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I Codici etici: sempre più richiesti, ma ancora (in parte) sconosciuti

business

Codici etici per le aziende: il tema è da tempo al centro di importanti riflessioni. Numerosi passi in avanti sono stati fatti negli ultimi anni (vd. "Codici etici per le aziende: parliamone di più", Stefano Bonetto – U&C n.3/2012) ma ora la recente pubblicazione della nuova UNI EN ISO 9001:2015 fornisce ulteriori spunti di riflessione, altre indicazioni da seguire, nuovi requisiti da considerare.

La crescente richiesta di codici etici nasce da diverse esigenze: dai progetti di CSR (responsabilità sociale di impresa, come la ISO 26000 adesso parte integrante delle opportunità di agevolazioni finanziarie in materia di contributi INAIL), dal Decreto legislativo 231 del 2001, che introduce nell’ordinamento giuridico italiano la responsabilità penale delle imprese, dalle Linee Guida applicative di Confindustria che lo richiedono espressamente, ma anche dai cosiddetti protocolli o rating di legalità (come ad esempio quello gestito dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza) o – e quest’ultima casistica è in forte crescita - dalle esplicite richieste di clienti stranieri o di clienti quotati.

I principali strumenti di lavoro per la redazione di codici etici derivano principalmente dalle “buone prassi”, che possono andare dagli standard di elaborazione dei contenuti (stesura di indice e sommario in primis) alle regole di aggiornamento che vedono il coinvolgimento della direzione, con specifica assegnazione di responsabilità; dal reporting periodico con tabella di collegamento fra requisiti, a un buon servizio di gestione delle segnalazioni (quello che oggi tutti chiamano “whistleblowing”), sino a regole generali come quelle che riguardano tutte le “policy” ISO (la nuova ISO 19600 “Compliance management systems - Guidelines” è estremamente interessante in proposito).

L’inquadramento giuridico generale dei codici etici è sicuramente piuttosto complesso. Da un punto di vista pratico è senz’altro più agevole inquadrarli nelle più generali regole di corporate governance e di corporate compliance: una sorta di “regolamento”, quindi, per quanto riguarda i lavoratori e i collaboratori - con riferimento alla diligenza professionale - e un requisito contrattuale per gli altri soggetti collegabili all’organizzazione.

I principi generali dei codici etici, che vanno oltre le nostre leggi nazionali (di per sé già obbligatorie), sono stati individuati nei codici di comportamento e nelle disposizioni internazionali esistenti, quali ad esempio i documenti costitutivi dell’Unione europea, dell’ONU o dell’OCSE.

Ora la pubblicazione della nuova UNI EN ISO 9000 e UNI EN ISO 9001 rappresenta un momento significativo anche per l’evoluzione dei codici etici, perché fornisce ulteriori importanti modelli di riferimento.

La nuova edizione delle norme sui sistemi di gestione per la qualità si appresta a diventare una guida essenziale per molte realtà aziendali, soprattutto quelle medio piccole, in cui il sistema qualità diventa, con la contabilità, il più importante modello di gestione presente in azienda. La nuova norma introduce e sviluppa tre concetti di grande valore anche per chi deve redigere i codici etici, che così possiamo riassumere: stakeholder, analisi del contesto e risk based thinking.

Il primo – "stakeholder" - è sicuramente quello da considerare con maggiore attenzione. Il codice etico deve essere pensato a seguito di una attenta mappatura degli stakeholder e delle loro esigenze (magari partendo da una mappatura su base “bibliografica”) e delle relative opportunità ed esigenze di comunicazione. Questa attenzione per gli stakeholder rende senz’altro più vicini i codici etici alle ISO.

Da questo punto di vista gli impegni “etici” o i sistemi di whistleblowing sono aspetti che a pieno titolo possono rientrare nella applicabilità pratica delle norme sui sistemi di gestione per la qualità.

Il secondo concetto tratto dalla nuova UNI EN ISO 9001 è "analisi del contesto". Esso è legato al tema di mission aziendale o di orientamento strategico di fondo. Anche in questo caso la vicinanza con uno dei concetti base dei codici etici è evidente. Questi infatti prevedono nella loro prima parte quelli che dovrebbero essere i principi guida dell’impresa, cioè appunto la sua mission. Un aspetto fondamentale per mettere a fuoco e dare efficacia pratica ai codici etici.

Il terzo concetto – "analisi dei rischi" - deve essere anche per i redattori dei codici etici un principio guida, un aspetto da tenere in considerazione, come già ricordato citando la norma ISO 19600. Quest’ultima, pubblicata nel dicembre 2014, si occupa del tema della compliance aziendale. È una norma autoportante ed è già redatta secondo il nuovo modello pensato per le norme ISO di tipo gestionale e conosciuto con la sigla HLS (High Level Structure). Ciò significa che è perfettamente integrabile con tutte le altre ISO sui sistemi di gestione come, appunto, le norme della serie ISO 9000.

