attuativo consentiranno una decisa accelerazione delle attività di autorizzazione sismica dei progetti da parte del Genio Civile. A breve sarà attivata una short list rivolta ad ingegneri ed architetti per supportare gli uffici nell’attuazione di controlli qualificati sulle pratiche presentate. Puntiamo a  verifiche di qualità, non ad approvazioni meramente burocratiche“.

La relazione tecnica asseverata dovrà essere redatta secondo lo schema concertato con gli Ordini Professionali ed approvato con il decreto 42 del 28 febbraio, già diffuso agli Ordini professionali.

Differenziata a regola d’arte

 

differenziata

 

La raccolta differenziata dei rifiuti, a volte, viene vissuta dai cittadini come un fastidio. Infatti, già dentro le mura di casa, occorre trovare un posto per ogni tipologia di rifiuti che l’attività domestica produce. Tuttavia, la selezione domestica rappresenta il primo e fondamentale passo verso il riciclaggio di qualità (frazioni più pulite) e il conseguente minore impatto sul territorio dato dalla riduzione dei flussi avviati a discarica o a termovalorizzazione. Accanto alle frazioni di vetro, plastica, carta, metalli (tipicamente rappresentate dagli imballaggi), in casa si produce anche qualcosa di particolare: il rifiuto biodegradabile, il cosiddetto “umido”, a base di biomassa.
In questa dizione confluiscono tutti i rifiuti di cucina: avanzi crudi o cotti di carne e pesce, dolci, pane, salumi, formaggi, filtri di tè e tisane, fondi di caffè, scarti di frutta e verdura, gusci di uova, pasta, riso, farina, fiori e piantine, piume e capelli. Si aggiungono gli alimenti scaduti. L’umido incide sui rifiuti prodotti in casa in modo considerevole; si stima, infatti, che rappresenti circa un terzo del totale.

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Le norme tecniche UNI al Salone del Risparmio 2011

 

Il 6, 7 e 8 aprile 2011 si terrSaloneà a Milano - presso l’Università Bocconi – la nuova edizione del Salone del Risparmio, il più importante evento italiano interamente dedicato al settore del risparmio gestito.

Un appuntamento annuale in cui si riuniscono tutti gli operatori del settore, oltre ai rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e i media. Il Salone inoltre è aperto gratuitamente anche al pubblico, nella terza e ultima giornata: privati e studenti hanno la possibilità di dialogare con i professionisti del settore, imparare a conoscere i prodotti e raccogliere informazioni utili per operare scelte di investimento consapevoli.

Anche quest’anno UNI sarà presente, per illustrare le più recenti attività della normazione tecnica volontaria nel settore: le nuovissime linee guida UNI TR 11403 per la scelta del pianificatore finanziario-economico-patrimoniale personale “di qualità”.

L’applicazione dei principi della normazione tecnica nel settore finanziario è recente e particolarmente significativa: UNI ha risposto alle esigenze di chiarezza e trasparenza del mercato con la norma UNI ISO 22222 sui requisiti “di qualità” dei pianificatori finanziari ed economico-patrimoniali personali, alla quale è seguita una guida (UNI TS 11348) per l’applicazione alla realtà italiana e una norma (UNI 11402) sui requisiti del servizio di educazione finanziaria del cittadino.

Ora il quadro normativo è solido e ben strutturato, pronto quindi alla sfida dell’utilizzo da parte di un mercato che ha forte bisogno di fiducia e trasparenza.

Il Salone è organizzato da Assogestioni in collaborazione con tutte le associazioni di categoria del settore finanziario ed ha raccolto il patrocinio di numerosissime istituzioni.

