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Aggiornato l'elenco dei prodotti tipici campani

 

prodotti tipici campaniMelanzane ripiene o a scarpone, il peperone imbottito, il pomodorino giallo e la fragolata di Acerno: sono solo alcune delle 16 new-entry nel novero dei prodotti tipici campani che ottengono l’ambito riconoscimento ministeriale. “Un primo passo – avverte Vito Amendolara, consigliere del governatore della Campania Stefano Caldoro per l’Agricoltura – per il recupero di prodotti come l’uva armonera e l’uva bianca, entrambe varietà tipiche del Cilento che rischiavano di scomparire definitivamente e la cui coltivazione è stata preservata grazie all’impegno di alcuni appassionati viticoltori locali”. Il riconoscimento avviene con decreto del direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare nell’ambito della dodicesima revisione dell’ elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali. La Campania, con questo aggiornamento, raggiunge i 370 prodotti presenti in elenco e si colloca al terzo posto, a pari merito con il Veneto, dopo la Toscana ed il Lazio.

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PSR Campania. Non più richiesti i controlli in azienda

 

PSRNiente controlli in sede per le imprese che ottengono fondi a valere sulle misure 114 (servizi di consulenza) e 132 (sistemi di qualità alimentare) del Psr. E’ quanto stabilisce un decreto della Regione Campania, appena pubblicato, per agevolare la liquidazione dei finanziamenti, semplificare le procedure e ridurre al tempo stesso i costi a carico dell’ente. L’esclusione delle verifiche in situ è possibile perché i contributi assegnati alle aziende sono considerati, in base alla normativa europea, di piccola entità. I controlli saranno effettuati soltanto sulle documentazioni prodotte. L’agevolazione amministrativa in favore delle imprese è possibile grazie al regolamento dell’Unione Europea numero 65 del 2011, un documento che autorizza gli Stati membri a non effettuare le visite in situ in tre casi: predisposizione di controlli a campione, investimenti di modesta entità, limitato rischio di mancato rispetto delle condizioni di ammissibilità dell’aiuto o di mancata realizzazione dell’investimento.
Attraverso la misura 114 del programma di sviluppo rurale la Regione Campania ha investito 1 milione e 500 mila euro per assistere gli imprenditori agricoli e i detentori di aree forestali e boschive nella gestione complessiva dell’impresa. Lo scopo è quello di favorire il rispetto delle norme nell’applicazione di sistemi, processi produttivi e gestionali sostenibili e compatibili con le esigenze di tutela e salvaguardia dell’ambiente, della sicurezza e della salute degli operatori, della sanità pubblica, della salute delle piante e degli animali, del benessere degli animali, nonché di manutenzione, conservazione e valorizzazione dei suoli e dei terreni, a garanzia delle buone condizioni agronomiche ed ambientali. Il servizio di consulenza aziendale deve essere finalizzato ad individuare e proporre miglioramenti per una corretta gestione del territorio e dell’ambiente.
Alla misura 132 sono assegnati fondi per tre milioni di euro. L’azione finanziata dalla Regione Campania mira a incentivare la partecipazione degli agricoltori a sistemi di qualità riconosciuti delle produzioni agroalimentari, inserendosi così nel quadro degli interventi volti al miglioramento della competitività dei prodotti agricoli attraverso la leva della qualità.

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Leggi il Decreto Dirigenziale n. 27 del 18/04/2012

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E-commerce. Finanziamenti al settore vitivinicolo