Anche dal punto di vista terminologico, la norma ISO 19600 collega i requisiti obbligatori e quelli autoimposti nell’impresa, costituendo un unico sistema di "obbligation".

Ora, ogni codice etico implica in certa misura una aspettativa dei soggetti coinvolti e quindi potenzialmente sottintende un rischio danno e un possibile rischio reputazionale, entrambe minacce che bisogna conoscere e saper gestire adeguatamente.

Ma nella nuova edizione della ISO 9001 la dimensione del rischio deve essere analizzata anche nella sua accezione di opportunità e i codice etici, già nella loro fase progettuale, devono prendere in positiva considerazione questo aspetto.
Insomma, la pubblicazione della nuova edizione delle ISO 9000 fornisce interessanti spunti di approfondimento anche per il mondo dei codici etici aziendali.

AdA

Leggi anche "Sistemi di Gestione nelle Imprese della provincia di Napoli: pubblicato il report aggiornato a settembre 2015"

Fonte UNI

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Responsabilità Sociale. Allo studio una Prassi di Riferimento per l'implementazione della la UNI ISO 26000

RSI prLa Giunta Esecutiva UNI ha approvato l’avvio dei lavori di elaborazione di un nuovo progetto di prassi di riferimento (UNI/PdR) relativa all'elaborazione di una linea guida sugli indirizzi metodologici per l’implementazione della UNI ISO 26000, il coinvolgimento degli stakeholders, la materialità e l'accountability.
I lavori sul progetto di prassi di riferimento saranno avviati l'8 luglio 2015 tramite la riunione insediativa del Tavolo “Indirizzi metodologici alla UNI ISO 26000” costituito da esperti di Fondazione Sodalitas e del sistema UNI.
Fondazione Sodalitas, nata su iniziativa di Assolombarda nel 1995, è la prima realtà a promuovere la Sostenibilità d’Impresa in Italia, contribuendo all’evoluzione del ruolo dell’impresa come attore sociale e non solo economico. Inoltre essa ha come finalità l’educazione all’impegno e alla coesione sociale, promuovendo in particolare la cultura d’impresa orientata alla responsabilità sociale ed alla sostenibilità e supporta lo sviluppo di progetti basati su valori sociali condivisi, nonché di interventi delle imprese in campo sociale, culturale, educativo, con fini di solidarietà.
La prassi di riferimento che si intende elaborare sarà finalizzata alla definizione di un documento tecnico che fornisca delle linee guida atte ad individuare degli strumenti applicativi della norma internazionale ISO 26000 sulla responsabilità sociale delle organizzazioni.
Si ricorda che le prassi di rifermento sono documenti che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche, elaborati sulla base di un rapido (al massimo 8 mesi dall’approvazione della richiesta) processo di condivisione ristretta ai soli autori, verificata l’assenza di norme o progetti di norma allo studio sullo stesso argomento; costituiscono una tipologia di documento para-normativo nazionale che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva ai mercati in cambiamento.
Il Consorzio Promos Ricerche, quale punto di riferimento territoriale degli Enti Normatori italiani UNI e CEI, offre, presso i propri uffici, la consultazione gratuita della normativa tecnica dei principali Enti Normatori (UNI, CEI, ISO, IEC, CENELEC, CEN).

mb

Fonte UNI

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RSI. Confermata la validità della ISO 26000 per altri tre anni

26000 rsiLa norma sulla responsabilità sociale, la ISO 26000, ha ormai alle spalle quasi quattro anni di applicazione (è stata infatti pubblicata nel novembre del 2010). Come noto essa fornisce una guida, adatta a tutti i tipi di organizzazione, per la corretta gestione di quelle attività che concorrono a una efficace politica di responsabilità sociale.
La ISO 26000, come tutte le norme, è stata sottoposta all'inizio dell'anno a un processo di revisione sistematica per verificarne, come da prassi, la coerenza dei contenuti con le attuali esigenze della società e del mercato. Gli enti nazionali aderenti a ISO in tutto il mondo hanno, infatti, votato sulla conferma della norma, la sua soppressione o la sua modifica.
Questa periodica attività di revisione (che avviene ogni 3/5 anni dalla pubblicazione) ha dato esito positivo. Dopo un’attenta valutazione, infatti, il 70 % degli enti nazionali ha espresso il proprio voto riconfermando la norma ISO 26000 nella sua versione attuale per altri tre anni.
«E' un risultato importante» afferma Ornella Cilona, Presidente della Commissione Tecnica UNI "Responsabilità sociale delle organizzazioni" «che conferma l'importanza di questa norma, riconosciuta anche dalla Commissione europea come uno dei più importanti strumenti internazionali nel campo della sostenibilità sociale e ambientale.»
Ricordiamo che la UNI ISO 26000 fornisce concetti, termini e definizioni relativi alla responsabilità sociale, definisce principi e pratiche ad essa relativi e ne illustra temi fondamentali e aspetti specifici, fornendo ad esempio indicazioni per l'identificazione e il coinvolgimento degli stakeholder e mettendo in luce l’impatto delle decisioni e delle attività da intraprendere da parte di un’organizzazione nel contesto sociale. Sono sette gli ambiti di responsabilità sociale declinati dalla UNI ISO 26000: governance dell'organizzazione, diritti umani, rapporti e condizioni di lavoro, ambiente, corrette prassi gestionali, rapporto con i consumatori, coinvolgimento e sviluppo della comunità.

