fbpx

itenfrdees

Promos Ricerche è un Consorzio senza fini di lucro. SCOPO: La promozione e l’introduzione dell’innovazione in qualsiasi forma e settore. Scopri di più.

News - Ambiente & Energia

News - Ambiente & Energia (409)

Nuovo conto termico: rimborsi più ricchi in base all’efficienza

Conto termicoIl nuovo conto termico, in vigore dal 31 maggio 2016, è più generoso – a parità di intervento – rispetto alla scorsa versione dell’incentivo. Si tratta di un assunto che non può essere generalizzato (esistono singoli casi in cui è vero il contrario), ma che emerge come linea generale in un raffronto tra il prima e il dopo.

La quota percentuale che – restando solo nel mercato dei privati – può ottenere chi sostituisce impianti di climatizzazione o per la produzione di acqua calda sanitaria con altri di nuova generazione, alimentati a fonte rinnovabile, è oggi in media più alta rispetto a quanto avveniva in passato. La novità è di importanza sostanziale e, per una serie di opere, fa crescere l’appeal del conto termico quale alternativa all’ecobonus del 65% (cioè alle detrazioni Irpef e Ires della spesa sostenuta per interventi di efficienza energetica, spalmate in dieci rate annue e legate alla capienza fiscale del contribuente). Anche se c’è da tener conto di altri fattori.

È vero infatti che il conto termico consente un ritorno più rapido dell’incentivo, perché il rimborso viene erogato (su conto corrente) in 2 o 5 annualità (con prima rata a due mesi dall’approvazione della domanda di contributo) oppure in un’unica soluzione quando la cifra spettante non supera i 5mila euro. Ma, d’altra parte, con l’ecobonus si può prevedere (prima dell’esecuzione dei lavori) l’esatto importo del contributo cui si avrà diritto. Informazione per la quale, nel caso del conto termico (dove la domanda va presentata e viene validata solo a lavori conclusi), occorre rivolgersi a un tecnico che applichi algoritmi e, quando previsto, anche i coefficienti premianti per l’intervento.

Per avere una stima della convenienza del conto termico, è però possibile basarsi su una serie di casi tipo: da cui emerge che, a parità di investimento, la versione rivista dal Dm 16 febbraio 2016 è più vantaggiosa della precedente (si vedano gli esempi in grafica). Per chi cambia una caldaia con un sistema a biomasse, i coefficienti riferiti alle emissioni (i cosiddetti Ce che registrano l’efficienza rispetto alle emissioni di particolato e anidride carbonica) sono stati modificati non solo riguardo ai parametri di riferimento, ma anche riguardo alle soglie che danno diritto a un “premio” sull’incentivo (in totale, i livelli sono tre: 1, 1.2 e 1.5).

Così, anche i coefficienti di valorizzazione per le pompe di calore (euro/kWt) sono stati incrementati di quasi il 140% per cento. Tanto che, nell’ipotesi di una casa in Molise, la sostituzione di un generatore a Gpl con una pompa di calore, per una spesa di 9.874 euro, ottiene un rimborso di 4.100 euro, il 41,5% circa del totale. Con il vecchio meccanismo, a pari prestazioni, l’incentivo sarebbe stato invece di 2.050 euro (20,7%).

Pur se è difficile generalizzare, il conto termico – rispetto all’ecobonus – tende a premiare di più chi più investe sull’efficienza e sulla qualità della tecnologia. Ad esempio, per gli apparecchi che producono energia da fonte rinnovabile, gli algoritmi considerano non solo la potenza dell’impianto e la sua efficienza, ma anche le ore di funzionamento stimate in relazione alle zone climatiche in cui viene installato. Inoltre, nel caso dei generatori a biomasse, l’incentivo definito dall’algoritmo può essere aumentato fino al 50% in funzione dei coefficienti “premianti”.

A parità di potenza, riceve maggior sostegno un impianto ubicato in una zona climatica più fredda, dove si prevede un maggior impiego. E per le pompe di calore viene valutato il coefficiente di prestazione della macchina, cioè il suo rendimento. Ci sono poi alcuni interventi, quali l’installazione dei pannelli solari termici, che sono incentivati – se producono di più e a parità di superficie installata – con percentuali molto alte (in rapporto, oltretutto, a una spesa ormai contenuta, vista l’evoluzione del mercato). Anche su opere come la sostituzione di una caldaia con un sistema a biomasse o in pompa di calore è possibile, a fronte di una scelta efficiente, raggiungere un’elevata quota di rimborso in relazione alla spesa sostenuta.