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Le imprese vitivinicole della Campania possono utilizzare parte dei soldi assegnati alla regione per aprire punti vendita extra aziendali e avviare attività nel campo dell’e-commerce. E’ quanto dispone il bando relativo alla misura “Investimenti” aperto da Palazzo Santa Lucia dopo che lo Stato ha sbloccato i fondi del 2012 per gli aiuti al comparto vitivinicolo. Entro il prossimo 30 marzo le aziende interessate possono presentare progetti di valore compreso tra 20 mila e 400 mila euro: l’amministrazione mette il 50 per cento delle risorse, la restante parte è a carico dei proponenti. Le risorse a disposizione ammontano a 1,2 milioni di euro.
I PROGETTI
Il bando fa riferimento a investimenti per l’esposizione e la vendita dei prodotti, compresa la degustazione, oltre che l’acquisto di hardware e software finalizzati all’adozione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e al commercio elettronico. “Gli investimenti per l’esposizione e la degustazione dei prodotti vitivinicoli devono necessariamente prevederne anche la vendita, ma non viceversa – si legge nel documento – inoltre, la realizzazione di punti vendita extra aziendali che interessano sia la degustazione che la vendita dei prodotti vitivinicoli devono essere realizzati obbligatoriamente all’interno dei medesimi locali”.
I COSTI
Rientrano nelle spese ammissibili l’acquisto di attrezzature e elementi di arredo per esposizione e degustazione dei prodotti, la realizzazione di strutture riservate al proprio marchio all’interno del circuito della grande distribuzione, l’acquisto di attrezzature informatiche. I costi di progettazione sono recuperabili fino al 5 per cento dell’investimento complessivo. Per le attività di e-commerce, in particolare, sono comprese tutte le spese inerenti l’attivazione del sito internet, le spese di consulenza, di registrazione del dominio, di preparazione e creazione delle pagine del sito, di manutenzione ed aggiornamento, di registrazione del copyright, dei protocolli di sicurezza, nonché di attivazione dei supporti logistici collegati alla gestione degli ordini.

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Scarica il Decreto Dirigenziale

 

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Porta a tavola la sicurezza

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Per informazioni rivolgersi a:

Consorzio Promos Ricerche

Via S. Aspreno, 2 – 80133  Napoli
Tel +39 081 4109140
Fax +39 081 5520181
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Organismi di controllo marchio STG Pizza Napoletana: autorizzazioni e controlli

 

Il logo europeo potrà essere utilizzato solo se il prodotto è in stretta conformità con il suo disciplinare di produzione pubblicato nella GUCE n. 34 serie L del 5/02/2010; pertanto, al fine del conseguimento della STG, chi intende produrre Pizza Napoletana STG deve sottoporsi al controllo da parte di un ente autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF), secondo le modalità definite nel piano dei controlli approvato dallo stesso Ministero, che prescrive una verifica ispettiva e un controllo analitico sulle materie prime e sul prodotto finito con frequenza almeno annuale.
Gli Enti terzi di certificazione autorizzati ed indicati nel  Reg. Comunitario 97/2010 sono:
-          Certiquality srl – Via G. Giardino, 4 – 20123 Milano;
-          DNV Det Noske Veritas Italia –Viale Colleoni, 9 Palazzo Sirio 2 – 20041 Agrate Brianza (MI);
-          ISMECERT – Corso Meridionale, 16 – 80143 Napoli
e si vanno incrementando con successivi Decreti MIPAAF come:
-          D.M. del 13 Aprile 2010  -Agroqualità  S.p.A. – P.zza G. Marconi, 25 – 00144 Roma
-          D.M. del 21 Giugno 2010  -  ASSAM  -  Via Alpi, 21 – 60131 Ancona
Le pizzerie interessate a produrre Pizza STG devono notificare per iscritto la volontà di essere inserite nel sistema dei controlli, inviando ad uno degli Enti di certificazione sopracitati, una specifica richiesta con l’indirizzo completo, il nominativo e la funzione della persona responsabile dei rapporti con l’Ente terzo, nonché, la stima del quantitativo di Pizza napoletana STG da immettere annualmente sul mercato.