mb

Fonte UNI

 

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Responsabilità Sociale. Dall'UNI un dossier sull'utilizzo della ISO 26000

26000 rsiA poco più di tre anni dalla pubblicazione della norma tecnica UNI ISO 26000Guida alla responsabilità sociale” l’UNI intende fare il punto della situazione per verificare la strada percorsa e anticipare le aspettative e le esigenze per il futuro.
La norma internazionale ambisce a svolgere due diverse funzioni: in primis chiarire una volta per tutte cosa debba intendersi per responsabilità sociale e quali siano i vantaggi che può apportare alle organizzazioni che la implementano al proprio interno; in secondo luogo, fornire delle indicazioni pratiche, utili ad applicare effettivamente ed efficacemente i concetti e i principi espressi all’interno dell’organizzazione.
Non deve stupire, dunque, la struttura della guida che prevede una prima parte teorica interamente dedicata alla definizione del concetto di responsabilità sociale tramite la descrizione delle sue premesse storiche, tendenze, caratteristiche, principi e pratiche e, soprattutto, tramite l’identificazione dei suoi temi fondamentali e aspetti specifici, e una seconda parte, in cui sono forniti consigli pratici ed una guida all’integrazione, attuazione e promozione di comportamenti socialmente responsabili nell’ambito dell’organizzazione, nonché alcuni consigli su come individuare e coinvolgere i propri stakeholder in tutto il processo di implementazione della responsabilità sociale.
In sostanza, la UNI ISO 26000 introduce un nuovo approccio culturale, un modello di business e di economia diverso, nonché un innovativo modo di vedere e gestire i rapporti tra imprese, amministrazioni pubbliche, consumatori, lavoratori, ONG, mercato finanziario, ambiente e sviluppo, fornendo una chiave di lettura olistica volta a porre le basi per un futuro sostenibile.
Oggi, infatti, alle organizzazioni, siano esse private o pubbliche, viene chiesto di esprimere un profilo sostenibile globale, cioè riconoscibile in tutti i mercati in cui sono presenti, e multistakeholder, vale a dire riferito a tutte le parti interessate.
Ed è proprio l'individuazione delle parti interessate e la condivisione con loro delle strategie delle organizzazioni una delle maggiori difficoltà, ma anche il punto di forza della UNI ISO 26000, per la quale è stato avviato il processo di revisione a livello mondiale con l’obiettivo di confermarla, modificarla o cancellarla. I risultati verranno discussi in un apposito Comitato internazionale per decidere i passi futuri.

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Fonte UNI

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Responsabilità Sociale. Studio UNI – Fondazione Sodalitas sull’utilizzo della UNI ISO 26000

CSRLa UNI ISO 26000 viene utilizzata sempre di più dalle imprese italiane e multinazionali per integrare la Responsabilità Sociale (CSR) nelle strategie e nelle operazioni; la sua implementazione è affidata al Responsabile CSR, anche se spesso ad occuparsene è direttamente la Direzione Generale; il processo di applicazione della norma coinvolge l'intera organizzazione, ma include in modo ancora poco efficace gli stakeholder esterni.
Condizioni di lavoro e Ambiente sono i due ambiti di impegno prioritario.
Questi, in sintesi, gli elementi emersi dallo studio sull’implementazione in Italia della norma, che UNI e Fondazione Sodalitas hanno realizzato insieme e presentato nel corso dell'evento “Misurare per migliorare. UNI ISO 26000: approcci ed esperienze a confronto” che si è svolto a Milano giovedì 30 gennaio.
I risultati della ricerca sono stati approfonditi dal discussion panel condotto da Bureau Veritas, Certiquality e DNV GL Business Assurance, che ha potuto contare sulle testimonianze di cinque aziende impegnate a integrare la responsabilità sociale al proprio interno seguendo proprio le linee guida UNI ISO 26000: Diadora, Gruppo Sostenya, Intesa Sanpaolo, Radici Group e Technip.
Le realtà che hanno preso parte alla rilevazione (87% imprese, 5% pubbliche amministrazioni, 4% Società di Ricerca e Consulenza, 4% altro) danno complessivamente lavoro a oltre 100.000 persone e operano prevalentemente nei settori manifatturiero (48%), bancario (18%), agroalimentare e dei servizi (entrambe al 13%), coprendo non solo il mercato nazionale ma, nel 48% dei casi, anche contesti europei ed extraeuropei.
Le imprese, che costituiscono la quasi totalità del campione, sono soprattutto grandi (44%); le aziende di medie dimensioni sono il 39%; il restante 17% del totale è rappresentato dalle piccole imprese.
La Responsabilità Sociale  attraverso la UNI ISO 26000: perimetro e responsabilità
Secondo quanto emerso dalla ricerca di UNI e Fondazione Sodalitas, chi ha scelto di seguire i principi della UNI ISO 26000 lo ha fatto sia perchè considera questa norma un documento di rilevanza internazionale (48%) - “un valore che dà particolare forza alla funzione CSR nei rapporti con le aree/funzioni meno disponibili ad assecondare le richieste e supportare i progetti di responsabilità sociale” secondo Claudia Brini di Intesa Sanpaolo - sia perché la ritiene uno strumento completo in termini di contenuti e di approccio integrato (39%) e modulabile nella sua implementazione (26%). Un aspetto, quest'ultimo, particolarmente importante per chi si avvicina al tema della Responsabilità Sociale per la prima volta. Leggi tutto