AdA

fonte Sole24Ore 189/16 SR e MCV

Leggi tutto...

Rifiuti. Cantieri e manutenzioni alla prova del nuovo Sistri

SISTRI 2Il nuovo Sistema elettronico per la tracciabilità dei rifiuti (Sistri) delinea alcuni cambiamenti anche per cantieri e attività di manutenzione. Se infatti, dal punto di vista dei rifiuti pericolosi, il regolamento introdotto dal Dm 78 del 30 marzo 2016 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 120 del 14 maggio) conferma sostanzialmente tutte le regole applicate fino a oggi, tratteggia allo stesso tempo importanti aperture verso la semplificazione e lo snellimento procedurale, prevedendo l’emanazione di ulteriori decreti e avviando anche un restyling del perimetro entro cui dovrà essere concepita l’infrastruttura telematica.

A partire dalla sua entrata in vigore, lo scorso 8 giugno, il nuovo Testo unico Sistri ha quindi abrogato il precedente Dm 52/2011. Nello stesso giorno sono state pubblicate sul portale informativo (www.sistri.it) le versioni aggiornate del «Manuale operativo Sistri» e delle «Procedure di iscrizione e gestione del fascicolo azienda».Per quel che riguarda i soggetti obbligati all’iscrizione, l’articolo 4 del Dm 78/2016 fa esplicito richiamo a coloro che sono tenuti ad aderire al Sistri così come indicati dal Dlgs 152/2006 (articolo 188-ter) e dal Dm 24 aprile 2014. La norma fornisce tuttavia un’ulteriore precisazione, chiarendo che i produttori iniziali – in quanto tali, tenuti ad aderire al Sistri – sono obbligati a osservare il sistema anche in qualità di trasportatori iscritti all’albo nazionale dei gestori ambientali in categoria 2-bis o 5: vale a dire i soggetti che trasportano i rifiuti pericolosi da loro stessi prodotti.

Circa i cantieri obbligati al Sistri (quelli con più di dieci dipendenti e che producono rifiuti pericolosi), l’articolo 10, comma 6, del decreto conferma che, se l’attività lavorativa non si protrae oltre i sei mesi e non si dispone di tecnologie adeguate per l’accesso al Sistri, le schede del sistema sono compilate dal delegato della sede legale o dell’unità locale dell’impresa. Inoltre, nel caso di un “cantiere complesso”, che comporta cioè l’intervento di più soggetti, l’attività è calcolata per ciascuno di essi in relazione al contratto del quale è titolare.

L’articolo 13 del Dm 78/2016 conferma inoltre che in caso di rifiuti prodotti da attività di manutenzione o da altra attività svolta fuori dalla sede dell’unità locale, la “scheda Sistri - area registro cronologico” è compilata «dal delegato della sede legale dell’ente o dell’impresa, o dal delegato dell’unità locale che gestisce l’attività». In ordine alla manutenzione delle infrastrutture, effettuata direttamente dal loro gestore oppure tramite terzi, e prevista dall’articolo 230, comma 1, del Codice ambientale (Dlgs 152/2006), il nuovo decreto ribadisce che – se dall’attività derivano rifiuti pericolosi – per i “materiali tolti d’opera” sui quali deve essere effettuata la valutazione tecnica della riutilizzabilità, lo spostamento dei rifiuti effettuato dal manutentore (dal luogo di effettiva produzione fino alla sede legale o dell’unità locale dell’ente o impresa) è accompagnato da una copia cartacea della “scheda Sistri - area movimentazione”. Questa scheda dev’essere scaricata dal portale Sistri, accedendo all’area autenticata, e quindi compilata e sottoscritta dal soggetto che ha effettuato la manutenzione.

Sotto il profilo operativo, per il momento non cambia nulla. I soggetti obbligati all’iscrizione al Sistri e al pagamento dei relativi contributi (compresi i cantieri che rientrano nei parametri dei produttori di rifiuti pericolosi e con forza lavoro superiore a dieci dipendenti) continuano infatti a operare esattamente come prima, almeno fino a quando sarà ridefinita l’infrastruttura telematica secondo le linee guida indicate dall’articolo 23 del Dm 78. Si continua dunque ancora a usare registri e formulari cartacei, affiancandoli alla strumentazione Sistri (chiavette usb, black box, schede, chiavi di accesso e collegamenti online).