L’edizione 2011 del Salone del Risparmio, intitolata “Opportunità d’investimento per il prossimo decennio”, sarà dedicata all’analisi dei cambiamenti in atto nel settore finanziario, per comprendere come l’evoluzione normativa e operativa del mercato, le dinamiche sociali e quelle private dei cittadini potranno influenzare in futuro lo sviluppo dell’industria della gestione del risparmio. Dopo la recente crisi dei mercati, infatti, il rapporto dei risparmiatori con il mondo della finanza e degli investimenti è cambiato in modo radicale, con un innalzamento del livello di avversione al rischio e un allentamento del legame di fiducia tra il risparmiatore e le istituzioni finanziarie.

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione.

L’Iter degli scarti all’humus

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Il compostaggio è un processo naturale ove il rifiuto organico si trasforma in terriccio fertile (il compost), da parte di microrganismi aerobi. La raccolta differenziata delle frazioni compostabili riveste un ruolo trainante per lo sviluppo delle raccolte degli altri materiali (metalli, vetro, plastica eccetera). Infatti, questi, privi dell’organico sono “puliti” e più facilmente riciclabili. Certo, come per tutte le frazioni riciclabili, raccogliere non basta, occorre che accanto alla raccolta siano messi in rete gli impianti per la trasformazione industriale. Nel caso dell’umido, si tratta dei compostatori, i quali realizzino le tre fasi del compostaggio, ossia la decomposizione, la trasformazione e la maturazione. Nei primi due mesi (fase di decomposizione) si svolge l’attività dei batteri termofili del terreno che attaccano e sminuzzano le sostanze organiche sviluppando calore. La temperatura sale fino a oltre 60°C e purifica la massa dai microrganismi dannosi e dagli agenti patogeni presenti negli scarti. Poi, fino al quarto mese (fase di trsformazione) la temperatura scende fino a 25°C grazie all’attività di batteri e funghi decompositori. Il volume diminuisce perché evapora l’acqua contenuta nel rifiuto organico. Infine (maturazione), tra il quarto e l’ottavo mese il ciclo si conclude. La temperatura scende ancora e piccoli invertebrati (lombrichi, lumache, centopiedi e alghe azzurre), completano la maturazione del compost riducendolo in humus. Se le Regioni e gli enti locali monitorassero e incoraggiassero davvero il compostaggio, con una pratica regolare di raccolta differenziata e di compostatori, i Comuni (e di conseguenza i cittadini) avrebbero un risparmio pari al prezzo del mancato smaltimento in discarica dei rifiuti organici.

Rogiti con certificato energetico

ROGITO-CON-CERTIFICATO-ENERGETICO 

La certificazione energetica degli edifici potrebbe avere tra breve un nuovo e rilevante capitolo della sua tormentata storia. Nel decreto legislativo attuativo della direttiva 2009/28/CE in tema di promozione dell’uso di energia derivante da fonti rinnovabili varato dal consiglio dei ministri (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), si dispone (all’articolo 11) una modifica dell’articolo 6 del decreto legislativo 192/2005 e cioè della norma che impone l’obbligo di “dotare” gli edifici oggetto di compravendita dell’attestato di certificazione energetica (Ace).

Tralasciando il caso degli immobili nuovi (che debbono inderogabilmente avere l’Ace), la normativa statale attualmente vigente impone che, se viene trasferita una unità immobiliare non nuova, essa deve essere “dotata” del certificato energetico. Nel testo originario del decreto legislativo 192 la presenza dell’Ace (allora si chiamava Aqe) era prescritta a pena di nullità, ma poi, con il decreto legge 112/2008 (articolo 35, comma 2-bis) la sanzione di nullità venne soppressa e l’obbligo di “dotazione” è stato da allora interpretato come norma derogabile. In altri termini, i contraenti possono accordarsi che sia l’acquirente a farsi carico dell’obbligo di dotare di Ace l’immobile acquistato, con la conseguenza che il continuo rimpallo dell’obbligo di dotazione tra un soggetto e l’altro provoca che l’immobile resta in sostanza privo di Ace se ubicato in regioni diverse da quelle che, come ad esempio la Lombardia e l’Emilia Romagna, abbiano previsto discipline più stringenti di quella statale.

