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Packaging, da Comieco 35 mila euro le invenzioni migliori

Packaging, da Comieco 35 mila euro le invenzioni migliori

Packaging in carta e cartone, innovazione come motore dell’economia circolare e sostenibilità: sono questi gli elementi che qualificano il nuovo Bando Invenzioni di Comieco che vuole valorizzare e premiare le migliori invenzioni sostenibili sviluppate nel settore dell’imballaggio cellulosico.

Nell’era dell’economia circolare, la sfida per le aziende produttrici di imballaggi si intensifica: l’obiettivo è quello di coniugare sostenibilità e innovazione per progettare imballaggi funzionali con il minore spreco possibile di risorse e una crescente attenzione all’uso delle risorse.

In questo contesto si inserisce Comieco Factory, il programma di innovazione di Comieco che, da sempre impegnato in attività di prevenzione, vuole incoraggiare e diffondere tra le imprese una cultura di sostenibilità ambientale e valorizzare tutte le azioni volontarie che le imprese mettono in atto per lo sviluppo di imballaggi ecosostenibili in carta e cartone.

Aperto a tutti i soggetti, imprese e professionisti, che abbiano depositato in Italia dal 2014 ad oggi un brevetto per imballaggi cellulosici che possiedano caratteristiche di sostenibilità, il bando Invenzioni di Comieco prevede l’assegnazione di 3 premi per un ammontare di 35.000 euro da destinare ai migliori brevetti per invenzioni (20.000 euro), brevetti per modelli di utilità (10.000 euro) e registrazioni di disegni e modelli (5.000 euro) che riguardino il packaging o soluzioni a esso applicabili con benefici misurabili in termini ambientali.

La commissione di valutazione, composta da Comieco, Assocarta, Assografici e Aticelca, esaminerà tutte le invenzioni presentate entro il 30 settembre 2018 sulla base di molteplici criteri di selezione: dal risparmio della materia prima e l’impiego di materia prima riciclata nella realizzazione del pack, alla semplificazione del sistema di imballo e del suo riciclo, sino all’ottimizzazione logistica o dei processi produttivi per ridurre sprechi e consumi energetici.

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Promossa la ricerca per sviluppare l’industria sostenibile: da Horizon 2020 nuovi finanziamenti

Promossa la ricerca per sviluppare l’industria sostenibile: da Horizon 2020 nuovi finanziamenti

Alla sostenibilità industriale il programma Horizon 2020 ha destinato per il prossimo anno 211 milioni di euro. Sono nove gli inviti aperti, su un totale di diciannove, tutti lanciati lo scorso 31 ottobre e destinati a Pmi e università europee. Le scadenze sono fissate per il 23 gennaio e il 22 febbraio prossimo. I finanziamenti rivolti alle Pmi sono quelli che sostengono azioni innovative (Innovation action) e coprono il 70% dei costi ammissibili. Invece le università possono presentare progetti di ricerca e innovazione (Research and innovation action) e in questo caso ottenere un finanziamento pari al 100% dei costi.

Quattro i filoni tematici: il primo riguarda lo sviluppo di processi di sostenibilità industriale. L’obiettivo è quello di contribuire a rafforzare ulteriormente la leadership globale dell’industria europea attraverso una combinazione di tecnologie innovative ed ecocompatibili, ridurre al minimo il consumo di risorse energetiche e di rifiuti per sostenere lo sviluppo dell’economia circolare e combattere il cambiamento climatico. I tipi di industrie a cui si rivolge questa azione - e che possono quindi presentare progetti - sono in particolare quelle che hanno un impatto con l’ambiente, ossia le industrie della ceramica, quelle che trattano prodotti chimici, minerali, metalli non ferrosi, acciaio. Questi settori industriali sono caratterizzati da un’alta dipendenza dall’energia nelle loro tecnologie di produzione e trasformazione. Verranno finanziati quindi progetti in grado di ridurre al massimo questa dipendenza.