Mentre gli errori non sono per adesso perseguibili, perché l’articolo 11, comma 3-bis, del Dl 101/2013 (convertito dalla legge 125/2013 e prorogato dal Dl 210/2015) dispone la moratoria delle sanzioni “gestionali” fino al 31 dicembre 2016. Ed è tale rinvio a indurre impropriamente a parlare della cosiddetta “proroga Sistri”.

AdA

fonte Sole24Ore 175/16 PF

Leggi tutto...

Rinnovabili, al via i nuovi incentivi

rinnovabili incentivi 1Con l’uscita in Gazzetta Ufficiale (n. 150 del 29 giugno) del decreto 23 giugno 2016, sono finalmente operativi gli incentivi alle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico. Il provvedimento incentiva gli impianti eolici (onshore e offshore), idroelettrici, geotermici, a biomassa e biogas, nonché quelli solari termodinamici, ma solo per il 2016 perché dal 2017 cambierà tutto.

Il provvedimento è stato accolto positivamente dalle associazioni delle imprese del settore. Che però non hanno risparmiato qualche critica sul ritardo accumulato. «Si tratta di un decreto - dice Simone Togni, presidente dell’Anev (eolico) - che arriva clamorosamente in ritardo: detto questo non c’è dubbio che darà un po’ di respiro al settore, visto che gli investitori rischiavano di abbandonare il nostro Paese». Dello stesso tenore il commento di Anie Rinnovabili: «Il ritardo accumulato dal decreto di cui era attesa l’efficacia a decorrere dal 1 gennaio scorso - dice Alberto Pinori, presidente dell’associazione - ha bloccato temporaneamente gli investimenti futuri del nostro paese nelle tecnologie “verdi” per supportare la transizione dalle fossili alle rinnovabili».

Ma tornando al decreto, uno sguardo ai numeri. Il budget previsto ammonta a 435 milioni di euro ma in ogni caso occorrerà tenere d’occhio il contatore del Gse che al 31 maggio è puntato a quota 5,553 miliardi di euro e che una volta che toccherà il tetto di 5,8 miliardi chiuderà il rubinetto di questa tornata di agevolazioni. Il limite è fissato come totale delle risorse impegnate dallo Stato, ma con il decreto il contatore girerà solo per l’avvenuta messa in esercizio degli impianti e non più alla mera domanda di incentivo. «È uno degli elementi positivi del provvedimento - commenta Pinori - che si auspica dia una boccata di ossigeno al temuto raggiungimento del tetto di spesa degli incentivi insieme alla possibilità di intervenire sugli impianti in esercizio – anche del fotovoltaico - per manutenzione ed ammodernamento».

Rispetto al Dm 6 luglio 2012 che aveva disciplinato le regole negli anni passati, non cambiano i meccanismi di accesso agli incentivi: gli impianti più piccoli accedono direttamente al bonus facendone richiesta al Gse. Diverso l’iter per gli impianti di media potenza: in questo caso si dovrà fare richiesta al Gse per l’iscrizione in un apposito registro ed entrare così in una graduatoria in base a rigorosi criteri di priorità. Gli impianti in posizione utile, cioè quelli che hanno “le carte in regola” e rientrano nel contingente massimo incentivabile relativo a quella fonte di energia accedono all’incentivo. Infine, gli impianti più grandi (sopra i 5 Mw) partecipano ad aste competitive al ribasso (incentivo a base d’asta con rilanci al ribasso).

Il decreto prevede che entro il 15 luglio il Gse pubblichi le procedure operative, mentre la scadenza per i bandi su registro e aste è fissata al 20 agosto. Il provvedimento poi recepisce le indicazioni chieste dalla Commissione Ue: possono partecipare alle aste anche gli impianti ubicati in altri Stati Ue o extra Ue confinanti con l’Italia coi quali la Ue ha stipulato un accordo di libero scambio, che esportano fisicamente la loro produzione in Italia; incentivo ridotto per gli impianti cui è riconosciuto un contributo in conto capitale; gli impianti idroelettrici che producono energia in base a una concessione di derivazione, se vogliono l’incentivo devono avere l’attestazione dell’Autorità competente che la concessione non pregiudica gli obiettivi di qualità delle acque ai sensi del Dlgs 152/2006; gli impianti geotermici pilota accedono all’incentivo premium e non alla tariffa onnicomprensiva.

