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Certificazione EMAS. Ecco le Linee Guida

EMASPubblicata sulla  G.U.C.E. L del 19 marzo 2013, n. 76 la  “Decisione (2013/131/UE) della Commissione del 4 marzo 2013 che istituisce le linee guida per l’utente che illustrano le misure necessarie per aderire a EMAS, a norma del regolamento (CE) n. 1221/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS)”
La decisione, rivolta a tutti gli Stati membri dell’Unione, reca le linee guida per l’utente, illustrative delle misure necessarie per aderire a EMAS, a norma del regolamento (CE) del Parlamento europeo e del Consiglio, n. 1221/2009, sull’adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di eco-gestione e audit (EMAS).
Le linee guida hanno dato spiegazione del sistema di ecogestione e audit (EMAS) e quali i costi e benefici di questo strumento, hanno tracciato una sintesi della disciplina comunitaria, introducendo un calendario indicativo dei tempi di attuazione di EMAS.Il provvedimento  tratta tutti i punti applicativi della norma, quali:

  • la politica ambientale;
  • la pianificazione;
  • i documenti necessari;
  • il controllo operativo;
  • le registrazioni;
  • gli audit interni;
  • il riesame della direzione;
  • la dichiarazione ambientale;
  • gli indicatori;
  • i verificatori ambientali accreditati;
  • l’utilizzo del logo

Scarica la Decisione 2013/131/UE

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Bando “Sustainable Industry Low Carbon scheme (SILC)”

SILCÈ stato pubblicato un invito a presentare proposte nell’ambito dell’iniziativa SILC-I per finanziare misure di innovazione tecnologica e non tecnologica che consentano alle industrie manifatturiere ad alta intensità energetica e di processo di ridurre le emissioni di gas serra nei loro processi di produzione, pur mantenendo la loro competitività.
Il bando ha l’obiettivo di individuare e selezionare progetti industriali settoriali/intersettoriali che sviluppino e impieghino misure innovative tecnologiche e non (o una combinazione delle stesse) a costi contenuti per migliorare le prestazioni delle emissioni di gas serra degli impianti che rientrano nell’ETS dell’UE.
Nell’ambito dei progetti possono essere svolte le seguenti attività: raffinazione, produzione o fabbricazione (elencate nell’allegato I della direttiva EU ETS), escludendo la produzione di energia elettrica, che si svolgano negli impianti che superano le soglie di capacità raccomandate.
Le proposte per i progetti SILC I devono:

  • Presentare una o più misure concrete che portano evidentemente ad una riduzione dell’intensità specifica di emissioni di gas serra di un impianto, esercitando un’attività ammissibile;
  • Dimostrare la fattibilità della misura proposta, compresa una descrizione completa della necessaria integrazione tecnica e/o l’adattamento di lavoro;
  • Dimostrare la misura in cui il provvedimento proposto sarà applicabile e di beneficio per altri impianti del settore o sottosettore (“replica effetto mercato”) e/o ad altri impianti di diversi settori o sotto-settori (effetto “spill-over”);
  • Contenere un’analisi completa dei costi/benefici del provvedimento proposto;
  • Contenere una valutazione del suo probabile impatto sulla competitività del settore industriale o sotto-settore interessato, o – dove possibile – su qualsiasi altro settore industriale;
  • Spiegare in che modo i risultati ottenuti saranno diffusi ai soggetti interessati, in particolare al fine di garantire una visibilità a livello europeo.

Sarà data priorità a provvedimenti che siano applicabili a vantaggio di una più ampia gamma di altri impianti e/o di altri settori, piuttosto che soddisfare solo esigenze particolari di un impianto specifico.