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Prevenire i tumori: nel calendario 2011 del Pascale in posa i prodotti della terra

 

Dal 28 dicembrearance e per un mese il calendario sarà in vendita in edicola insieme al Corriere del Mezzogiorno e Corriere della Sera con un piccolo sovraprezzo (un euro) destinato all’ospedale oncologico napoletano.
La copertina e la lettera iniziale dei prodotti, che rappresentano i dodici mesi dell’anno, sono un mosaico di volti sorridenti del personale medico, paramedico e amministrativo; tutti promotori del concetto che la prevenzione comincia a tavola, soprattutto quando si parla di tumori. Nel retro della copertina alcuni consigli per «aiutarsi» a non ammalarsi. Il ricavato della vendita del calendario, dal titolo «I buoni battono il cancro», sarà utilizzato a sostegno della prevenzione, della ricerca e dell’assistenza oncologica. [...]
Dal Corrieredelmezzogiorno.it

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A “norma UNI” il miele italiano di qualità

 

Alimento di alto valoremiele nutritivo, il miele è la sostanza alimentare che le api producono partendo dal nettare dei fiori o dalle secrezioni di parti vive delle piante.
Per rispondere all’esigenza di tradurre in norme condivise gli studi di caratterizzazione sviluppati a livello scientifico, il Gruppo di lavoro “Miele” della Commissione “Agroalimentare” dell’UNI ha dedicato la propria attività all’elaborazione di norme di prodotto per i principali mieli uniflorali italiani.
Continua sul sito UNI.

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Norma UNI 11350 “Prodotti ortofrutticoli freschi” (IV Gamma)

 

Con il termine “IV Gamma” siverdure indicano tutti gli alimenti vegetali freschi (orticoli e frutticoli) sottoposti a minime lavorazioni che, mantenendo invariate le caratteristiche sensoriali, consentono di ottenere un prodotto pronto al consumo e semplice da utilizzare.
Questi prodotti, che troviamo nei banchi refrigerati già tagliati, lavati, asciugati e imballati in buste o vaschette di plastica, sono oggetto della norma UNI 11350 “Prodotti ortofrutticoli freschi pronti per il consumo (IV Gamma) – Definizione, requisiti e principi generali”, elaborata dalla commissione Agroalimentare dell’UNI. Essa specifica la definizione dei prodotti ortofrutticoli freschi pronti per il consumo (IV Gamma) e fornisce gli elementi per delineare il processo produttivo, dall’accettazione della materia prima alla cessione all’utilizzatore finale.

Continua sul sito UNI


M.B.
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La Ricotta di Bufala Campana è DOP

 

E’ stato puricottabblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea del 20.07.2010 (n. L186), il regolamento comunitario n. 634/2010 con il quale è stata ratificata la registrazione della denominazione “Ricotta di Bufala Campana DOP” tra i marchi comunitari di protezione delle produzioni agroalimentari tipiche, ai sensi del Regolamento comunitario CE n. 510/06.
E’ così terminato l’iter per il riconoscimento dell’ambito marchio per tutelare questo prestigioso formaggio fresco, dodicesima DOP della Campania (20 sono complessivamente i marchi DOP/IGP, primato assoluto nel Mezzogiorno), la quarta DOP tra i formaggi, dopo quelle del Caciocavallo Silano, Mozzarella di Bufala e Provolone del Monaco.
La DOP della Ricotta di Bufala Campana è stata richiesta da un nutrito gruppo di caseifici e allevatori già produttori della Mozzarella di bufala dop e fortemente determinati a far registrare anche questa denominazione in relazione al crescente interesse da parte dei consumatori verso tale prodotto.
La materia prima per la produzione della Ricotta di Bufala DOP è costituita dal «primo siero» proveniente dalla lavorazione del latte di bufala, ottenuto dalla mungitura manuale e/o meccanica di bufale di Razza Mediterranea Italiana, allevate nell’areale di produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP. Essa si distingue dalle altre varietà di Ricotta per le particolari caratteristiche strutturali di cremosità e morbidezza, per il colore bianco porcellana, e per le spiccate proprietà sensoriali descrivibili come fragranza di latte e dolcezza.
Ancora un riconoscimento ai prodotti tipici campani ed ai piatti della tradizione mediterranea: non dimentichiamo che la ricotta di bufala è utilizzata in tante preparazioni e ricette della cucina partenopea, sia sul dolce che salato.  “Puntiamo decisamente alla valorizzazione dei prodotti tipici, perché è una strada importante per far crescere l’economia regionale”, ha dichiarato l’Assessore Vito Amendolara.
L’articolo completo su agroalimentare.regione.campania.it