In generale gli incentivi sono ridotti rispetto a quelli previsti dal precedente regime del Dm 6 luglio 2012. «In particolare l’eolico - spiega Togni (Anev) - ha subito una notevole contrazione, passando dai 1200 Mw annui del passato ai 400 Mw annui con il regime attuale». Infine, gli impianti ammessi nelle vecchie graduatorie ai sensi del Dm 6 luglio 2012 che non erano riusciti a entrare in esercizio nei tempi previsti sono “ripescati” potendo godere del nuovo incentivo decurtato del 6 per cento.

AdA

Vai al Decreto 23 giugno 2016 (permalink)

fonte Sole24Ore 179/16 FL e FP

Leggi tutto...

Ambiente e clima: nasce la "Piattaforma delle Conoscenze" per acquisire buone pratiche

piattaforma conoscenzeNon una semplice vetrina di best practices, ma un repertorio cui attingere per l'utilizzo di soluzioni già testate e rapidamente utilizzabili. Il Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare rende noto che è online il nuovo portale del ministero nel quale sono raggruppati progetti innovativi in campo ambientale e climatico.

Il portale permette di consultare ed acquisire soluzioni innovative sull’approccio ai cambiamenti climatici, per la gestione dei rifiuti, per la tutela della biodiversità e del bene acqua, per l'ambiente urbano, per l'energia, il suolo e l'uso efficiente delle risorse. Tali soluzioni sono già sperimentate nelle città italiane attraverso i numerosi progetti finanziati in campo ambientale.

Il portale - realizzato dalla Direzione generale per lo Sviluppo sostenibile, il danno ambientale e per i rapporti con l’Unione europea e gli organismi internazionali (SVI) del Ministero dell’Ambiente e collegato al sito www.minambiente.it - non è una semplice vetrina di best practices, ma un repertorio cui attingere per l’utilizzo di soluzioni già testate e rapidamente utilizzabili. I progetti, corredati di schede tecniche e forniti di linee guida, verranno raggruppati in 8 settori tematici. Gli utenti potranno effettuare ricerche nel database attraverso parole chiave per temi, area geografica, programma e anno di riferimento.

Uno strumento dunque di knowledge management, che punta a valorizzare le tante esperienze virtuose realizzate in Italia, informando e coinvolgendo i soggetti istituzionali, gli operatori del territorio e gli stakeholder pubblici e privati. Una guida utile per chi, a diverso titolo, progetta nuovi interventi improntati alla sostenibilità ambientale, suggerendo gli strumenti finanziari disponibili.

Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti "La Piattaforma delle Conoscenze vuole essere un hub di esperienze e di innovazione in campo ambientale. Dobbiamo fare in modo che le migliori idee "green" non restino esempi sparsi sul territorio o singoli casi di scuola, ma siano estesi su tutto il territorio nazionale e rappresentino anche oltre i nostri confini la capacità italiana di innovare puntando sul valore dell’ambiente".

Entro la fine del 2016 la Piattaforma, che sbarcherà anche sui social network con campagne di comunicazione ad hoc, conterrà 200 buone pratiche, un numero destinato a crescere con l’acquisizione dei progetti che verranno man mano conclusi, fino ad arrivare ad almeno 450 best practices entro la fine dell’attuale periodo di programmazione 2014-2020.

AdA

Vai alla Piattaforma delle Conoscenze

Fonte Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare

Leggi tutto...

Fotovoltaico: da gennaio l’iter semplificato per installazioni fino a 20 kW

impianto fotovoltaicoModello unico fotovoltaico, i primi passi. In vigore dallo scorso 24 novembre, la procedura semplificata per l’autorizzazione dei piccoli impianti di produzione di energia elettrica, aderenti o integrati sui tetti degli edifici, è pienamente operativa. E a dimostrarlo sono i dati forniti dal Gse (Gestore dei servizi energetici) che, da gennaio a oggi, ha ricevuto dai gestori di rete 600 richieste di attivazione del servizio di scambio sul posto e ha stipulato quasi 200 convenzioni.

