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Salute e sicurezza sul lavoro: le aziende italiane tra le più attente al mondo In evidenza

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Salute e sicurezza sul lavoro DNVDalla reattività agli incidenti allo sviluppo di una vera e propria cultura aziendale: l’approccio in materia di salute e sicurezza sul lavoro sta cambiando in tutto il mondo.

Nelle dichiarazioni dei propri manager, le aziende italiane risultano tra le più attente al mondo in materia di salute e sicurezza sul lavoro. È quanto emerge da un sondaggio condotto dall’ente di certificazione internazionale DNV GL - Business Assurance e dall’istituto di ricerca GFK Eurisko su più di 3.860 professionisti di vari settori in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia. Il sondaggio DNV rivela alcune interessanti differenze a livello regionale: insieme agli italiani, anche gli olandesi spiccano per l’adozione di policy di tutela di salute e sicurezza sul lavoro ad hoc (92%)

Alla domanda su quali siano i principali rischi, i nord americani (66%) e gli svedesi (55%) hanno risposto concentrandosi soprattutto sugli aspetti ergonomici, mentre l’inadeguatezza di macchinari ed equipaggiamento preoccupa soprattutto gli asiatici (54%)

Con percentuali superiori alla media non solo per l’implementazione efficace di iniziative per la gestione dei rischi operativi ma anche di quelli organizzativi, i nord americani si confermano i più avanzati: 1 su 2 implementa con successo iniziative volte a ridurre il numero dei dipendenti esposti a situazioni di rischio e il 44% adotta sistemi di gestione del rischio. Norvegesi (46%) e svedesi (43%) si distinguono per l’attenzione che prestano al coinvolgimento e alla consultazione del personale su queste tematiche.
Il 53% dei centro sud americani dichiara di voler incrementare gli investimenti in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro.

Il sondaggio è stato condotto a ottobre 2013, su un campione di circa 3.860 professionisti che operano in importanti aziende dei settori primario, secondario e terziario appartenenti a comparti diversi in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia.
Il campione è qualitativo e non statisticamente rappresentativo. Il 23% delle aziende coinvolte conta meno di 50 addetti, il 32% da 50 a 249 e il 45% 250 o più. La maggior parte delle aziende coinvolte opera nel settore manifatturiero, in particolare alimentare (5%), chimico (6%), metallurgico (11%), meccanico (9%) ed elettrico (4%), il 67% dei partecipanti svolge funzioni direttamente connesse con la gestione tecnico-operativa

La gestione della salute e della sicurezza sul lavoro rientra a pieno titolo tra gli elementi presi in considerazione dalle strategie aziendali per il 96% delle imprese italiane. Gli italiani non si limitano a rispettare le leggi, fanno di più. Il 94% dei professionisti interpellati dichiara di adottare policy di tutela specifiche, rispetto a una media mondiale del 76%.

Se da un lato le aziende italiane si dichiarano particolarmente attente, dall’altro gli ultimi dati dell’INAIL evidenziano la presenza di irregolarità nell’87% delle imprese sottoposte a controlli nel 2012. Tuttavia, l’Istituto rileva un significativo trend di diminuzione delle denunce degli infortuni sul lavoro, del 9% rispetto al 2011 e del 23% rispetto al 2008. In calo del 9% rispetto al 2011 e del 27% rispetto al 2008 anche le morti sul lavoro.

L’approccio in materia di salute e sicurezza sul lavoro sta cambiando, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Si sta abbandonando l’attitudine reattiva che ha connotato il passato, in favore di una gestione consapevole dei rischi operativi, preludio per lo sviluppo di una vera e propria cultura della tutela di salute e sicurezza dei lavoratori da parte delle aziende.
Interrogati su quali siano i principali rischi, i professionisti di tutto il mondo identificano per lo più aspetti operativi. Gli italiani temono in particolare i rischi derivanti da agenti fisici come rumori, vibrazioni o radiazioni (47%) e dagli aspetti ergonomici come la ripetitività del lavoro (35%), oltre alla presenza di sostanze chimiche (35%).

Piuttosto che focalizzarsi su strategie di prevenzione, si ritiene più efficace intervenire direttamente sull’operatività. La classifica globale delle azioni più efficaci è guidata, infatti, dalle attività di manutenzione (48%) e dalle misure d’emergenza (46%). Le iniziative che mirano a regolare l’organizzazione aziendale come le attività di valutazione dei potenziali rischi (37%) e l’adozione di misure precauzionali (35%) occupano posti più bassi della graduatoria.

In Italia, in testa alla lista ci sono i controlli medici per i lavoratori (57%) e - a differenza di quanto avviene nelle altre aree del mondo - le attività di assessment dei rischi (49%), rivelando che gli italiani sono un passo avanti rispetto alla media dei colleghi stranieri per quel che riguarda gli aspetti organizzativi.

Il rispetto delle leggi (94%) e delle politiche interne (74%) sono le ragioni principali che spingono le aziende italiane a occuparsi di salute e sicurezza sul lavoro, indipendentemente dalle ripercussioni sulle performance di mercato.
Infatti, la continuità del business (24%), la protezione del marchio (21%), il soddisfacimento di esigenze del cliente (19%) o l’opinione pubblica (17%) rappresentano spinte minori.

Gli ostacoli principali? La mancanza di fondi e la necessità di concentrarsi sui risultati di breve periodo. Per il futuro, i professionisti di tutto il mondo, italiani inclusi, si aspettano una riduzione dei rischi operativi ma non rinunceranno a intraprendere azioni di tutela. Le attività di assessment dei rischi (63%), l’adozione di sistemi di gestione dei rischi (60%) e la formazione per i lavoratori (58%) saranno le attività a cui ricorreranno maggiormente le aziende italiane, passando, così, dagli aspetti più strettamente operativi a quelli organizzativi e di prevenzione. Ciò che è certo è che l’attenzione rimarrà alta nei prossimi anni. Nonostante i tempi di ristrettezze, il 66% dei professionisti italiani interpellati non rinuncerà agli investimenti e il 28% dichiara di volerli incrementare.

AdA

Fonte: DNV