L’inizio indicativo dell’attività è previsto per novembre/dicembre 2013; la durata massima dell’attività è di 36 mesi.
Il bilancio indicativo stanziato per il presente invito è pari a 2.850.000 euro. Il contributo comunitario potrà coprire fino al 75% dei costi ammissibili. L’importo massimo di finanziamento UE per progetto è di 950.000 €.
Possono partecipare al bando persone giuridiche pubbliche/private che hanno sede in uno dei seguenti paesi:

  • Stati membri dell’UE
  • Paesi del EEA: Islanda, Liechtenstein, Norvegia
  • Paesi candidati: Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Turchia
  • Altri paesi dei Balcani occidentali, conformemente alle disposizioni da definire con detti paesi a seguito della conclusione di accordi quadro relativi alla loro partecipazione ai programmi comunitari: Albania, Montenegro e Serbia.
  • Paesi terzi, qualora accordi e procedure lo consentano: Israele
  • Ogni progetto SILC I deve essere effettuato da un consorzio di almeno due soggetti giuridici.

Le proposte devono essere inviate esclusivamente per via elettronica tramite il sistema SEP.
Il termine ultimo per poter presentare proposte progettuali è il 13 Giugno 2013.

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Biocarburanti. Parte l'accreditamento degli impianti di produzione

biocarburanti GSEIl Ministero dello Sviluppo Economico, con Circolare del 27 marzo 2013, ha stabilito che dal 16 aprile 2013 i titolari di impianti di produzione ("Produttori") di biocarburanti “premiali” possono presentare istanza di accreditamento, utilizzando l’apposita applicazione informatica Biocarburanti.
A tal fine, i Produttori devono preliminarmente registrarsi nell’Area Clienti del GSE, seguendo le istruzioni riportate nel Manuale d’uso per la registrazione. Si precisa che la registrazione non deve essere ripetuta se i Produttori si sono già registrati nell’Area Clienti per sottoscrivere altre applicazioni del GSE. Completata la procedura di registrazione, i Produttori potranno sottoscrivere l’applicazione informatica Biocarburanti per presentare le istanze di accreditamento.
Dal 16 aprile sarà disponibile anche la nuova pagina web "Produttori di biocarburanti", con le informazioni necessarie per adempiere agli obblighi previsti dalla normativa e il Manuale utente per l’accreditamento degli impianti di produzione di biocarburanti premiali.
Per chiarimenti e segnalazioni sul processo di accreditamento è possibile scrivere all’indirizzo e-mail dedicato: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Leggi la Circolare del 27 marzo 2013

Approfondisci sul sito del GSE

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Green Economy. A Novembre 2013 gli Stati Generali

STATI GENUn Green New Deal per l´ Italia contro la crisi economica, sociale e ambientale. Lo ha deciso il Consiglio Nazionale della Green Economy, aperto dal Ministro Corrado Clini
Gli Stati generali della green economy del 2013 si terranno il 6-7 novembre prossimi a Rimini nell´ambito di Ecomondo - Key Energy per lanciare un "Green New Deal" per l´Italia.
La proposta è stata varata dal Consiglio Nazionale della Green economy che si è riunito ieri al Ministero dell´Ambiente, con il saluto di apertura del Ministro dell´Ambiente Corrado Clini.
Il Consiglio nazionale della green economy, formato da 61 organizzazioni di imprese, ha rivolto un saluto al nuovo Parlamento auspicando che assuma le iniziative necessarie per affrontare le crisi (economica,sociale e ambientale) che colpiscono il Paese con misure congiunte, concrete e incisive.Gli Stati generali del 2013 saranno organizzati con tre sessioni:

  • la prima sessione, il 6 novembre mattina, sarà dedicata, con relatori europei e internazionali, alle condizioni e proposte per un Green New Deal;
  • la seconda sessione, il 6 pomeriggio, con relatori qualificati e con dibattito, sarà dedicata al tema "Le iniziative locali e regionali per un green New Deal"
  • la terza sessione, nella mattinata del 7 novembre, sempre con relatori qualificati e dibattito, al tema "Strumenti e misure economiche e fiscali per un Green New deal in Italia".

Per preparare questa scadenza e elaborare un pacchetto di misure verdi, di stimolo per la ripresa economica, sono attivati ben 10 gruppi di lavoro che concluderanno la loro prima parte di elaborazione entro il mese di maggio per poi essere trasmessa e discussa dal Consiglio nazionale della green economy.