Tuttavia, a frenare l’impiego della nuova procedura – che snellisce i passaggi per installare i sistemi domestici – è anche la scarsa conoscenza del modello stesso. Secondo Anie (associazione confindustriale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche) esiste un problema di scarsa informazione, anche a livello comunale, che inceppa il buon funzionamento di un meccanismo di per sé virtuoso.

Approvato dal ministero dello Sviluppo economico con il decreto del 19 maggio 2015 (che agisce su norme preesistenti), il modello è denominato “unico” perché sostituisce tutta la modulistica eventualmente adottata dai Comuni, dai gestori di rete (ad esempio Enel) e dal Gse, e riduce i diversi adempimenti finora previsti a due soli passaggi: la comunicazione preliminare e quella di fine lavori. Entrambi i passaggi possono oggi essere indirizzati a un solo soggetto, cioè l’impresa distributrice sulla cui rete insiste il punto di connessione esistente, che si incarica di svolgere il ruolo di interfaccia unitaria con tutti gli altri soggetti coinvolti nell’iter autorizzativo.

La semplificazione è riservata agli impianti di piccola taglia, con potenza nominale fino a 20 kW e comunque non superiore a quella già disponibile in prelievo. Impianti aderenti o integrati ai tetti con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda, installati presso clienti finali già dotati di punti di prelievo in bassa tensione (dove non ci sia ulteriore produzione fotovoltaica), e per i quali sia richiesto l’accesso al regime di scambio sul posto.

«La procedura – commenta Davide Valenzano, responsabile degli Affari regolatori del Gse – è notevolmente snellita rispetto al passato. Prima dell’inizio dei lavori, chi intende realizzare l’impianto compila una comunicazione preliminare che viene trasmessa, per via informatica, al gestore della rete. Un passaggio che sostituisce ogni adempimento autorizzativo. Allo stesso modo, al termine dei lavori va poi inviata la seconda parte del documento, che comprende dati tecnici sull’impianto, la dichiarazione di conformità alle disposizioni normative di riferimento e la presa visione e accettazione del regolamento di esercizio e del contratto di scambio sul posto con il Gse».
Il modello, spiega lo stesso Gse, sta iniziando a funzionare. «Il flusso di domande processate dai gestori di rete, che sono oltre un centinaio in Italia, è partito da gennaio. Certo – prosegue Valenzano – come tutte le nuove procedure, per tirare bilanci complessivi bisogna ancora attendere».

In concreto, non mancano però le difficoltà. Soprattutto perché chi dovrebbe applicare la norma dimostra spesso di non conoscerla a fondo. Durante questi primi mesi di applicazione, si sono infatti registrati casi di pratiche interrotte per la richiesta di documentazioni aggiuntive (fotografie, planimetrie, schemi dell’impianto), che il gestore della rete non era in realtà tenuto a presentare e che sono “ricadute” sull’utente finale. Il tutto evidentemente in contrasto con lo spirito di semplificazione della disciplina. Un altro tipo di ostacolo è poi nato intorno alla questione dell’autorizzazione paesaggistica che, come chiarito anche dallo stesso decreto del Mise, non è invece richiesta per l’installazione degli impianti in edilizia libera o soggetti a Dia (cioè quelli trattati dal modello unico), se non in casi di vincolo peculiari.

«A complicare la situazione – commenta Alberto Pinori, presidente di Anie – c’è sicuramente il fatto che, come spesso accaduto in Italia in altri casi simili, il modello unico è contenuto in una norma non redatta ex novo, ma che a sua volta rimanda ad altre norme precedenti. Questo, aggiunto alla scarsa conoscenza dello strumento da parte di alcun funzionari degli enti locali, ha favorito in certi casi gli impedimenti, obbligando i titolari a rinunciare all’uso del modello unico. In fin dei conti, un’occasione mancata, pur in presenza di una procedura che costituisce una reale semplificazione per gli utenti».

AdA

fonte Sole24Ore 144/16 SR e MCV

Leggi tutto...