Otterranno sostegno – in secondo luogo - i progetti che puntano a catalizzare l’economia circolare, ossia procedere alla sostituzione progressiva dei prodotti derivati da combustibili fossili per decarbonizzare i processi industriali. Le attività dovranno contribuire a rendere l’economia circolare una realtà grazie a processi industriali più efficienti e sostenibili.

Produrre energia pulita tramite materiali innovativi e studiare specifiche tecnologie di produzione di energia, nonché soluzioni di stoccaggio energetico, basate su materiali avanzati e nanotecnologie, in linea con la comunicazione della Commissione europea sull’accelerazione dell’innovazione energetica pulita. Questo il terzo ambito che verrà finanziato. Quindi un sostegno per ricerca sui nuovi materiali per l’immagazzinamento di energia e per la produzione di energia sostenibile. E per finire il settore delle costruzioni, che ha un impatto cruciale sul consumo di energia e sulle emissioni di carbonio nell’Unione europea. L’obiettivo è decarbonizzare il parco immobiliare dell’Ue entro il 2050: dagli edifici a energia quasi zero ai distretti a energia positiva.

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fonte Sole24Ore 311/17

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Sostenibilità poco trasparente: la qualità del CSR Reporting deve migliorare

csr reportingComunque la si voglia giudicare quanto a risultati, la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici ha avuto l’indubbio merito di riportare il tema della sostenibilità al centro dell’attenzione dei grandi decisori mondiali. Il livello di attenzione, di condivisione, di responsabilità sono di gran lunga cresciuti e, quanto meno nella capacità di alert, si sono rafforzate le cinghie di trasmissione con e tra i diversi stakeholders, in primis attori pubblici, organizzazioni della società civile e mondo delle imprese.

Le politiche di sostenibilità, però, non hanno solo problemi di identificazione, pianificazione strategica e realizzazione, ma anche di rendicontazione. E sotto questo profilo, se è indubbio che il Csr Reporting è ormai la regola tra i grandi gruppi globali, è altrettanto vero che la qualità non sta migliorando in modo sostanziale e, per di più, la crescita è trainata dall’area asiatica, dove sono recentemente entrate in vigore norme di legge ad hoc. Il che significa che a comandare il gioco è la regulation più che l’impulso autonomo delle società.

Ad affermarlo è il Rapporto biennale del network Kpmg sul “Corporate Responsibility Reporting” delle prime 250 aziende mondiali (G250), pubblicato con indubbia tempestività alla conclusione dei lavori della Conferenza di Parigi. L’analisi è tra le più accreditate in materia, sia perché l’arco temporale della ricerca conta ormai oltre vent’anni di rilevazioni (la prima indagine risale al 1993), sia perché le 250 multinazionali classificate hanno una reale, rilevante influenza sul trend globale e rappresentano la scrematura di un ben più vasto campione di 4.500 società di 45 Paesi, tra cui l’Italia.

Secondo l’indagine, benché l’80% dei gruppi fornisca una qualche rendicontazione sul tema delle emissioni inquinanti, la tipologia e la qualità delle informazioni riportate risultano ancora troppo eterogenee, talvolta prive della necessaria consistenza. Per esempio, nei bilanci di sostenibilità circa la metà delle G250 riportano target di riduzione di gas serra senza spiegare in modo dettagliato né come questi obiettivi sono stati selezionati, né come saranno raggiunti.

Per quanto riguarda le emissioni di carbone, cui viene dedicato un focus specifico, «c’è chiaramente bisogno di migliorare, e sarebbe davvero utile poter disporre di linee guida globali sul Reporting», afferma Wim Bartels, responsabile dell’area Sustainability per l’intero network Kpmg. Per la verità qualche cosa si sta muovendo: il Financial Stability Board, per esempio, ha proposto una task force per incrementare la trasparenza, mentre il Cdsb, acronimo del Climate Standards Disclosure Board, ha emanato linee guida volontarie. Tuttavia, insiste Bartels, «le società non devono essere lasciate sole nell’immaginare la rendicontazione: tutti gli stakeholders, dagli investitori ai regolatori pubblici, hanno un ruolo da giocare».

