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Segnaletica stradale verticale. Allo studio una Linea Guida dall'UNI

segnaletica stradaleIn queste settimane il progetto U71011670 "Linea guida per la definizione di requisiti tecnico-funzionali della segnaletica verticale (permanente) in applicazione alla UNI EN 12899-1:2008" è sottoposto ad inchiesta pubblica finale.
Il progetto,  sviluppato dalla commissione Costruzioni stradali ed opere civili delle infrastrutture, ha per oggetto la definizione di requisiti tecnico-funzionali della segnaletica verticale (permanente) e , contiene le raccomandazioni, valide a livello nazionale, per definire il livello minimo della segnaletica stradale verticale permanente per il traffico stradale in ambito urbano, extraurbano e autostradale.
La linea guida è redatta al fine di mettere gli Enti gestori delle strade in condizioni di poter redigere un capitolato (tecnico) per la sezione della segnaletica verticale nel rispetto delle norme e per permettere l'applicazione delle norme stesse nel rispetto del Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada, dei decreti applicativi, delle circolari e nella recente normativa UNI e UNI EN in materia di sicurezza stradale.
La futura norma specifica i requisiti per i segnali completi, per i segnali (pannelli incluse le facce a vista), per i pannelli (escluse le facce a vista) e per altri componenti (pellicole retroriflettenti). Essa:

  • può essere utilizzata per implementare prove di tipo e prove di certificazione;
  • deriva da metodi di prova e requisiti delle prestazioni pubblicati nei documenti UNI, CEN,CENELEC, CIE e ISO unitamente alle norme degli organismi membri del CEN;
  • non richiede la sostituzione dei segnali già esistenti;
  • tratta i requisiti delle prestazioni ed i metodi di prova;
  • definisce i limiti delle prestazioni ed una gamma di classi prestazionali.

Sono inoltre specificate le proprietà colorimetriche e fotometriche così come quelle relative alla luminanza.

Fonte: UNI

 

 

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Professioni non regolamentate. Al Senato la legge

 

senatoLo scorso 6 novembre la X Commissione del Senato (Industria, Commercio e turismo) ha licenziato per la votazione in Aula il ddl 3270 in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi, già approvato dalla Camera dei Deputati, dando mandato alla relatrice Fioroni a riferire favorevolmente in Assemblea con relazione orale.
Al testo sono stati apportati alcuni emendamenti che non modificano l’impostazione originaria ma che rendono necessario – dopo l’approvazione da parte del Senato – un ritorno alla Camera: oltre che la qualificazione delle professioni non regolamentate, la finalità preminente del DDL è la garanzia e la tutela degli utenti, sia tramite l’attivazione di appositi sportelli di riferimento presso le specifiche organizzazioni professionali, sia promuovendo l’autoregolamentazione volontaria basata sul rispetto delle norme UNI.
Gli emendamenti riguardano gli articoli:

  • 1, dove si specifica ulteriormente che la disciplina non si applica alle professioni sanitarie regolamentate e dove viene introdotto l’obbligo di specificare su ogni documento a supporto del rapporto con i clienti che si tratta di “professione non organizzata in ordini o collegi”;
  • 2, dove si specifica che le associazioni professionali hanno anche lo scopo di garantire il rispetto delle regole deontologico;
  • 4, dove è introdotta la possibilità che le associazioni professionali costituiscano comitati di indirizzo e sorveglianza sui criteri di valutazione e rilascio dei sistemi di qualificazione e competenza professionali.

Relazione della X Commissione del Senato

Fonte: UNI

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Sistemi Gestione Energia. Versione italiana per la UNI CEI EN ISO 50001