Sistri, dall’8 giugno in vigore. Primo passo per la svolta

SISTRI 2Comincia il nuovo corso del Sistri (Sistema elettronico di tracciabilità dei rifiuti) anche se per ora, in attesa di futuri decreti e nuovi gestori dell’infrastruttura telematica, tutto rimane quasi uguale. Infatti, il giorno 8 giugno è entrato in vigore il nuovo “testo unico Sistri” previsto al Dm 30 marzo 2016, n. 78 che, con decorrenza immediata, abroga il precedente Dm 18 febbraio 2011, n. 52.

Il Sistema si conferma per i rifiuti pericolosi. La gestione dei processi e dei flussi informativi è affidata ai Carabinieri. Un decreto stabilirà come connettere gli altri organi di controllo. L’interconnessione con il Corpo forestale dello Stato, per ora, è oggetto del Dm 15 gennaio 2015. Con sentenza 11 maggio 2016, n. 5569 il Tar Lazio ha dichiarato inammissibile, per carenza di interesse, il ricorso presentato da Selex Se.Ma. (attuale gestore Sistri) contro il bando con cui Consip ha indetto la gara per il nuovo affidamento del Sistri.

Le grandi aspettative delle imprese per un Sistri semplificato non sono contenute in questo nuovo testo, che però getta le basi affinché l’esperienza della tracciabilità elettronica dei rifiuti si trasformi in qualcosa di gestibile, almeno per giustificare i costi che le imprese sopportano. Sotto il profilo operativo, dall’8 giugno – dunque - non cambia nulla; gli obbligati all’iscrizione al Sistri e al pagamento dei contributi (il termine per il 2016 è scaduto lo scorso 30 aprile), continuano a operare come prima e così faranno fino al restyling dell’infrastruttura telematica secondo le linee guida date dal decreto in esame.

Quindi, continueranno a usare registri e formulari cartacei, affiancando l’apparato procedurale Sistri fatto di chiavette, black box, schede, chiavi di accesso e collegamenti online che si interrompono entro pochi minuti. Gli errori per il momento non sono perseguibili poiché l’articolo 11, comma 3-bis, Dl 101/2013 (legge 125/2013) dispone la moratoria delle sanzioni “gestionali” fino al 31 dicembre 2016. Per il futuro, l’articolo 23 del nuovo testo recepisce le doglianze espresse per anni dalle imprese. Tale articolo traccia il solco invalicabile all’interno del quale il gestore del sistema che vincerà la gara in corso dovrà operare evitando anche sovrastrutture rivendute come necessarie per la difesa dell’ambiente. È il caso delle black box: si sovrappongono ai sistemi Gps e nulla aggiungono alla tutela dell’ambiente. Il perimetro del futuro gestore, in attuazione dell’articolo 11, comma 9-bis, Dl 101/2013, dispone che le procedure di affidamento del Sistri “assicurano”: sostenibilità dei costi; interazione con banche dati in uso alla Pa; interoperabilità con i gestionali delle imprese e generazione automatica del Mud; razionalizzazione e semplificazione del sistema, con l’abbandono dei dispositivi Usb per i trasportatori e delle black box e individuazione di strumenti idonei.

Si aggiungono: tenuta in formato elettronico di registri e formulari con compilazione in modalità offline e trasmissione asincrona dei dati. La riproposizione dei formati di registro e formulario facilita gli operatori che si confrontano con modelli conosciuti da tempo ed è fondamentale quando gli obbligati al Sistri si interfacciano con i non obbligati che continuano a produrre registri e formulari cartacei: se i formati non sono identici, si moltiplicano dati, errori e complicazioni. La trasmissione asincrona sarà il vero punto di svolta; infatti, oggi è previsto che l’impresa si colleghi al server Selex Se.Ma. e invii i dati in contemporanea con l’operazione che si fa con i rifiuti. Quindi, deve connettersi più volte al giorno e ripetere le procedure. Se la connessione non è disponibile, l’impresa deve rinviare la compilazione delle schede o mettere in atto complicate procedure alternative. La trasmissione asincrona invece, consente all’operatore di memorizzare i dati in locale (anche per più operazioni) e inviarli in unica soluzione a fine giornata quando la connessione è più agevole.

AdA

fonte Sole24Ore 156/16 PF

Leggi tutto...