mb

Fonte UNI

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INAIL. Giornata di formazione sulla Responsabilità Sociale

 

SICUREZZA LAVORO 226 marzo 2012. La Contarp ha promosso una giornata di formazione per condividere con i suoi professionisti le disposizioni della Uni Iso 26000, il documento che illustra i principi e le modalità applicative di questo importante ambito della prevenzione e che permetterà alle aziende ottemperanti una riduzione dei premi
Dare concretezza alla responsabilità sociale d'impresa e riconoscere, in modo univoco le aziende che manifestano una particolare sensibilità verso questo tema essenziale per la diffusione di una più capillare cultura della sicurezza sul lavoro. Si è svolto di recente presso la Direzione generale dell'INAIL, a Roma, il  corso di formazione "La responsabilità sociale di impresa e le linee guida Uni Iso 26000: principi e modalità applicative", un'occasione di confronto per illustrare e condividere con tutti i professionisti della Contarp (la Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione dell'Istituto) i concetti principali, i principi ispiratori e il percorso normativo che hanno portato alla pubblicazione di questo documento essenziale.
La giornata di studio rientra in un più complessivo quadro di attività di promozione e sostegno del tema della responsabilità sociale di impresa che vede ormai da anni l'INAIL in prima linea nella diffusione di questa tematica che, al di là dei valori etici da cui è ispirata, ha per le aziende anche dei risvolti pratici e applicativi importanti, come l'accesso alla riduzione del premio assicurativo (già dal 2004) e, più recentemente, l'accesso al sistema di incentivi.

Approfondisci sul sito INAIL

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La ISO 26000 raccomandata dalla Commissione Europea

RSI 26000

La norma internazionale ISO 26000 è uno dei tre documenti raccomandati dalla Commissione europea alle imprese della UE per rispettare i loro impegni in tema di responsabilità sociale. Questa autorevole raccomandazione viene da una recente comunicazione fatta ai vertici dell’Unione europea che delinea una rinnovata strategia per la responsabilità sociale delle imprese per il periodo 2011-2014.
La Commissione intende infatti controllare l’impegno assunto dalle imprese europee, con più di mille impiegati, di tenere in considerazione nelle loro attività i principi internazionali della CSR (Corporate Social Responsibility) e la guida rappresentata appunto dalla ISO 26000, la norma tecnica che ha visto la luce nel 2010. Allo stesso tempo la Commissione invita tutte le grandi imprese della UE a impegnarsi per adottare, entro il 2014, almeno uno dei tre documenti guida sulla Corporate Social Responsibility: la ISO 26000, il Global Compact (Patto Globale) delle Nazioni Unite, o le linee guida per le imprese multinazionali sviluppate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD).
Perché la Commissione europea punta proprio ora in maniera decisiva sulla responsabilità sociale?
La risposta sta, paradossalmente, proprio nella attuale crisi economica: questa, e le sue inevitabili ricadute sociali, hanno avuto come effetto un danno inevitabile alla fiducia dei consumatori e alla affidabilità del mercato. L’attenzione pubblica è stata posta, dunque, sulle prestazioni non solo economiche delle imprese, ma anche se non soprattutto etiche e sociali.
Rinnovando gli sforzi per promuovere politiche e strategie di responsabilità sociale, la Commissione intende creare le condizioni per una crescita sostenibile, per un mercato responsabile e, a medio e lungo termine, per una più piena e stabile occupazione.

Continua sul sito UNI

 

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