energia 50001L'uscita della ISO 50001 a fine 2011 venne reclamizzata come un evento quasi unico nel panorama normativo mondiale, stimando un suo potenziale impatto positivo sull'utilizzo del 60% circa dell'energia e sottolineando come proprio l'energia rappresenta uno dei problemi più critici che la comunità internazionale deve affrontare.
A distanza di quasi un anno, l'esperienza maturata sul campo permette di considerare la UNI CEI EN ISO 50001 uno degli aiuti più efficaci per percorrere il sentiero, per ora in salita, che ogni azienda si trova ad affrontare nella difficile impresa di rimanere sul mercato riducendo i propri costi.
La norma da un lato consente di contribuire al raggiungimento dell'obiettivo nazionale di risparmio energetico fissato al 2020, dall'altro, qualora ben utilizzato, assicura una riduzione della propria bolletta energetica, facendo risparmiare denaro nel breve, medio e soprattutto lungo periodo.
La UNI CEI EN ISO 50001 "Sistemi di gestione dell'energia – Requisiti e linee guida per l'uso" offre alle organizzazioni, sia del settore privato e che di quello pubblico, le modalità per implementare delle strategie di gestione che portano ad un aumento di efficienza energetica, ad una conseguente riduzione del costo della bolletta nonché ad un miglioramento delle prestazioni energetiche.
Su queste motivazioni deve puntare ora l'attività di promozione della norma che, in versione italiana, diventa maggiormente accessibile anche alle aziende e agli operatori locali, meno energivori delle grandi organizzazioni multinazionali, ma ugualmente attenti ai loro consumi energetici.
A livello internazionale proseguono i lavori, seguiti dal Comitato Termotecnico Italiano, per corredare la ISO 50001 di una serie di documenti a supporto per aiutarne l'applicazione.

Fonte UNI

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I Consumatori e la Normazione: accordo strategico per una partecipazione attiva

CONSUMATORILa parola d'ordine è "partecipare". Influire sulle strategie ed i contenuti dell'attività di normazione tecnica, svolgere un ruolo attivo e far sentire la propria voce prendendo parte ai tavoli di lavoro nazionali, europei e internazionali.
Lo sforzo non è da poco, ma vale sicuramente la pena raccogliere la sfida, essere parte attiva, farsi promotori delle esigenze e delle istanze dei consumatori e contribuire a migliorare la sicurezza, la qualità e l'affidabilità dei prodotti e dei servizi. Questo è l'impegno che, attraverso la firma di un accordo strategico, UNI e il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) hanno deciso di condividere. Si tratta di un passo formale importante che intende promuovere e consolidare un dialogo sistematico tra il complesso mondo della normazione volontaria e le rappresentanze nazionali dei consumatori.
Lo scopo è quello non solo di individuare strategie e modalità operative per finalizzare progetti comuni, ma fornire anche strumenti concreti di intervento, grazie ad una puntuale attività di "alfabetizzazione" e formazione - espressamente pensata per favorire la partecipazione di questa importante parte del mercato - che illustri le regole, le modalità di partecipazione ed il funzionamento del mondo della normazione tecnica.
In una prospettiva dove la normazione volontaria deve necessariamente raccogliere attorno ai propri tavoli di lavoro tutte le parti che rappresentano i diversi interessi del mercato – mondo produttivo, pubblica amministrazione e società civile – i rappresentanti dei consumatori non possono mancare. Il mondo della normazione, insomma, per poter davvero contribuire, come afferma il Parlamento europeo, all'innovazione e allo sviluppo sostenibile, al rafforzamento della competitività dell'Unione e al consolidamento del suo ruolo nel commercio internazionale, e a concorrere al benessere dei cittadini, deve fare tutti gli sforzi necessari per far sì che rappresentanti dei consumatori competenti e preparati partecipino attivamente alla propria attività. Molti e
molto vari sono i campi in cui i consumatori sono chiamati ad esprimere il proprio parere e a dare il proprio contributo. Le norme tecniche infatti trattano i più disparati aspetti della quotidianità, a partire dai prodotti che acquistiamo,per arrivare ai servizi di cui usufruiamo in quanto utenti e cittadini. Non c'è momento nell'arco della giornata in cui la nostra strada non incroci quella di una qualche norma, sia essa relativa ai requisiti di sicurezza di un prodotto ed alle relative prestazioni, o tratti la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale di un'impresa, la qualità di un servizio, o le competenze e caratteristiche auspicate di un professionista.