In tema di emissioni inquinanti, le aziende europee presentano la migliore qualità dell’informazione, mentre le cinesi risultano le meno trasparenti. A livello settoriale, al top della graduatoria sulla rendicontazione ci sono le società dei trasporti; all’opposto, nell’industria mineraria e chimica ancora oggi un’impresa su cinque non produce alcun report. Di un certo interesse anche l’analisi sull’arco di tempo dichiarato per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni: la maggioranza delle aziende (55%) si concentra fra i 6 e i 12 anni, mentre gli obiettivi delle politiche pubbliche, tarati per lo più sul 2030, hanno un timeframe più lungo.

Lo studio prende in considerazione anche l’andamento generale dell’informativa sulla Csr. Per quanto possa sembrare paradossale, i progressi più rilevanti nell’ultimo biennio si sono registrati nell’area Asia-Pacifico, dove sono entrate in vigore norme con forza di legge. «In realtà – spiega Piermario Barzaghi, responsabile dell’area Sostenibilità in Kpmg Italia – queste misure si devono in gran parte alla spinta dei Paesi più sviluppati che, dovendo gestire il rischio reputazionale connesso alle catene di fornitura, hanno convinto gli emergenti a politiche più attive».

Sta di fatto che, nella graduatoria globale sui tassi di pubblicazione della reportistica, una pattuglia di Paesi orientali (India, Indonesia e Malesia) ha affiancato le tradizionali punte avanzate della trasparenza, Gran Bretagna, Francia e Norvegia, oltre al Sudafrica, dove la quota raggiunge il 99% - ma, anche in questo caso, per effetto di normative vincolanti. Quanto all’Italia, si colloca al 22° posto su 45 Paesi considerati.

«Siamo molto lontani dalle situazioni migliori – commenta Barzaghi – soprattutto per la mancanza di obiettivi e standard condivisi. Ora però abbiamo una grande opportunità, rappresentata dal fatto che anche il nostro Paese deve recepire la direttiva comunitaria sul non financial reporting, che entrerà in vigore nel 2017. Sarà l’occasione per capire se, oltre alle parti, anche il Governo e il Parlamento credono realmente nell’importanza della trasparenza e intendono incentivarla».

AdA

fonte Sole24Ore 344/15 E.S.

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Sostenibilità dei biocarburanti e bioliquidi

soste biocarRecentemente pubblicata la norma UNI CEN/TS 16214-2Criteri di sostenibilità per la produzione di biocarburanti e bioliquidi per applicazioni energetiche - Principi, criteri, indicatori e verificatori - Parte 2: Valutazione di conformità inclusi la catena di custodia e il bilancio di massa” che definisce gli aspetti pratici che i produttori di biocarburanti e bioliquidi devono seguire per poter dimostrare che i loro prodotti sono sostenibili.
A livello nazionale il documento è stato integrato con altre due specifiche tecniche: la UNI/TS 11429 “Qualificazione degli operatori economici della filiera di produzione di biocarburanti e bioliquidi” e la UNI/TS 11441 “Gestione del bilancio di massa nella filiera di produzione di biocarburanti e bioliquidi” che, dettagliando ulteriormente la materia, vanno a integrare quello che il DM 23 gennaio 2012 definisce come “Sistema nazionale di certificazione per biocarburanti e bioliquidi”.
Il tema della sostenibilità dei biocarburanti e bioliquidi viene di fatto introdotto nel quadro legislativo e normativo europeo grazie alla direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. La direttiva RED - Renewable Energy Directive, richiede che biocarburanti (carburanti di origine biogenica destinati all’autotrazione) e bioliquidi (combustibili di origine biogenica destinati alla produzione di energia termica e/o elettrica) possano essere contabilizzati dai Paesi membri ai fini degli obiettivi fissati al 2020 solo se sostenibili.
Gli enti di normazione e vari istituti di ricerca europei si sono attivati per fornire al mercato degli strumenti adatti e condivisi (nel caso delle norme tecniche) per poter calcolare i risparmi di gas a effetto serra e per aiutare gli operatori a gestire le filiere produttive e a dimostrare il rispetto dei requisiti richiesti.

