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News - Agroalimentare

News - Agroalimentare (79)

Sicurezza alimentare, relazione sul controllo degli additivi alimentari

Sicurezza alimentare, relazione sul controllo degli additivi alimentari

Il Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione al Piano nazionale additivi 2015-2018 relativa ai dati 2017.

Nel 2017, terzo anno di applicazione del Piano, tutte le categorie alimentari previste sono state oggetto di campionamento: sono stati analizzati complessivamente 3.627 campioni, tra prodotti alimentari (3.458) e additivi tal quali (169), per un totale di 12.416 determinazioni analitiche.

I risultati ottenuti nel triennio 2015-2018 di espletamento del Piano evidenziano che:

  • il sistema di categorizzazione del rischio utilizzato nel Piano, basato prevalentemente su indicatori di carattere valutativo/tossicologico, appare sostanzialmente adeguato
  • complessivamente l’utilizzo degli additivi nelle diverse filiere di produzione avviene conformemente ai regolamenti e in modo controllato
  • la percentuale riscontrata di prodotti non conformi è rimasta sostanzialmente costante (2% nel 2015, 1.3% nel 2016, 1.5 % nel 2017)
  • l’analisi delle diverse tipologie di non conformità riscontrate confermano la necessità di monitorare l’uso corretto o non consentito di additivi negli alimenti, ponendo particolare attenzione ad additivi quali i solfiti, sanitariamente rilevanti
  • i dati del 2017 confermano che la classe funzionale degli edulcoranti, risulta complessivamente ancora poco indagata sotto il profilo analitico, probabilmente per il ridotto numero di laboratori ufficiali con metodi accreditati per tali additivi.

AdA

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Sicurezza alimentare, recepita in italiano la norma EN ISO 22000

Sicurezza alimentare, recepita in italiano la norma EN ISO 22000

Quanto è importante la sicurezza degli alimenti? È alla base di una buona dieta alimentare e quindi della salute stessa degli individui. Dunque, un tema poco trascurabile. Ecco perché la commissione Agroalimentare si è occupata del recepimento anche in lingua italiana della norma EN ISO 22000.

Questo documento specifica i requisiti per un sistema di gestione per la sicurezza alimentare (SGSA) per consentire a un'organizzazione direttamente o indirettamente coinvolta nella filiera alimentare di:

  1. pianificare, attuare, rendere operativo, mantenere e aggiornare un SGSA per fornire prodotti e servizi sicuri, in conformità al loro utilizzo previsto;
  2. dimostrare la conformità ai requisiti legislativi e regolamentari applicabili per la sicurezza alimentare;
  3. esaminare e valutare i requisiti per la sicurezza alimentare reciprocamente concordati con il cliente e dimostrare la conformità ad essi;
  4. comunicare efficacemente le questioni di sicurezza alimentare alle parti interessate all'interno della filiera alimentare;
  5. assicurare che l'organizzazione sia conforme alla propria politica per la sicurezza alimentare dichiarata;
  6. dimostrare tale conformità alle parti interessate;
  7. perseguire la certificazione o la registrazione del proprio SGSA tramite un'organizzazione esterna, oppure emettere un'auto-valutazione o un’auto-dichiarazione di conformità alla presente norma.

Tutti i requisiti della norma sono di carattere generale e previsti per essere applicabili a tutte le organizzazioni della filiera alimentare, indipendentemente dalle dimensioni e dalla loro complessità. Le organizzazioni che sono coinvolte direttamente o indirettamente comprendono, in termini non esaustivi, produttori di mangimi, produttori di alimenti per animali, raccoglitori e pescatori/cacciatori, agricoltori, produttori di ingredienti, fabbricanti di alimenti, dettaglianti e organizzazioni che forniscono servizi alimentari, servizi di catering, servizi di pulizia e sanificazione, servizi di trasporto, immagazzinaggio e distribuzione, fornitori di attrezzature, agenti per la pulizia e la disinfezione, materiali di imballaggio e altri materiali a contatto con gli alimenti.

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Agricoltura: dal 9 ottobre obbligatorio il servizio telematico di denuncia infortunio

Agricoltura: dal 9 ottobre obbligatorio il servizio telematico di denuncia infortunio

Nell’ambito del processo di trasferimento online dello scambio di dati e informazioni tra gli utenti e le amministrazioni pubbliche, è disponibile sul portale Inail il servizio telematico di denuncia/comunicazione di infortunio per i datori di lavoro del settore agricoltura. Come precisato nella circolare n. 37, pubblicata lo scorso 24 settembre, i soggetti tenuti all’adempimento dell’obbligo di denuncia/comunicazione di infortunio sono i datori di lavoro inquadrati, ai fini previdenziali e assicurativi, nel settore agricoltura e registrati negli appositi archivi dell’Inps, che provvede sia alla riscossione dei contributi di previdenza e assistenza sociale e assicurativi, sia all’accertamento dell’appartenenza al settore agricoltura. La denuncia/comunicazione può essere effettuata anche dagli intermediari e dai loro delegati.