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Sostenibilità delle imprese. Disponibili gli indicatori statistici

stat sostEmissioni di gas serra e investimenti di carattere ambientale; qualità del lavoro e prevenzione del disagio lavorativo; valore economico diretto complessivamente generato e distribuito dalle singole aziende. Sono questi alcuni dei 10 indicatori statistici di sostenibilità, presentati a Roma da Istat e Csr manager network per valutare i benefici, in termini di responsabilità sociale, connessi al contributo delle imprese per il benessere del Paese.
Si tratta di un set di indicatori di sostenibilità che, se adottato dalle imprese, potrebbe consentire per la prima volta di misurare e comparare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende italiane.
Una "novità assoluta in termini di trasparenza dell'informazione d'impresa in Italia e a livello internazionale", che consentirà di analizzare informazioni come quelle contenute nei bilanci di sostenibilità, facendo emergere le imprese più virtuose. Inoltre, per ogni indicatore sarà possibile realizzare confronti e benchmark di settore, e fare un monitoraggio costante nel tempo.
Con i 10 indicatori proposti da Istat e Csr Manager Network, le imprese potranno calcolare le diverse variabili in modo puntuale e omogeneo, potendo confrontare più facilmente i risultati ottenuti nel tempo, anche rispetto alle società concorrenti. Quali sono queste variabili? Il primo indicatore è il valore economico diretto generato e distribuito dalle imprese, inclusi ricavi, costi operativi, remunerazioni ai dipendenti, donazioni e altri elementi ancora. Poi ci sono tre parametri dedicati all'economia verde: consumi diretti di energia suddivisi per fonti, spese per attività di protezione dell'ambiente, emissioni totali di CO2 (dirette e indirette).
Gli altri indicatori riguardano, infine, l'ago sociale della bilancia. Troviamo, infatti, la composizione dei dipendenti per tipo di contratto, turnover del personale e tasso di nuove assunzioni, ore medie di formazione per lavoratore, rapporto dello stipendio base tra uomini e donne, tasso di rientro post maternità, numero di violazioni per discriminazioni sul luogo di lavoro.

Scarica lo studio ISTAT/Csr Manager Network

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Rapporto sui progressi delle energie rinnovabili nell'Unione europea

fonti rinnovabiliIl 27 marzo 2013 la Commissione europea ha adottato un Libro Verde che avvia una consultazione pubblica sui contenuti del quadro strategico per le politiche in materia di cambiamenti climatici e energia da oggi al 2030, adottando anche una relazione in cui valuta «I progressi compiuti dagli Stati membri per conseguire i loro obiettivi in materia di energie rinnovabili entro il 2020», insieme a due rapporti sulla sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi consumati nell'Ue. Ecco come sintetizza questi documenti:
La direttiva sulle energie rinnovabili, adottata nel 2009, fissa obiettivi vincolanti per l'uso di queste energie e punta segnatamente al conseguimento entro il 2020 di una quota del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili sul consumo energetico totale dell'Unione europea. Ciascuno Stato membro deve conseguire degli obiettivi individuali al fine di giungere a una quota complessiva di energie rinnovabili nel consumo di energia. Inoltre, nel settore dei trasporti tutti gli Stati membri devono raggiungere l'obiettivo comune di una quota del 10% di energia rinnovabile.
Questi obiettivi possono essere conseguiti aumentando la quota di energia da fonti rinnovabili, come l'energia eolica (onshore e offshore), solare (termica, fotovoltaica e a concentrazione), idroelettrica, delle maree e da biomassa (compresi i biocarburanti e i bioliquidi). Gli obiettivi in materia di energie rinnovabili sono intesi a ridurre l'inquinamento e le emissioni di gas serra, diminuire i costi di produzione delle energie rinnovabili e diversificare le fonti di approvvigionamento energetico riducendo la dipendenza da petrolio e gas.
In conformità degli obblighi di notifica previsti dalla direttiva sull'energia da fonti rinnovabili, è necessario presentare ogni due anni una relazione in materia. Scopo della relazione è valutare i progressi realizzati dagli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi 2020 per la promozione e l'uso di energia da fonti rinnovabili.
Nella relazione figurano inoltre alcune sezioni riguardanti il regime di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi consumati nell'Ue e gli effetti economici, sociali, e ambientali di questi consumi.
L'adozione dell'attuale quadro politico di obiettivi giuridicamente vincolanti ha portato a una forte crescita delle energie rinnovabili. Gli ultimi dati Eurostat disponibili indicano che l'Unione europea e la maggior parte degli Stati membri sono sulla buona strada per conseguire gli obiettivi 2020. Nel 2010 la quota di energie rinnovabili nell'UE era del 12,7% e la maggior parte degli Stati membri aveva già raggiunto il rispettivo obiettivo intermedio 2011-2012 previsto dalla direttiva. Quanto ai criteri di sostenibilità dell'Ue, si ritiene che gli Stati membri procedano con troppa lentezza all'attuazione del regime per i biocarburanti. Attualmente non è necessario un ulteriore intervento politico alla luce degli effetti potenzialmente negativi del consumo di biocarburanti nell'Ue.
Gli Stati membri dovrebbero portare a termine quanto prima il recepimento della direttiva sulle energie rinnovabili e intensificare le iniziative per superare gli ostacoli all'introduzione delle energie rinnovabili, prevedendo: l'adozione di misure volte a ridurre gli oneri amministrativi e i ritardi; lo sviluppo della rete elettrica e una migliore integrazione delle energie rinnovabili nel mercato; miglioramenti dei regimi di sostegno, a livello di stabilità e trasparenza, di sostenibilità economica e di orientamento al mercato.