Fondi Ue per sviluppare il fotovoltaico: contributo del 70% dei costi

fotovoltaicoCon un invito a presentare progetti di circa 124 milioni, la Commissione europea, attraverso il super programma quadro Horizon 2020, punta a migliorare la competitività dell’indutria del fotovoltaico. L’invito, dal titolo “Migliorare la competitività della produzione industriale europea del fotovoltaico” (LCE-09-2016) fa parte del pilastro “ Sfide della società” e rientra nel programma “Energia efficiente, sicura e pulita “ di H2020: il budget ammonta a 123.660.000 euro e scade l’8 settembre.

L’industria manifatturiera fotovoltaica europea ha dovuto affrontare una forte concorrenza straniera negli ultimi anni, fattore che ha portato ad una drastica riduzione della sua capacità produttiva. La sfida è quindi quella di sviluppare soluzioni costruttive innovative che migliorino notevolmente la competitività europea in questo settere in modo da contribuire a recuperare una parte del potenziale mercato a livello mondiale, grazie alla creazione di catene di produzione più sicure e sostenibili per il mercato. Potranno ottenere sovvenzioni i progetti riguardanti l’istituzione di linee pilota in grado di realizzare i processi produttivi ottimizzati e innovativi, lo sviluppo su misura di apparecchiature per le tecnologie fotovoltaiche. Ma anche attività di formazione e scambio di conoscenze.

L’invito finanzia esclusivamente “azioni innovative” – per le quali il contributo dell’Ue è pari al 70% dei costi eleggibili - per prodotti, per processi o servizi nuovi, modificati o migliorati. A tal fine le attività possono comprendere prototipazione, testing, dimostrazione, sperimentazione, validazione del prodotto su larga scala e le prime applicazioni commerciali. Una dimostrazione o sperimentazione mira a convalidare la fattibilità tecnica ed economica di una tecnologia, prodotto, processo, servizio o soluzione in un ambiente operativo nuovo o migliorato, industriale o altro, coinvolgendo nel caso, un prototipo o dimostratore su larga scala. Il progetto si dovrebbe collocare sulla scala di prontezza tecnologica («Technology readiness level») tra 5-7. Il «Technology readiness level » è il valore che indica il grado di maturità di una tecnologia e si sviluppa su 9 livelli: 1) osservazione dei principi di base; 2) formulazione dell’idea concettuale; 3) dimostrazione dell’idea concettuale; 4)validazione della tecnologia in laboratorio; 5)validazione della tecnologia nell’ambiente di riferimento; 6) dimostrazione della tecnologia; 7) prototipizzazione della tecnologia; 8) tecnologia completa e qualificata; 9) commercializzazione. È questa la scala adottata dalla Commissione europea per definire dove si colloca l’attività di ricerca e sviluppo.

Per ottenere i finanziamenti messi a disposizione da Horizon 2020 è fondamentale rispettare una serie di regole: prima di tutto possono partecipare le persone giuridiche (imprese, piccole o grandi, enti di ricerca, università) situate in almeno tre diversi Paesi dell’Ue, nei paesi dello Spazio economico europeo (Norvegia, Islanda e Liechtenstein), in uno dei Paesi in via di adesione o dei Paesi terzi selezionati che soddisfano alcuni criteri definiti. I finanziamenti si basano - salvo sporadiche eccezioni - sul requisito della transnazionalità, ossia un progetto deve avere per obiettivo lo scambio di esperienze, il trasferimento di buone prassi da un’organizzazione all’altra, oppure la cooperazione nella progettazione e nell’attuazione di azioni. Inoltre, trattandosi di un programma settennale si prevede che possano verificarsi cambiamenti significativi del contesto economico e politico più ampio nel corso dell’esecuzione del programma. La Commissione ha aperto il programma a un maggior numero di partecipanti in tutta Europa, valutando l’opportunità di sinergie con i finanziamenti della politica di coesione dell’Ue.

AdA

fonte Sole24Ore 151/16 MAC

Leggi tutto...

Conto Termico 2.0 al via

Conto-termico-2 0Entrato in vigore ieri, 31 maggio, il nuovo Conto termico che mette a disposizione 900 milioni di euro all’anno per incentivare la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per piccoli impianti. È inoltre operativo anche il nuovo Portaltermico, per le sole richieste in accesso diretto. Per facilitare l'utilizzo del portale il GSE, nella pagina web dedicata al Conto Termico 2.0, ha messo a disposizione la Guida all’utilizzo dell’applicazione web Portaltermico, rinnovata secondo il DM 16 febbraio 2016.