La nuova procedura online per l’invio delle denunce/comunicazioni di infortunio è attiva e utilizzabile da subito, mentre da martedì 9 ottobre diventerà obbligatorio avvalersene in via esclusiva. Il rilascio del servizio è stato preceduto dalla realizzazione dell’applicativo “Gestione DL agricolo”, che contiene i dati anagrafici delle diverse tipologie di datori di lavoro del settore agricoltura – aziende agricole, coltivatori diretti, mezzadri, piccoli coloni compartecipanti familiari, imprenditori agricoli professionisti – ed è aggiornato con i dati forniti dall’Inps con cadenze periodiche.

Per l’accesso ai servizi telematici Inail, i datori di lavoro del settore agricoltura devono essere in possesso del profilo di “Utente con credenziali dispositive”, acquisibile tramite la sezione “Richiedi credenziali dispositive” disponibile sul portale dell’Istituto oppure effettuando l’accesso con Spid (Sistema pubblico per l’identità digitale), Pin Inps o Carta Nazionale dei Servizi (Cns). In alternativa, può essere presentata richiesta alle sedi territoriali dell’Inail, previa compilazione del modulo reperibile online con le modalità precisate nella circolare. Gli intermediari e i loro delegati – consulenti del lavoro, dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali, associazioni di categoria, ecc. – possono invece accedere al servizio per l’inoltro della denuncia/comunicazione di infortunio con le credenziali già in loro possesso.

In caso di infortunio, anche se di lieve entità, il lavoratore deve fornire al proprio datore di lavoro il numero identificativo del certificato medico, la data di rilascio e i giorni di prognosi indicati nello stesso certificato. Se non si dispone del numero identificativo, al datore di lavoro deve essere fornito il certificato in forma cartacea. I datori di lavoro sono esonerati dall’obbligo di trasmettere il certificato all’Inail, che lo acquisisce per via telematica dal medico o dalla struttura sanitaria che lo rilascia, mettendolo a disposizione di tutti i datori di lavoro, i loro delegati e intermediari attraverso il servizio online “Ricerca certificati medici” oppure tramite l’omonima funzione presente nella “Comunicazione di infortunio” online.

AdA

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Norme e Appalti pubblici nei PSR, vademecum per gli operatori

Norme e Appalti pubblici nei PSR, vademecum per gli operatori

Pubblicato dalla Rete Rurale il documento “Norme e appalti pubblici nei programmi di sviluppo rurale (PSR). Vademecum informativo per gli operatori”.

Il documento, realizzato dall'Istituto per l'economia e la finanza locale (IFEL) - Fondazione ANCI, rappresenta una "guida orientativa" all'applicazione delle norme sugli appalti pubblici nel contesto regolamentare dei fondi strutturali e di investimenti europei (SIE) in generale, e del Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (FEASR) in particolare.

Il Vademecum è stato predisposto pensando al fabbisogno di conoscenza e informazione del personale interno dei Comuni beneficiari del FEASR, dei Responsabili di Misura dei PSR (relativamente alle misure destinate ai Comuni) nonché dei GAL, per effetto del particolare ruolo svolto nei territori rurali e della relazione diretta e compartecipata con gli Enti Locali. 

Dopo un breve inquadramento sulla normativa degli Appalti pubblici e sul Sistema di gestione e controllo degli interventi cofinanziati da fondi SIE, il documento passa in rassegna criticità e rilievi osservati dagli organismi di controllo dei fondi SIE e delle corrispondenti correzioni finanziarie applicabili, desumibili dagli "orientamenti" predisposti dalla Commissione europea.

AdA

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Agricoltura: aliquote contributive INPS 2018

Agricoltura: aliquote contributive INPS 2018

Con la circolare n. 44 del 9 marzo 2018, l’INPS ha comunicato le aliquote contributive applicate alle aziende agricole per gli operai a tempo determinato e a tempo indeterminato per l’anno 2018.

In particolare, per l’anno in corso l’aliquota contributiva nel settore agricolo è fissata nella misura complessiva del 28,90%, di cui 8,84% a carico del lavoratore.

Non varia l’aliquota contributiva dovuta al FPLD (Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti) dalle aziende singole o associate di trasformazione o manipolazione di prodotti agricoli zootecnici e di lavorazione di prodotti alimentari con processi produttivi di tipo industriale, di cui alla legge n. 335/1995.