Continua su Il Sole 24 Ore

Nel 2017 acqua calda dalle rinnovabili al 50%

 

Nel decreto sulle rinnovabili non c’è solo il nodo degli incentivi al settore. Ci sono anche norme che impattano in modo sensibile sulle costruzioni. Il decreto legislativo 28, infatti, stabilisce nuovi obiettivi di energia, termica ed elettrica, da raggiungere attraverso un percorso graduale che va da maggio 2012 al 2017 sia per i nuovi edifici che per le ristrutturazioni rilevanti di quelli esistenti.

A introdurre gradualmente gli standard è l’allegato 3. Il primo scaglione partirà dal 31 maggio del 2012 e arriverà fino a dicembre 2013: da allora tutti gli immobili dovranno coprire almeno il 20% del fabbisogno di acqua calda sanitaria con energia rinnovabile. Una percentuale che non è particolarmente onerosa (in molte Regioni già oggi le soglie sono molto maggiori). Dal 2017 che si dovrà centrare l’obiettivo del 50% di acqua calda sanitaria «verde». Analoghi scaglioni – da maggio 2012 al 2017 – sono previsti anche per il fabbisogno di energia elettrica prodotta con le rinnovabili.

Molto complesso sarà il rapporto con gli indici richiesti dalle leggi regionali: il decreto 28, all’articolo 11, infatti da un lato ammette la possibilità che Autonomie e Comuni richiedano valori superiori e, dall’altro, prevede in modo categorico che «gli obblighi previsti da atti normativi regionali» siano adeguati entro 180 giorni, pena la decadenza e l’applicazione dei limiti statali.

L’impresa che riesce a incrementare del 30% i valori minimi di copertura da rinnovabile ottiene un bonus volumetrico del 5% in più. Previste anche nuove sanzioni: il costruttore che installa impianti di energia rinnovabile senza titolo paga in solido una sanzione pecuniaria da 1.000 a 150mila euro nei casi più rilevanti e da 500 a 30mila per quelli domestici.

Fonte: energiaIl Sole 24 Ore

Progetto Conai-Amra, il gas fa la differenza

 

Ventotto grammi di petrolio. Alla fin fine una bottiglia di plastica consiste in ventotto grammi di petrolio. “E precisamente in questo consiste il suo grande pregio”, commenta Giuseppe Rossi, presidente di Corepla, Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica. Sì perché contrariamente a quel che solitamente pensiamo, il fatto che la plastica conservi intatta la sua matrice petrolifera può rappresentare una svolta sul fronte del riciclo e del risparmio energetico. Una incoraggiante sperimentazione in tal senso è stata appena presentata da Conai (Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi) e da Amra (Centro di competenza Regionale per l’Analisi e il Monitoraggio del Rischio Ambientale), che insieme hanno realizzato nella zona industriale di Caserta il primo impianto pilota di gassificazione a letto fluido in Italia.
Si tratta di un innovativo processo per il recupero di energia e materia da rifiuti urbani e di imballaggio. Secondo Umberto Arena, ordinario di Impianti Chimici alla Sun e membro del comitato esecutivo dell’Amra, “questa tecnologia potrebbe contribuire in modo notevole alla riduzione della quota di materiale che finisce in discarica e, soprattutto, servirebbe a recuperare materie ed energie anche dagli scarti di processi di selezione e riciclo di materiale da raccolta differenziata”.
Il progetto è nato nel 2006 da una convenzione tra Conai ed Amra ed è stato finanziato con un contributo di 1.100.000 euro, 600 mila investiti da Conai e 500 mila provenenti dai fondi europei della Regione Campania. Oltre a rappresentare una realtà in netta controtendenza rispetto ai noti problemi della nostra regione in materia di smaltimento e riciclo dei rifiuti, l’impianto di Caserta impatta su un mercato in netta crescita.

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