Fonte UNI

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Sostenibilità ambientale ed energetica degli edifici. Accordo UNI ITACA

 

EDILIZIA SOSTENIBILEUNI e ITACA hanno firmato il protocollo sulla valutazione della sostenibilità ambientale ed energetica degli edifici. La sottoscrizione dell'accordo, a cui seguirà la stesura di una "prassi di riferimento" che avrà il sigillo dell'UNI, si è svolta il 18 ottobre nell'ambito di MADE Expo, la Fiera internazionale dell'architettura e dell'edilizia, in programma a Rho (Milano) dal 17 al 20 ottobre 2012.
Lo scopo del protocollo, firmato dal presidente UNI Piero Torretta e dal presidente di ITACA Ugo Cavallera è, in primis, quello di riunificare in un solo documento di riferimento i diversi approcci ed esperienze di certificazione di sostenibilità ambientale delle costruzioni sviluappate, nel corso degli anni, dalle Regioni con riferimento al "Protocollo ITACA". Il sistema, avviato circa dieci anni fa, è stato utilizzato dalle Regioni secondo criteri e modalità diverse. Dalle articolate applicazioni del Protocollo, declinate dalle diverse Regioni, è utile arrivare oggi ad un consolidamento del sistema Itaca unitario.
Il documento, frutto dell'accordo sottoscritto da ITACA e UNI, rappresenterà dunque il riferimento nazionale (basato proprio sulle peculiarità nazionali del settore) per la valutazione della sostenibilità energetica ed ambientale degli immobili, non solo quelli residenziali, ma anche uffici, scuole, edifici industriali e commerciali. L'intento è quello di coprire tutte le tipologie edilizie più rappresentative.

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Piastrellature ceramiche. A breve disponibile una nuova norma UNI

 

piastrellaUna norma innovativa”. E’ Giorgio Timellini, coordinatore del Gruppo di Lavoro “Pavimenti di ceramica e adesivi per rivestimenti ceramici” della Commissione tecnica “Prodotti, processi e sistemi per l’organismo edilizio”, ad esprimere con queste parole la soddisfazione per la conclusione dei lavori del progetto “Piastrellature ceramiche a pavimento e a parete – Istruzioni per la progettazione, l’installazione e la manutenzione”.

Si tratta infatti della prima norma nazionale in materia, che colma un vuoto sinora solo parzialmente coperto dal CEN/TR 13548 (“Regole generali per la progettazione e l'installazione delle piastrellature di ceramica”), recepito da UNI nel 2006.

I lavori si sono svolti in un clima di grande collaborazione e il testo che ne è scaturito può ritenersi all’avanguardia sotto molti aspetti”.

Sebbene in Italia il panorama dei produttori e degli installatori di piastrelle in ceramica sia tra i più importanti in Europa, sino ad oggi il nostro Paese non si era dotato di una norma nazionale. Il progetto ora è concluso e quanto prima entrerà a far parte del corpus normativo UNI.
Il testo è articolato e affronta alcuni aspetti nuovi, sinora non trattati da altre analoghe norme europee, ma di grande importanza come lo scambio di informazioni tra tutte le parti coinvolte nella progettazione e installazione delle piastrellature o le fasi di collaudo e accettazione. Non è stato semplice inserire questi temi nel testo di norma, ma abbiamo ritenuto opportuno farlo perché la normazione tecnica, di per sé, deve sempre gettare la palla un po’ in avanti”, chiarisce Timellini.

E’, quest’ultimo, un aspetto mai sufficientemente sottolineato, pur rappresentando in termini generali uno dei punti di forza della normazione tecnica e dell’attività che ad essa fa capo: la normazione rappresenta infatti il punto più avanzato dello status quo tecnico e scientifico. Partecipare alla normazione tecnica significa quindi anche avere accesso alle conoscenze e al know-how frutto della ricerca e dello sviluppo più aggiornati rispetto allo stato dell’arte.