Scarica il Libro Verde

Fonte: Commissione Europea

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Edilizia sostenibile in crescita. Pubblicato il Rapporto ONRE 2013

ediliziaCrescono innovazione e sostenibilità nel panorama dell’edilizia italiana con una spinta “dal basso”. Sono, infatti, 1.003 i Comuni italiani che hanno modificato i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare le prestazioni delle abitazioni e la qualità del costruito, anticipando e andando oltre la normativa in vigore.
Un numero in aumento costante da quando, 5 anni fa, Cresme e Legambiente hanno promosso l’Osservatorio Nazionale sui Regolamenti Edilizi, che fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni, ricostruendo annualmente il quadro dei provvedimenti nazionali e regionali in materia di innovazione energetica e ambientale.
Complessivamente i cittadini che vivono nei Comuni dove sono in vigore questi strumenti innovativi sono oltre 21 milioni. Il rapporto ONRE 2013 - presentato oggi a Milano da Cresme e Legambiente - mette in evidenza come i regolamenti sostenibili siano diffusi in tutte le Regioni italiane, nonostante una forte prevalenza in quelle del centro-nord. La ricerca sottolinea, inoltre, come siano aumentati non solo i Comuni virtuosi (i regolamenti sostenibili sono cresciuti del 42,3% rispetto 2010 e addirittura dell’80% rispetto al 2009) ma anche i temi affrontati. Come partner dell’osservatorio sono entrati, a partire da quest’anno,  importanti soggetti della filiera delle costruzioni, quali Assotermica, Consiglio nazionale degli architetti, Federlegnoarredo, PVC Forum, Uncsaal.
I parametri presi in considerazione nell’analisi sono l’isolamento termico, i tetti verdi, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’efficienza energetica degli impianti, l’orientamento e la schermatura degli edifici, i materiali da costruzioni locali e riciclabili, il risparmio idrico e il recupero delle acque meteoriche e delle acque grigie, l’isolamento acustico, la permeabilità dei suoli e l’effetto isola di calore, le prestazioni dei serramenti, la contabilizzazione del calore, la certificazione energetica, le pompe di calore e le caldaie a condensazione, la ventilazione meccanica controllata.