 Il Consorzio Promos Ricerche, quale punto di riferimento territoriale degli Enti Normatori italiani UNI e CEI, offre, presso i propri uffici, la consultazione gratuita della normativa tecnica dei principali Enti Normatori (UNI, CEI, ISO, IEC, CENELEC, CEN, DIN, BSI, AFNOR, ecc.).

mb

Fonte UNI

 

 

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Dal Ministero dell'Ambiente una guida per il risparmio di carburante nelle autovetture

guida risparmio carburanteDisponibile sul sito del Ministero dell’Ambielte la “Guida al risparmio di carburante delle autovetture” - edizione 2014, la cui pubblicazione è prevista dalla direttiva 1999/94/CEE, recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica 17 febbraio 2003, n. 84. La guida fornisce ai consumatori informazioni utili per un acquisto consapevole di autovetture nuove, con lo scopo di contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e al risparmio energetico.
La guida, approvata con decreto interministeriale del Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e delle Infrastrutture e Trasporti, è pubblicata anche sui siti Internet degli altri Ministeri interessati.
Il trasporto, la cui domanda è in forte espansione, rappresenta un settore critico per il raggiungimento degli obbiettivi di Kyoto in quanto è responsabile di una parte significativa del consumo totale di energia. I fattori che determinano tali livelli elevati di emissioni di gas serra sono legati in parte alle prestazioni dei singoli modelli di autovettura in termini di consumi ed emissioni di CO2 e in parte alle elevate percorrenze annue dei veicoli e allo stile di guida del conducente.
La guida contiene un elenco di tutti i modelli di autovetture commercializzate al 15 marzo 2014, con i rispettivi consumi ed emissioni di CO2, una lista dei modelli a più basse emissioni, divisi per alimentazione a benzina, a gasolio, a bifuel (con utilizzo di GPL o metano) e a propulsione elettrica e ibrida, nonché consigli utili agli automobilisti per guidare in modo ecologico ed economico.

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mb

Fonte: Ministero Ambiente

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Sistemi geotermici a pompa di calore. Qualificazione delle imprese geotermiche secondo la UNI 11517:

geotermicoNell’ambito di un utilizzo migliore (ovvero più sostenibile) delle risorse, i sistemi geotermici a pompa di calore possono ricoprire un ruolo molto importante: questo genere di impianti, infatti, funziona estraendo calore dalla terra in inverno e reintroducendolo in estate, migliorando il comfort dell’edificio cui sono collegati, con il solo utilizzo di energia elettrica.
Questa tecnologia, se venisse sfruttata adeguatamente, avrebbe diversi vantaggi, sia dal punto di vista energetico che economico, sul sistema nazionale. Tuttavia, proprio in quanto mercato emergente, vi è un rischio più che meramente teorico di possibili deviazioni rispetto alle BAT (migliori tecniche) di progettazione e realizzazione disponibili sul mercato.
Per questo motivo il CTI, in collaborazione con Regione Lombardia, ha sviluppato un pacchetto di norme per indirizzare gli operatori su un percorso di miglioramento, fornendo altresì gli strumenti necessari a un corretto sviluppo di questi sistemi.
Ultima pubblicata tra queste norme è la UNI 11517:2013 “Sistemi geotermici a pompa di calore - Requisiti per la qualificazione delle imprese che realizzano scambiatori geotermici”, che fornisce i requisiti che un’impresa deve soddisfare per poter essere qualificata. Queste competenze sono state reputate le minime conoscenze necessarie a una ditta per poter essere in grado di lavorare in questo mercato in maniera:

  • responsabile, sia per l’ambiente che per il committente
  • funzionale, sia per il progettista che per gli installatori
  • trasparente, per le amministrazioni e i controllori.