Se ad oggi non è stato possibile giungere a una norma EN nell’ambito della progettazione e dell’installazione delle piastrellature di ceramica, ciò è dovuto alle peculiarità del settore e cioè alle profonde differenze che sussistono da Paese a Paese. Tradizioni, esperienze, ma anche climi e materiali molto differenti tra loro hanno portato al consolidarsi di tecniche e approcci alla materia molto diversificati, che difficilmente avrebbero potuto trovare in breve una sintesi efficace in un documento unitario su scala europea. Ciò nondimeno l’esigenza di sviluppare norme tecniche in materia è sempre stata viva, tanto più in Italia che, come già accennato, per quanto riguarda la fabbricazione e i prodotti della ceramica ha da sempre ricoperto un ruolo di leadership nel mondo, sia dal punto di vista tecnologico che del design.

 

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Sacchi a pelo. Nuova norma UNI

 

sacco“Requisiti per sacchi a pelo” è il titolo della nuova norma UNI EN 13537:2012 - che sostituisce l’edizione del 2005 – che specifica i requisiti, i metodi di prova e le disposizioni per l’etichettatura di sacchi a pelo per adulti, utilizzati per lo sport e le attività di tempo libero.
La norma fornisce le definizioni e specifica i requisiti generali e le caratteristiche di comfort e sicurezza dei sacchi a pelo “a mummia” con cappuccio unito al sacco oppure “a coperta” rettangolare con cerniera laterale.
Oltre ad aspetti quali la funzionalità, l’idoneità, il peso, il volume e la durabilità, nell’acquisto di un sacco a pelo il consumatore si aspetta di trovare sul prodotto tutte le informazioni necessarie relative alle fasce di temperatura per cui il prodotto è dichiarato “adatto”.
La UNI EN 13537 descrive un metodo per la valutazione della performance - in condizioni normali di utilizzo - di un sacco a pelo prestando particolare attenzione alla protezione contro il freddo: un fattore importante da valutare nella fase di acquisto, tenendo ben presenti le zone e i periodi dell’anno in cui si intende utilizzare.
Su ogni sacco a pelo deve sempre comparire la “temperatura di comfort” e le due temperature estreme, minima e massima, entro le quali è consigliato il suo utilizzo.
Per alcune caratteristiche e per i metodi di prova necessari a verificare i requisiti dei tessuti utilizzati per questi prodotti, la norma UNI EN 13537 rimanda a specifiche norme di settore, ad esempio per la determinazione della tenuta dei tessuti alle piume e ai piumini, della solidità del colore e della resistenza alla lacerazione e allo sfregamento.

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Verifica della Sicurezza degli impianti a gas

 

logo uniIl 20 settembre scorso è stata pubblicata la seconda edizione della UNI 10738.
La norma, elaborata dal CIG - Comitato Italiano Gas, è uno strumento di servizio di estrema importanza per tutti coloro che a vario titolo sono chiamati ad effettuare verifiche sugli impianti alimentati a gas. La norma fornisce infatti delle linee guida per la verifica dello stato/livello di sicurezza degli impianti domestici esistenti alimentati a gas, in esercizio o da riattivare.
Le diversità di impostazione tra la prima e la seconda edizione della norma sono significative. A differenza degli obiettivi a cui mirava la "vecchia" UNI 10738, infatti, cioè l’adeguamento degli impianti, la nuova UNI 10738 mira a verificare la sussistenza o meno dei requisiti essenziali di sicurezza. Gli eventuali adeguamenti dovranno essere realizzati in conformità alle normative di installazione vigenti, ad esempio secondo la serie UNI 7129 ("Impianti a gas per uso domestico e similari alimentati da rete di distribuzione - Progettazione e installazione").
La nuova UNI 10738 consente agli operatori del settore di valutare lo stato di sicurezza degli impianti esistenti indipendentemente dall’anno di costruzione, cioè senza tenere in riferimento la norma d’installazione in vigore all’epoca della realizzazione dell’impianto stesso che va verificato. La nuova norma è anche uno strumento pratico per valutare la condizione degli impianti durante le operazioni di manutenzione degli apparecchi, quindi i manutentori che normalmente redigono l’allegato “G” potranno esprimere un loro parere nel merito.
Le figure professionali che possono essere interessate ad utilizzare la norma sono installatori di impianti gas, manutentori, professionisti, tecnici che effettuano controlli in generale (USL, ecc.).