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Caratteristiche tecniche bioshopper. Firmato il Decreto Interministeriale

bioshopperE’ stato firmato dai ministri dell’Ambiente Corrado Clini e dello Sviluppo Economico Corrado Passera il decreto interministeriale che individua le caratteristiche tecniche dei sacchi per l’asporto merci, e in particolare per i sacchetti biodegradabili per la spesa.
“Il decreto – afferma il ministro Clini – fa finalmente chiarezza sulla normativa che regola i sacchetti di plastica, incrementando l’uso di quelli ecofriendly, che contribuiscono alla strategia per la decarbonizzazione dell’economia che è stata appena approvata dal Cipe. Il provvedimento normalizza le incertezze che hanno ostacolato lo sviluppo della filiera produttiva, incentiva la chimica verde e mette l’Italia in linea con l’Ue, dando un segnale concreto alle sollecitazioni venute recentemente dalla Commissione sia con l’avvio della consultazione pubblica su come ridurre l’inquinamento generato dalla plastica sia dalla presentazione del ‘Libro verde’ per la promozione dei riciclo dei rifiuti plastici”.
Nel dettaglio, il decreto, che sarà notificato alla Commissione Ue, definisce le categorie di “sacchi per l’asporto delle merci” - sia di quelle destinate all’uso alimentare sia di quelle non destinate all’uso alimentare - e la commercializzazione, specificando il tipo di sacchetti che possono essere utilizzati. Tra questi rientrano quelli monouso biodegradabili e compostabili, conformi alla norma armonizzata Uni En 13432 del 2002, e quelli riutilizzabili in carta, in tessuti di fibre naturali, fibre di poliammide e materiale diversi dai polimeri.
I consumatori devono essere informati sull’idoneità dei sacchi per l’asporto delle merci attraverso una dicitura, riportata sia nei monouso che nei riutilizzabili. Restano valide le sanzioni già previste dal decreto legge del gennaio 2012, convertito in legge il 24 marzo. L’attuazione del decreto non comporta oneri per la finanza pubblica.
“Il decreto – conclude il ministro Clini – regolamenta l’uso delle buste degradabili e compostabili, secondo quanto è previsto dalla normativa europea, e gli usi commerciali delle buste riciclabili di plastica tradizionale. L’obiettivo è fare in modo che le buste biodegradabili e compostabili siano usate soprattutto nel settore alimentare, contribuendo così a ridurre la produzione dei rifiuti”.

 Fonte: Ministero Ambiente

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Strategia Energetica Nazionale. Approvato il Decreto Interministeriale

Strategia energetica NAZRiduzione dei costi energetici, pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia.
Sono questi i quattro obiettivi del documento di strategia energetica che il Ministro dello Sviluppo economico delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera e il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini hanno approvato tramite Decreto Interministeriale.
La modernizzazione del settore energia rappresenta un elemento cardine per la crescita sostenibile del Paese. A oltre vent’anni dall’ultimo Piano Energetico Nazionale, questo documento di programmazione e indirizzo era molto atteso dal settore.
La Strategia Energetica Nazionale (SEN) è il frutto di un ampio processo di consultazione pubblica, avviata a metà ottobre con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del documento di proposta e proseguita con il confronto fino a dicembre di tutte le istituzioni rilevanti (Parlamento, Autorità per l’Energia e Antitrust, Conferenza Unificata, Cnel, Commissione Europea) e di oltre 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi. Sono stati inoltre ricevuti oltre 800 suggerimenti e contributi da cittadini e singole aziende attraverso la consultazione pubblica che si è svolta on-line sul sito web del Ministero dello Sviluppo economico.
Rispetto al documento posto in consultazione ad ottobre, sono stati recepiti numerosi contributi. Tra i più rilevanti, si menzionano:

  • Una maggiore esplicitazione delle strategie di lunghissimo periodo (fino al 2050), in coerenza con la Roadmap di decarbonizzazione europea, e delle scelte di fondo per la Ricerca e Sviluppo
  • Una quantificazione dei costi e benefici economici della strategia per il Sistema, in particolare per i settori elettrico e gas
  • Una definizione più precisa delle Infrastrutture Strategiche gas, con particolare riferimento al dimensionamento di nuovi impianti di stoccaggio e di rigassificazione, con garanzia di copertura costi in tariffa, necessari per garantire l’allineamento strutturale dei prezzi gas a quelli UE e a fare fronte alle accresciute esigenze di sicurezza delle forniture (in uno scenario geopolitico sempre più complesso)
  • Una più precisa descrizione delle misure di accompagnamento alla cosiddetta grid parity delle Rinnovabili elettriche (segnatamente del Fotovoltaico), una volta terminato il sistema incentivante attuale
  •  Una migliore definizione degli strumenti previsti per accelerare i miglioramenti nel campo dell’efficienza energetica (es. certificati bianchi, PA, standard obbligatori, certificazione)
  • Una più chiara definizione dei possibili miglioramenti della governance del settore