La norma fornisce una serie di elementi utili alle imprese interessate alla qualificazione per identificare quei settori in cui devono svilupparsi per offrire un servizio completo e di qualità, specificando quali sono i requisiti e le capacità (tecnica, organizzativa, economico-finanziaria e di gestione) che devono possedere e quali attività devono fornire.
In aggiunta, la norma fornisce tutta una serie di tabelle la cui compilazione permette una veloce fotografia della società; l’appendice B, in particolare, fornisce la lista di controllo per la pianificazione, realizzazione e controllo delle attività dell’impresa, definendo chiaramente tutte le fasi della realizzazione dell’impianto geotermico, chi deve effettuare tale operazione, chi ne è responsabile, quale tipo di controllo deve essere svolto e da chi e, infine, dove tale operazione è stata descritta (in quale punto della UNI 11467:2012 o in quale disposto legislativo).
La norma fornisce, inoltre, l’elenco di tutti i documenti che devono essere presentati al committente in fase di redazione del contratto, in modo tale da fornire tutti i dati che possono essere utili all’interessato sia per determinare le competenze della società, sia per poter velocemente confrontare preventivi da ditte diverse, valutandone la qualità e non facendo affidamento esclusivamente al mero dato economico.

mb

Fonte UNI

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GreenItaly 2013. Presentato il quarto rapporto

RAPPORTO GREEN 2013Presentato a Milano il 4 Novembre scorso, GreenItaly 2013, quarto rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola.
Il rapporto  mostra come green economy significhi prima di tutto innovazione. Si legge, infatti, che il 30,4% delle imprese del comparto manifatturiero che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici e, inoltre, che il 21,1% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2012.Spiega Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere: “GreenItaly ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non è una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy.”EcodesignLab è felice di poter contribuire a questa rinascita del made in Italy e ad una visione positiva del futuro nel nostro paese. Il know how, la passione e l’esperienza che ogni giorno mettiamo nello sviluppo e nell’innovazione di prodotti e servizi ambientalmente sostenibili viene ricompensato da questi ottimi dati mostrati dal rapporto GreenItaly 2013.

mb

Comunicato Stampa

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Fonte Unioncamere

 

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"Qualità dell'Ambiente" Presentato il IX Rapporto ISPRA

ISPRASi è tenuto lo scorso 11 ottobre il Convegno di presentazione del IX Rapporto ISPRA “Qualità dell’ambiente urbano”, in occasione del quale è stata annunciata la Conferenza del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente in programma per l’anno prossimo. Frutto del lavoro coordinato e condiviso dall’intero Sistema Agenziale ARPA/APPA, e della collaborazione con Enti e Istituti di livello nazionale, l’edizione 2013 del Rapporto ISPRA sulle aree urbane presenta i dati relativi alle principali tematiche ambientali in 60 Comuni capoluogo di provincia, con l’obiettivo di divulgare la migliore informazione ambientale disponibile a livello nazionale.
Consumo di suolo, mobilità, verde, qualità dell’aria, energia, rifiuti sono solo alcuni dei grandi temi trattati nel IX Rapporto ISPRA “Qualità dell’ambiente urbano” al fine di restituire ai vari soggetti interessati (amministratori, tecnici, cittadini) un corpus di informazioni sempre più completo, solido, confrontabile e utile ad approntare politiche di sostenibilità alla scala locale.
Ad accompagnare il Rapporto aree urbane, anche quest’anno un Focus di approfondimento tematico su “Acque ed ambiente urbano” ricco di contributi scientifici multidisciplinari sulla pianificazione e gestione sostenibile di questa preziosa risorsa naturale.

mb

Comunicato stampa

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Fonte ISPRA

 

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Gli italiani sono diventati più attenti all'ambiente e le imprese più sostenibili