Resta fissata nella misura del 32,30%, di cui 8,84% a carico del lavoratore, pari alla quota raggiunta nel 2011 per effetto dell’aumento di 0,30 punti percentuali previsto dall’articolo 1, comma 769, della legge n. 296/2006.

I contributi INAIL dal 1° gennaio 2018 per gli operai agricoli dipendenti rimangono invariati.

Anche le agevolazioni per zone tariffarie nel settore agricolo di cui all’articolo 1, comma 45, della legge di stabilità 2011 non hanno subito variazioni:

Va tuttavia precisato che tale agevolazione non trova applicazione rispetto al contributo previsto dall’articolo 25, comma 4, della legge 21 dicembre 1978, n 845.

AdA

Scarica la circolare INPS n. 44/2018

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Indicazione d’origine. In Gazzetta l’obbligo per l’etichetta del sugo di pomodoro

Indicazione d’origine. In Gazzetta l’obbligo per l’etichetta del sugo di pomodoro

Dopo la pasta, il riso e il latte, ora arriva anche l’etichetta d’origine per la salsa di pomodoro. È stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.47 del 26-02-2018) il decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro: come conserve, salse, sughi e concentrati. La nuova etichetta, che da oggi viene introdotta in via sperimentale per due anni - nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari e per la pasta - servirà a tutelare oltre 5 miliardi di chili di pomodoro italiano: secondo la Coldiretti nel nostro Paese questa coltivazione occupa circa 72mila ettari e dà lavoro a 8mila imprenditori agricoli e a 120 industrie di trasformazione, dove sono occupate 10mila persone.

Le nuove etichette dovranno indicare sia il Paese di coltivazione sia quello di trasformazione del pomodoro; sono ammesse anche le diciture generiche Ue e Non-Ue. Ad oggi, ricorda sempre la Coldiretti, dai Paesi stranieri arrivano circa 170 milioni di chili di derivati di pomodoro. Oltre un terzo proviene dagli Stati Uniti, mentre solo un quinto arriva dalla Cina.

La prima etichetta d’origine dei pomodori è arrivata nei supermercati nel 2008 ma riguardava solo la passata di pomodoro. Ora, con l’obbligo che si estende a tutti i suoi derivati, solo il 25% dei prodotti alimentari venduti in Italia resta privo di indicazioni d’origine. In pratica un prodotto ogni quattro: tra questi i salumi, le marmellate, i sottoli, i succhi di frutta, il pane e anche il latte in polvere per bambini. L’etichetta sull’origine è invece obbligatoria in Italia per riso e pasta dal 13 febbraio scorso, per i latte e i suoi derivati dall’aprile del 2017 e per il pollo dal 2005. Più in generale, a livello europeo gli obblighi sono scattati nel 2003 per la provenienza dell'ortofrutta fresca e nel 2004 per le uova e per il miele.

Dell’ultimo decreto è soddisfatto Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia e di Confcooperative, che però si dice disposto ad andare anche oltre: «Siamo favorevoli a obbligare le imprese a indicare la provenienza della materia prima anche nei casi in cui la componente pomodoro incida per una percentuale inferiore al 50%». Mentre per Antonio Ferraioli, presidente di Anicav, l'associazione che rappresenta l'industria di trasformazione, «sarà necessaria un’omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria per evitare che la norma abbia un'efficacia limitata soltanto al territorio italiano». L’Italia, infatti, rappresenta il 14% di tutta la produzione mondiale e il 47% del trasformato Ue, e nel 2017 l’export ha raggiunto 1,6 miliardi di euro.

«Con i suoi 3,2 miliardi di euro di giro d’affari - ricorda il presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri - la filiera del pomodoro è una delle più importanti industrie del Paese, sia per volumi produttivi che per fatturato». Mentre per Pietro Minelli, presidente di Agri, «l’Italia ormai è apripista della trasparenza nella produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari».

fonte Sole24Ore 58/18 MC

Scarica il decreto 16 novembre 2017

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Formaggi DOP, una norma UNI per definirne la provenienza

