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Linee Guida FISE Assoambiente per prevenire corruzione e reati ambientali

Linee Guida FISEPresentate le nuove Linee GuidaModelli Organizzativi e sistemi di gestione ambientale” per l’applicazione del D.Lgs 231/2001 nel settore della gestione rifiuti. Il documento, elaborato da FISE Assoambiente - Associazione Imprese Servizi Ambientali di Confindustria, è stato verificato e approvato dal Ministero di Giustizia.

Le Linee Guida di FISE Assoambiente, che costituiscono un approfondimento per le attività di igiene urbana e gestione rifiuti rispetto alle Linee Guida elaborate da Confindustria, sono state approvate dal Ministero di Giustizia e rappresentano per le imprese che operano nel settore uno strumento operativo per definire un adeguato sistema di prevenzione e controllo dei reati.

A quasi 15 anni dal Decreto Legislativo n. 231 del 2001 relativo ai reati societari e nei confronti della pubblica amministrazione, l’estensione alle tematiche della sicurezza sul lavoro e ai delitti contro l’ambiente (illeciti nella raccolta, trasporto, recupero o smaltimento di rifiuti e controllo dei siti di smaltimento, etc…) ha ampliato ulteriormente il numero di imprese coinvolte.

Perno centrale delle Linee Guida sono i MOG (Modelli Organizzativi), un sistema di controllo preventivo, che parte da un’analisi dei rischi, individua le fattispecie di reato cui è potenzialmente sottoposta l’organizzazione e definisce un adeguato sistema di prevenzione e controllo. Tra i principali obiettivi dei Modelli Organizzativi c’è l’individuazione delle attività nel cui ambito possono essere commessi reati, la previsione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione, l’attuazione delle decisioni dell’azienda in relazione ai reati da prevenire e l’introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello.

Le Linee Guida sono state elaborate proprio per supportare, attraverso indicazioni e misure tratte dalla pratica aziendale, le imprese nell’identificazione delle attività “sensibili” potenzialmente in grado di condurre i soggetti apicali ad assumere una condotta colposa; tra queste, la pianificazione dei conferimenti/trasporti, la gestione flussi in ingresso e in uscita, i monitoraggi ambientali (suolo, acqua e aria), la gestione gare e la manutenzione impianti.

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Scarica le Linee Guida Modelli Organizzativi e sistemi di gestione ambientale

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Cassazione. Decreto 231: Confisca annullabile anche nelle Pmi

Cassazione 231Un giudice non può disporre in modo automatico la confisca di un bene di proprietà di una società senza prima valutare l’incolpevole estraneità della società al reato commesso dal suo legale rappresentante. Questa, la decisione della Corte di cassazione n. 16665 depositata il 16 aprile 2014 dalla terza sezione penale che ha predisposto l’annullamento della sentenza impugnata al tribunale di Milano. La portata innovativa della sentenza consiste nell’applicazione anche alle società di piccole dimensioni (articolo 6, comma 4 del decreto legislativo 231/2001).

La vicenda tra origine dalla condanna di due persone rispettivamente a 6.600 e 6 mila euro di ammenda per avere scaricato in un impianto di smaltimento sito a Castano Primo (Milano) 2,5 tonnellate di rifiuti edili senza la prevista iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali (articolo 212 testo unico ambientale). La sentenza del tribunale del maggio 2013 include la confisca dell’autocarro. Il ricorso in Cassazione è incentrato sull’eccessiva severità del trattamento sanzionatorio, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena del legale rappresentante della società – uno dei due condannati – e l’erronea confisca dell’autocarro. Il ricorso è stato ritenuto fondato per gli ultimi due motivi: la confisca e la sospensione della pena.

In merito alla confisca del mezzo, il ricorrente contestava la confusione tra «l’obbligatorietà della stessa, ai sensi dell’articolo 259 del Tu ambientale, e quella di cui all’articolo 240 comma 2 del codice penale. La confisca, inoltre, colpisce la società per non aver predisposto un adeguato modello organizzativo idoneo a prevenire reati ambientali, come previsto dell’articolo 25 undicies del Dlgs 231/01, senza esser mai stata chiamata a rispondere di una sua eventuale responsabilità». La Cassazione dà ragione al ricorrente facendo propri i principi della Corte europea dei diritti dell’uomo che all’articolo 7 esige, per punire (confisca compresa), la ricorrenza di un legame di natura intellettuale (coscienza e volontà) che permetta di rilevare un elemento di responsabilità nella condotta del soggetto cui viene applicata una sanzione sostanzialmente penale. Da ciò, può evitare la confisca chi prova la propria buona fede.

In merito al beneficio della sospensione condizionale della pena, il ricorrente faceva invece presente il fatto che ne avesse già fruito una sola volta, nel 1998. Inoltre faceva presente che le precedenti condanne del 1996 e 1998 fossero troppo indietro nel tempo e una delle quali riguardasse un delitto non colposo.

La Cassazione ha dato anche in questo caso ragione al ricorrente considerando di natura riparatoria l’iscrizione all’Albo dopo l’accertamento del reato e rinviando la sentenza anche su questa parte al tribunale di Milano.

AdA

Fonte: Sole 24 Ore EB

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