Le azioni proposte nella strategia energetica – che ha un doppio orizzonte temporale di riferimento: 2020 e 2050 – puntano a far sì che l’energia non rappresenti più per il nostro Paese un fattore economico di svantaggio competitivo e di appesantimento del bilancio familiare, tracciando un percorso che consenta al contempo di migliorare fortemente gli standard ambientali e di ‘decarbonizzazione’ e di rafforzare la nostra sicurezza di approvvigionamento, grazie ai consistenti investimenti attesi nel settore.

Continua sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico

Leggi il Decreto Interministeriale 8/3/2013

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Presentato il "Rapporto Ocse sulle performance ambientali: Italia 2013"

OCSE 2013-1E' una fotografia delle performance ambientali e della green economy italiane il rapporto Ocse "Italia 2013", presentato lo scorso 8 marzo.
Dall'acqua al consumo di suolo passando per le energie rinnovabili, lo studio fa il punto su progressi e criticità dei settori legati ad impatto ambientale e sviluppo green.
Gli investimenti nell'energia rinnovabile sono stati pari, secondo le stime, a 21 miliardi di euro nel 2011, con un aumento del 43% rispetto all'anno precedente. Il rapporto Ocse sottolinea che un crescente numero di imprese, incluse quelle di piccole e medie dimensioni, ha investito in progetti legati alla tutela ambientale, all'efficienza energetica e dell'uso delle risorse, e ha introdotto innovazioni in campo ambientale.
Gli investimenti nel settore idrico e in quello dei rifiuti sono stati meno di 5 miliardi di euro nel 2010. Secondo il rapporto, l'Italia è uno dei leader mondiali ed europei nel settore delle energie rinnovabili in termini di investimenti, fatturato e occupazione. Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono incoraggiati da vari programmi di assistenza finanziaria, in particolar modo tariffe incentivanti) molto convenienti per l'energia solare fotovoltaica.
Il rapporto Ocse sottolineando che la strategia italiana per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra è stata fortemente incentrata su un uso sempre maggiore delle energie rinnovabili. L'Italia è sulla strada giusta per raggiungere l'obiettivo del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia stabilito per il 2020. Le tariffe incentivanti e i certificati verdi hanno portato a un notevole incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Nel 2011 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili era pari al 28% della produzione di energia elettrica totale, rispetto al 19% del 2010 e superiore all'obiettivo intermedio fissato dal Piano d'azione per le energie rinnovabili. Tali risultati, tuttavia, hanno avuto costi finanziari elevati. Le recenti modifiche della normativa sono finalizzate ad adeguare gli incentivi alla diminuzione dei costi delle tecnologie per le rinnovabili, specialmente dell'energia solare, e a tenere meglio sotto controllo i costi dell'energia elettrica che graveranno sui consumatori fino al 2020.
Secondo l'Ocse, il cambiamento climatico non ha rappresentato una priorità politica per la maggior parte dell'ultimo decennio, tale obiettivo ha acquisito maggiore visibilità negli ultimi tempi. Nel 2012, infatti, il ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha presentato un piano di vasta portata per il raggiungimento degli obiettivi del 2020 indicati dall'Unione europea. Il piano comprende le misure previste nei piani d'azione nazionali per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, nonché quelle contenute nei programmi regionali finanziati dai fondi comunitari e nazionali per lo sviluppo regionale. E' anche in corso di elaborazione una strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico.
Nonostante alcuni progressi, la performance dell'Italia nei segmenti a monte dei settori delle energie rinnovabili e dei beni e servizi ambientali, nonché nell'ecoinnovazione, rimane, però, piuttosto mediocre. Secondo il rapporto "Italia 2013" ciò è dovuto, in parte, alla debole capacità dell'Italia in materia di innovazione. La spesa per ricerca e sviluppo nei settori dell'ambiente e dell'energia è aumentata negli anni duemila.

Scarica il Rapporto

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