Il nuovo Conto Termico è un meccanismo, nel suo complesso, rinnovato rispetto a quello introdotto dal decreto del 2012. Oltre ad un ampliamento delle modalità di accesso e dei soggetti ammessi (sono ricomprese oggi anche le società in house e le cooperative di abitanti), sono stati introdotti nuovi interventi di efficienza energetica. Le variazioni più significative riguardano anche la dimensione degli impianti ammissibili, che è stata aumentata, mentre è stata snellita la procedura di accesso diretto per gli apparecchi a catalogo.

Altre novità riguardano gli incentivi stessi: sono infatti previsti sia l’innalzamento del limite per la loro erogazione in un'unica rata (dai precedenti 600 agli attuali 5.000 euro), sia la riduzione dei tempi di pagamento che, nel nuovo meccanismo, passano da 6 a 2 mesi.

Con il Conto Termico 2.0 è possibile riqualificare i propri edifici per migliorarne le prestazioni energetiche, riducendo i costi dei consumi e recuperando in tempi brevi parte della spesa sostenuta. Inoltre, il CT 2.0 consente alle PA di esercitare il loro ruolo esemplare previsto dalle direttive sull’efficienza energetica e contribuisce a costruire un “Paese più efficiente”.

AdA

Scarica la documentazione

Leggi tutto...

Nuova ISO 14001: la Linea Guida UNI-CONFORMA

LINEA GUIDA UNI CONFORMA 14001UNI ha annunciato la pubblicazione della Linea Guida UNI-CONFORMA ISO 14001:2015, in vigore dal 18 maggio, che ha lo scopo di fornire sintetiche indicazioni di carattere pratico applicativo per gli auditor degli Organismi di Certificazione sui principali elementi da considerare per la verifica dei requisiti previsti dalla ISO 14001:2015.

Particolare attenzione nella stesura del documento è stata dedicata alle novità introdotte dalla nuova edizione della UNI EN ISO 14001: analisi del contesto, approccio basato sul rischio, prospettiva del ciclo di vita.

È stata condotta, inoltre, una rilettura ragionata dei criteri già presenti nella precedente edizione e riproposti in chiave migliorativa nell'edizione 2015, alla luce dell'impostazione complessiva del nuovo standard che richiede un'effettiva integrazione del Sistema di Gestione Ambientale nei processi di business dell'Organizzazione, con il pieno supporto del top management.

La Linea Guida è diretta anche alle Organizzazioni certificate/certificande che potranno utilizzare queste informazioni per orientarsi nel percorso di adeguamento alla nuova norma.

AdA

Leggi tutto...

Pesticidi in acqua: il Rapporto nazionale ISPRA

rapporto pesticidi ispraSul sito dell'Ispra è stato pubblicato il Rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi nelle acque, che riporta i risultati del monitoraggio nazionale e regionale dei pesticidi nelle acque superficiali e sotterrane, svolto negli anni 2013-2014.

Frutto di una complessa attività che coinvolge le Regioni e le Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, si tratta di uno strumento di raccolta delle informazioni sulla qualità della risorsa idrica in relazione ai rischi di tali sostanze.
I dati provengono dalle Regioni e Agenzie regionali e l'ISPRA volge un compito di indirizzo tecnico-scientifico e valutazione delle informazioni, presentando poi nel Rapporto sia i risultati del monitoraggio nazionale che i risultati nel dettaglio regionale.

Oltre ai dati statistici sulla presenza di pesticidi nelle acque, in termini di frequenza di ritrovamento e distribuzione delle concentrazioni, sono valutati i livelli di contaminazione ottenuti per confronto con i limiti di qualità ambientale stabiliti a livello europeo e nazionale.

Il rapporto esamina le situazioni più critiche di contaminazione, dovute alla presenza di specifiche sostanze. Analizza l'evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003. Viene esplorata inoltre la presenza di miscele di sostanze nei campioni, che danno origine al fenomeno della poliesposizione.

Il Rapporto include una breve trattazione sull'evoluzione storica dei pesticidi in relazione alla loro modalità di azione e utilizzo. Illustra inoltre le possibili vie di esposizione dell'uomo ai pesticidi, attraverso l'ambiente.

AdA

Scarica il Rapporto

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS