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Bilancio di Sostenibilità

bilancio sostenibilita 2016Questa edizione è la seconda del Bilancio sociale e di sostenibilità, aggiornato al tutto il 2016, del Consorzio Promos ricerche. Essa conferma ed amplia gli obiettivi di base per cui tale bilancio è stato pensato e redatto già nella sua prima versione: se da una parte esso infatti vuole evidenziare l’impegno del Consorzio nel campo della sostenibilità, dall’altra questo bilancio vuole essere uno strumento di diffusione delle idee della responsabilità sociale di impresa presso tutti gli stakeholder del Consorzio stesso.

La pubblicazione di questo documento è sempre per noi un impegno ed una sfida che abbiamo voluto raccogliere, profondamente convinti dell’utilità di questo strumento per permettere ai nostri interlocutori di comprendere meglio l’identità del Consorzio e del suo operato in modo da consentire a tutti di esprimere un giudizio consapevole e fondato su di esso e rinnovare lo scambio di informazioni utili per lo sviluppo della comprensione reciproca, oltre al miglioramento della gestione stessa.

Il trend di gestione è stato molto positivo, non tanto sotto il profilo dei risultati economico-finanziari, quanto sul fronte delle nuove iniziative prese nel campo della responsabilità ambientale e sociale.

Alcuni dei fatti mostrati in questo rapporto evidenziano grandi progressi rispetto al passato e il raggiungimento di importanti obiettivi: è il caso dell’ampliamento delle attività di diffusione presso le Aziende della cultura della Responsabilità Sociale; del maggiore impegno profuso nel settore della formazione sulla sicurezza sul lavoro; dell’attivazione, sperimentale, di nuove linee di intervento del Consorzio a favore della realtà sociale in cui esso si muove.

Nonostante le obiettive difficoltà del momento, abbiamo aumentato gli impegni nel campo della formazione e abbiamo rafforzato il legame con le comunità locali, ampliando la nostra partecipazione ai numerosi progetti per le imprese provinciali e regionali che possono generare innovazione, una nuova coscienza imprenditoriale ed iniziative di utilità sociale.

 

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Bilanci di sostenibilità e azioni di CSR, alcune aziende si impegnano con compensi variabili dei loro manager

Bilanci di sostenibilità e azioni di CSR, alcune aziende si impegnano con compensi variabili dei loro manager

A parole, quasi tutte dicono di avere a cuore la responsabilità sociale e ambientale. Alcune hanno cominciato a «misurare» il loro impegno, per esempio nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nell’utilizzo di acqua (le cosiddette carbon e water footprint), e infatti redigono un bilancio sociale. Ma quante hanno «integrato» la sostenibilità e la Corporate social responsibility nelle loro attività e non la tengono confinata a una funzione aziendale separata dall’attività principale?

Un criterio per capire quanto le aziende si sforzino è quello di valutare il coinvolgimento nella responsabilità sociale d’impresa non soltanto dei Csr manager (che di lavoro fanno questo), ma anche degli altri dirigenti. Le aziende, in genere, danno ai dipendenti obiettivi di business e legano la retribuzione variabile a un meccanismo chiamato «Management by Objectives» (Mbo) determinato in funzione del raggiungimento di risultati economici, come per esempio gli utili raggiunti dall’azienda o l’andamento del titolo in Borsa. Ma perché non dare a livello individuale obiettivi sociali e ambientali per incentivare i manager a raggiungere risultati anche in questi campi?

Apripista a livello mondiale a legare le remunerazioni agli obiettivi Csr è stata Intel. Quando, nel 2008, lanciò i sustainability goals per il 2012, la multinazionale Usa produttrice di microprocessori prese una decisione inedita: incoraggiare i dipendenti a raggiungere gli obiettivi legando parte del loro stipendio a risultati ambientali. E funzionò: per il 2012, Intel riuscì ad abbassare del 35 per cento le emissioni. Accade anche in Italia? «Buone Notizie» a dicembre 2017 ha condotto un’inchiesta contattando tutte le 40 società quotate sul listino principale di Piazza Affari (il Ftse Mib). Due le domande rivolte: «I vostri top manager hanno obiettivi legati alla Csr/sostenibilità?». «Se sì, i risultati legati a tali obiettivi sono presi in considerazione nei criteri utilizzati per assegnare i bonus e/o la parte variabile del compenso?». Dalle risposte (si veda l’infografica qui sopra), emerge che 23 hanno dato ai manager obiettivi di Csr o di sostenibilità e, tra queste, 20 prendono in considerazione tali obiettivi per assegnare parte del compenso variabile. Ecco alcuni esempi.

Eni nell’ambito dei Piani di Performance collegati al sistema di incentivazione variabile ha introdotto obiettivi di sostenibilità focalizzati sulla sicurezza delle persone, l’ambiente e lo sviluppo delle comunità locali nei Paesi in cui è presente. Per l’amministratore delegato e il direttore generale gli obiettivi sono focalizzati sulle tematiche di maggiore strategicità ed impatto socio-ambientale costituite dalle emissioni di gas serra e dalla sicurezza e salute delle persone. Per il top management, oltre a questi obiettivi opportunamente declinati in relazione alle responsabilità ricoperte, ne sono assegnati altri specifici relativi a progetti di sviluppo di servizi e strutture sanitarie e/o di infrastrutture per l’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo, di controllo ambientale e bonifiche, di sviluppo delle energie rinnovabili, nonché di monitoraggio del rispetto dei diritti umani. Complessivamente, gli obiettivi di sostenibilità hanno un peso non inferiore al 25 per cento nel sistema di incentivazione dei massimi dirigenti Eni. Gli obiettivi di sostenibilità sono declinati per tutti i livelli di management con un peso minimo del 10 per cento.

In Snam per il 2017 l’obiettivo di sostenibilità societario e del top management era composto da due aspetti: l’indice di frequenza degli infortuni di dipendenti e contrattisti e la conferma dell’inclusione nonché il miglioramento del posizionamento di Snam rispetto agli indici di sostenibilità Dow Jones Sustainability Index, FTSE4GOOD e VigeoEurope. Poi c’è un Piano di Lungo Termine a base azionaria che prevede, quale obiettivo di sostenibilità, la riduzione delle emissioni di gas naturale. Sia l’incentivazione variabile di breve termine sia l’incentivazione di lungo termine 2017-2019 garantiscono un parametro legato alla sostenibilità pari al 10 per cento per l’amministratore delegato e per tutti i dirigenti.

Gli obiettivi di sostenibilità rappresentano una quota importante nella definizione degli obiettivi aziendali assegnati al Ceo di Saipem e a tutti i livelli manageriali. Il raggiungimento o meno degli obiettivi è strettamente connesso ai processi di incentivazione. Gli obiettivi di sostenibilità aziendali costituiscono il 10 per cento degli obiettivi annuali assegnati al Ceo. Come indicatori sono utilizzati, per esempio, la frequenza degli infortuni sul lavoro e il rispetto dei diritti umani verificato con i controlli audit.

Per sostenere la realizzazione degli impegni che A2A si è prefissata per un business sempre più sostenibile, la multi-utility ha definito un modello per assegnare, a partire dal 2017, a tutti i dirigenti un obiettivo sulla sostenibilità, che sia misurabile: il loro peso varia tra il 5 e il 10 per cento e A2A sta valutando un incremento di tale percentuale. Nel «Performance Management» di tutti i country manager di Pirelli sono presenti obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale (per esempio la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, la riduzione dei consumi energetici e del prelievo idrico, l’aumento del recupero di rifiuti e il controllo della sostenibilità della catena di fornitura).

AdA

fonte Corriere della Sera

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Bilancio sociale. Nuovo obbligo per banche, assicurazioni e società quotate

BIL SOCIALESocietà quotate, banche e assicurazioni da quest’anno devono redigere un “bilancio sociale” - letteralmente la norma parla di una «Dichiarazione individuale di carattere non finanziario» - che riveli i comportamenti dell’azienda su molteplici aspetti. Si va dal rispetto del personale e dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva, dall’utilizzo delle risorse energetiche alle emissioni di gas e di altri inquinanti.
Il decreto che prevede quest'obbligo è il Dlgs 254 del 30 dicembre 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 7 del 10 gennaio 2017 ; decreto che recepisce la direttiva europea 2014/95/UE. La nuova norma risponde alla necessità di portare la trasparenza delle informazioni sociali e ambientali fornite dalle imprese di tutti i settori a un livello elevato comparabile in tutti gli Stati membri.
Il nuovo obbligo riguarda gli «enti di interesse pubblico» ex Dlgs 39/2010, e quindi quotate, banche e assicurazioni, che siano di «grandi dimensioni» e cioè: con un numero di dipendenti medio annuo superiori a 500, un totale attivo superiore a 20 milioni di euro e un totale dei ricavi netti superiore a 40 milioni.
La dichiarazione individuale di carattere non finanziario può essere compilata anche su base volontaria, in questo caso se la revisione è svolta dal Collegio sindacale la “Dichiarazione” deve essere avallata da un revisore terzo. Le aziende possono decidere di compilare il cosiddetto bilancio etico perché è indicativo di una filosofia abbracciata dall’azienda e ha un impatto reputazionale che sta assumendo un’importanza crescente nel mercato.
Sono molto alte le sanzioni a carico di amministratori ed organi di controllo nel caso in cui non siano effettuati correttamente e tempestivamente gli adempimenti obbligatori, il cui accertamento ed irrogazione è di competenza della Consob. Per gli amministratori che omettono di depositare al Registro delle imprese la dichiarazione individuale o consolidata di carattere non finanziario la sanzione va da 20.000 100.000 euro. Se provvedono in ritardo, ma entro trenta giorni, la sanzione si riduce di un terzo.
Stessa sanzione se non viene allegata alla “Dichiarazione” l’attestazione specifica di un revisore circa la conformità delle informazioni fornite. La sanzione è ridotta alla metà l’omissione viene fatta nel caso di dichiarazione presentata su base volontaria
Sempre da 20mila a 100mila euro l’ammenda per gli amministratori che depositano la dichiarazione depositata non è redatta in conformità agli articoli 3 e 4. Se però il documento contiene informazioni «non rispondenti al vero» oppure omette «fatti rilevanti» allora la multa per amministratori e componenti dell'organo di controllo va da 50mila a 150mila euro.

Scarica il Dlgs 254 del 30 dicembre 2016

Fonte: Il Sole 24 Ore

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