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Pizza napoletana STG, ecco le regole

 

 pizzaDall’insertopizza Agrimed di giugno di Attilio Montefusco direttore Consorzio Promos Ricerche e Milena Petriccione.
La pizza napoletana è entrata fra le eccellenze alimentari europee, ottenendo il nuovo marchio di “Specialità Tradizionale Garantita” (Stg), che tutela la provenienza e la ricetta di questa antica specialità culinaria di Napoli, riportata in numerosi documenti storici e testi letterari come una delle più grandi invenzioni della cucina napoletana.
La “Pizza Napoletana” compare tra il 1715 ed il 1725, quando Vincenzo Corrado, cuoco del Principe Emanuele di Francavilla, in un trattato sui cibi più utilizzati a Napoli, dichiara che il pomodoro viene impiegato per condire la pizza e i maccheroni. A ciò si riconduce la comparsa ufficiale della “pizza napoletana”, un disco di pasta condito con il pomodoro, così riportata negli stessi Dizionari della Lingua italiana e nell’Enciclopedia Treccani.
Le prime pizzerie, senza dubbio, sono nate a Napoli e fino a metà del ’900 il prodotto era un’esclusiva di Napoli e delle Pizzerie. Fin dal 1700 erano attive nella città diverse botteghe, denominate “pizzerie”, la cui fama era arrivata sino al re di Napoli, Ferdinando di Borbone, che per provare questo piatto tipico della tradizione napoletana, violò l’etichetta di corte, entrando in una rinomata pizzeria, che da quel momento si trasformò in un locale alla moda, deputato alla esclusiva preparazione della “pizza”.
Le molteplici imitazioni dei prodotti Made in Italy, a cui neanche la pizza si sottrae, non sono soltanto il frutto di varianti culinarie ma, spesso, sfociano nella preoccupante realizzazione e denominazione di un prodotto, che assai poco si riesce a collegare con quanto è stato tramandato nei secoli nella città di Napoli.
La pizza, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 18 luglio 2000, è un “prodotto tradizionale” in quanto “le metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni”. Già nel 1998, l’Ente di normazione italiano (Uni), con la norma Uni 10791:98 “Verace pizza napoletana artigianale – Definizione, materie prime, requisiti”, stabilì le peculiarità di questo prodotto alimentare preparato con materie prime ben definite, seguendo uno specifico processo di produzione, costituito da un supporto di pasta lievitata, condito, sostanzialmente, con olio e pomodoro e che comprende due tipi: la “marinara” e la “margherita”, differenti tra loro per qualità e quantità degli ingredienti impiegati per guarnirle.
La normlemento di tradizionalità è la specifica qualità, la sequenza degli ingredienti e la omogeneità della loro distribuzione nella guarnizione, oltre aa descrive le materie prime da impiegare: (farina di grano tenero “tipo 00?, acqua, lievito di birra fresco e sale marino) per la preparazione dell’impasto, definendo i dettagli, i tempi, le temperature di lievitazione e le caratteristiche che l’impasto deve assumere, nonché le modalità di lavorazione del panetto lievitato per ottenere il classico disco con l’ispessimento periferico, il cosiddetto “cornicione”.
Altro significativo elle modalità di cottura, che deve avvenire in una particolare zona del forno, rigorosamente a legna, ad una determinata temperatura e per un certo tempo.
L’ultima parte della norma, esclusivamente di applicazione volontaria, è dedicata ai metodi di analisi e di controllo dei requisiti delle materie prime impiegate.
Dal 4 febbraio 2010, a tutela di questo prodotto, difendendone denominazione ed originalità, c’è il Reg. (Ue) n. 97/2010 della Commissione Europea che reca la registrazione nelle specialità tradizionali garantite della denominazione “Pizza Napoletana Stg“.
Tale marchio potrà essere utilizzato solo da coloro che si atterranno strettamente al disciplinare di produzione, in cui sono indicate le caratteristiche che questo prodotto deve avere.

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