Formaggi DOP, una norma UNI per definirne la provenienza

Appena pubblicata la UNI 11692:2017Analisi dei rapporti tra isotopi stabili di H, C, N e S nel formaggio
È noto quanto sia importante per un prodotto tipico poter apporre la sigla D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) a garanzia non solo di qualità ma anche di provenienza geografica. Nel caso dei formaggi e in particolare di quelli italiani è subito chiaro quanto sia qualificante poter proporre sul mercato un prodotto che riporti il luogo di provenienza.
Risulta quindi molto vantaggioso poter utilizzare dei metodi oggettivi di laboratorio che tramite prove specifiche possano identificare anche la provenienza di un formaggio non solo le sue caratteristiche chimiche.
La norma UNI 11692 descrive un metodo per l’analisi, dei rapporti tra isotopi stabili di idrogeno (H), carbonio (C), Azoto (N) e zolfo (S) mediante tecniche di Spettrometria di Massa Isotopica (IRMS). Il metodo è stato validato utilizzando campioni di formaggi a pasta dura, ma può essere applicato anche ad altri tipi di formaggio, previa verifica del rispetto dei parametri di precisione.
La norma, elaborato dalla commissione “Agroalimentare”, è disponibile sia in formato elettronico sia in formato cartaceo.

mb

Fonte UNI

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Etichetta pomodoro: al via l'obbligo di origine per conserve, sughi e derivati

Etichetta pomodoro: al via l'obbligo di origine per conserve, sughi e derivati

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto è stato firmato il decreto interministeriale per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine dei derivati del pomodoro.

Il provvedimento introduce la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari, per la pasta e per il riso. Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

"Rafforziamo il lavoro fatto in tema di etichettatura in questi mesi - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - Come ho ribadito anche oggi al Commissario europeo Andriukaitis crediamo che questa scelta vada estesa a livello europeo, garantendo la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere. L'Italia ha deciso di non attendere e fare in modo che i cittadini possano conoscere con chiarezza l'origine delle materie prime degli alimenti che consumano. Soprattutto in una filiera strategica come quella del pomodoro l'etichetta aiuterà a rafforzare i rapporti tra chi produce e chi trasforma".

Il provvedimento prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

  1. Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
  2. Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia".

Le indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.

AdA

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Lattosio, glucosio e galattosio: metodo per l’analisi del formaggio

Lattosio, glucosio e galattosio: metodo per l’analisi del formaggio

Con il diffondersi delle intolleranze alimentari diventa sempre più importante proporre cibi adatti ad ogni regime alimentare. Da questa esigenza nasce lo studio della commissione “Agroalimentare” che ha definito la norma UNI/TS 11687. Questa specifica tecnica descrive il metodo per l’analisi nel formaggio a pasta dura del contenuto in lattosio, glucosio e galattosio, mediante sistema di cromatografia liquida ionica con detector amperometrico.
La norma è adatta per formaggi duri il cui processo tecnologico ha determinato una naturale riduzione del lattosio presente nel latte e una successiva metabolizzazione sia di galattosio sia di glucosio ad opera della microflora.
La determinazione del contenuto in zuccheri, richiede l'utilizzo di una strumentazione particolarmente sensibile, in grado cioè di quantificare contenuti decisamente ridotti.
Questa rilevazione può consentire l’identificazione di formaggi adatti per regimi dietetici privi di lattosio. Inoltre, questo tipo di formaggio “dietetico” permette anche una quasi completa metabolizzazione di glucosio e galattosio.
La specifica tecnica cita al suo interno come riferimento normativo ulteriore la UNI EN ISO 707 - Latte e prodotti derivati - Guida per il campionamento.

mb

Fonte UNI

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Microbiologia di alimenti e mangimi per animali. Pubblicata la UNI EN ISO 16654

Microbiologia di alimenti e mangimi per animali. Pubblicata la UNI EN ISO 16654

La Commissione Agroalimentare a seguito dell’interesse manifestato dal mercato e dagli stakeholder ha pubblicato anche in italiano la norma UNI EN ISO 16654 che tratta nello specifico la microbiologia degli alimenti e dei mangimi per alimenti con lo scopo di definire un metodo orizzontale per la ricerca di Escherichia coli O157 negli alimenti e nei mangimi per animali. Questo ceppo entero-emorragico del batterio Escherichia coli è causa di gravi malattie a trasmissione alimentare e può causare anche la morte nonostante la bassa dose infettiva.
Per salvaguardare la salute del personale di laboratorio è essenziale che questo metodo sia effettuato nella sua interezza solo da personale qualificato utilizzando buone pratiche di laboratorio. Naturalmente è necessario rispettare le legislazioni nazionali pertinenti.
La norma è espressamente richiamata nei seguenti documenti internazionali:

  • ISO 6887-1 Microbiology of the food chain -- Preparation of test samples, initial suspension and decimal dilutions for microbiological examination -- Part 1: General rules for the preparation of the initial suspension and decimal dilutions
  • ISO 7218 Microbiology of food and animal feeding stuffs - General requirements and guidance for microbiological examinations

La norma è disponibile sia in formato elettronico sia in formato cartaceo

mb

Fonte UNI

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