Fonte UNI

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Vibrazioni meccaniche. Nuova norma dall'UNI

 

auto 04Il sedile di un veicolo assolve, nei riguardi del conducente, due compiti fondamentali: il primo è quello di sostenerlo il più comodamente possibile, il secondo è quello di isolarlo dalle vibrazioni che il veicolo gli trasmette. Studi medici ed ergonomici dimostrano l’importanza di una corretta funzionalità del sedile.
L’esposizione alle vibrazioni è sempre fonte di rischio nei riguardi della salute. La UNI EN 30326-1Vibrazioni meccaniche - Metodo di laboratorio per la valutazione delle vibrazioni sui sedili dei veicoli - Parte 1: Requisiti di base” illustra i requisiti di base e le metodologie per le prove di laboratorio sulla trasmissione delle vibrazioni al corpo umano attraverso il sedile di un veicolo e riporta il metodo di prova, i requisiti della strumentazione necessaria, il metodo di valutazione delle misurazioni e come redigere il resoconto di prova.
Per quanto riguarda le prove, la norma fornisce i suggerimenti su come fissare il sedile al banco vibrante, come devono essere posizionati gli accelerometri e richiede che sul sedile vengano eseguiti due test dinamici con due soggetti di massa differente.
L’obiettivo è quello di ottenere il valore SEAT (fattore di trasmissione dell’ampiezza efficace del sedile) che è il rapporto tra il valore dell’accelerazione sul piano del sedile e il valore dell’accelerazione sulla piattaforma vibrante. Il valore SEAT, definito dalle norme UNI EN 13490 e UNI EN ISO 7096, rappresenta il valore di validità del sedile.

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La Manutenzione, da costo a investimento

 

MANUE’ questo il concetto fondamentale – che dovrebbe essere fatto proprio dalle imprese – emerso con forza durante la riunione plenaria che la Commissione Manutenzione dell’UNI ha tenuto il 18 settembre scorso per fare il punto su quanto è stato fatto finora e per verificare se l’attuale struttura della commissione sia ancora in grado di rispondere e rispecchiare le esigenze di un mercato in continua crescita. La manutenzione è infatti un’ attività che nel nostro Paese riveste un ruolo di primaria importanza nelle industrie e nei servizi, per il grande impatto che ha sulla funzionalità degli impianti, sulla sicurezza sul lavoro, sulla qualità e sul costo del prodotto.
Manutenzione – infatti – non significa solo conservare nel miglior modo possibile beni e impianti nel tempo ma, anche, mettere in atto tutte quelle azioni necessarie per prevenire gli infortuni all’uomo, all’ambiente e allungare la vita dei beni fisici.
 “Spingere su tutti questi aspetti della manutenzione – ha dichiarato Claudio Molinari del Politecnico di Milano e Presidente della Sottocommissione ‘Manutenzione dei patrimoni immobiliari’ – vuol dire per le aziende non solo risparmiare ma anche investire per il futuro!”.
A testimonianza della notevole mole di lavoro che la Commissione sta portando avanti dal 1989, anno in cui fu costituita, vi è un nutrito elenco di norme tecniche pubblicate sinora sull’argomento.
Solo per citarne alcune tra le più recenti: la UNI 11447 sui servizi di facility management urbano che specifica le linee guida per l’impostazione e la programmazione degli appalti (tra l’altro già applicata con successo dal Comune di Bologna), la UNI EN 15331 sui criteri di progettazione, gestione e controllo dei servizi di manutenzione degli immobili, la UNI 11454 sulla manutenzione nella progettazione di un bene fisico. Ricordiamo anche la UNI 11420 sulla qualifica del personale di manutenzione che definisce, nell’ambito della manutenzione, quali sono le conoscenze, le abilità, le competenze e i requisiti formativi necessari per acquisire un livello specifico di qualifica professionale che consenta di ricoprire un determinato ruolo all’interno dell’organizzazione e la UNI 11414 che fornisce le linee guida per la qualificazione del sistema di manutenzione.

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Fonte UNI

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