Ambiente e sostenibilitàNon solo governo e imprese. Lo sviluppo sostenibile passa anche attraverso i cittadini che sono diventati più attenti all'ambiente: il 90% delle persone in Italia, infatti, ritiene che ciascuno possa e debba dare il proprio contributo per ridurre l'inquinamento. E non solo. Le imprese virtuose, nonostante la crisi, continuano ad investire in sostenibilità. È quanto emerge da un'indagine condotta da GfK Eurisko. In particolare, se è vero che la responsabilità di favorire uno sviluppo sostenibile viene attribuita in primo luogo al Governo, come afferma l'86% degli italiani, e alle amministrazioni locali (82%), una larga maggioranza di italiani ritiene che tale responsabilità sia anche dei cittadini (73%) e delle imprese (76%).
Parallelamente si sta delineando un nuovo modello di consumo più responsabile che è destinato a consolidarsi e a mutare in profondità gli stili di vita: il 54% degli italiani afferma infatti che alla fine del periodo di crisi il proprio modo di consumare sarà molto diverso da quello precedente la crisi. E le imprese? Le aziende "virtuose" e particolarmente impegnate nella Corporate Social Responsibility, intervistate da GfK Eurisko, affermano nel 54% dei casi che la crisi non ha avuto effetti di rilievo sull'impegno a favore della sostenibilità: per oltre un terzo lo ha addirittura accresciuto e solo per il 10% lo ha ridotto.
''Per l'88% di queste imprese la sostenibilità rappresenta un valore primario di riferimento" afferma Paolo Anselmi, vicepresidente di GfK Eurisko, sottolineando che "la maggioranza di esse dichiara di avere ottenuto grazie a tale impegno un vantaggio di reputazione (58%), nella relazione con il territorio dove operano (59%) ed anche nella innovazione di prodotto o di servizio (55%)". Per promuovere il dialogo e la condivisione di esperienze di responsabilità sociale d'impresa, apre a Milano Il Salone della Csr e dell'innovazione sociale, in programma all'Università Bocconi di Milano, il primo e il 2 ottobre.
Due giorni di incontri ed oltre 60 eventi, con oltre 100 organizzazioni che presenteranno le loro storie di eccellenza ed il loro impegno per la responsabilità sociale. Sarà Enel, partner istituzionale del Salone, ad aprire i lavori con il convegno Enel, 10 anni di sostenibilità, organizzato dall'azienda in collaborazione con la Fondazione Centro Studi Enel. Sono previsti gli interventi di Andrea Sironi, rettore Università Bocconi, Paolo Andrea Colombo, presidente Enel, Nelmara Arbex, Global reporting initiative chief advisor for innovation in Reporting e Alessandro Laterza, presidente Commissione Cultura di Confindustria. Nel corso dell'incontro verrà presentato il libro The Shared Value Debate: academic visions on Corporate Sustainability, curato dalla Fondazione Enel.
Il Salone sarà l'occasione per fare il punto sulla sostenibilità in tema di alimentazione, ambiente, casa, comunicazione, economia, lavoro, moda, salute. ''Uno dei valori del Salone è lo scambio e il confronto tra soggetti diversi" afferma Salvio Vicari, presidente del Comitato Community & Social Engagement della Bocconi. Un'occasione "unica anche per i giovani per riflettere su un futuro più sostenibile e su una responsabilità che deve essere sempre più condivisa fra attori pubblici e privati. Siamo certi che da questi due giorni emergeranno trend e indicazioni interessanti per lo sviluppo della Csr e dell'innovazione sociale''.
Alla prima edizione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale sono attesi più di 2000 visitatori che si confronteranno con le oltre 100 organizzazioni presenti in due giorni di eventi: workshop, Barcamp, WorldCafé, presentazioni di libri, seminari di approfondimento con alcuni tra i massimi esperti di Corporate social responsibility e di innovazione sociale, il bar della Csr, Gallery delle best practices, mostra digitale. Il salone è promosso da Università Bocconi, Csr Manager Network, Unioncamere, Alleanza delle Cooperative Italiane, Fondazione Sodalitas, Koinética.

AdA

Fonte: CSR Unioncamere

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L'ISPRA presenta l'Annuario Dati Ambientali 2012

ISPRAL’Annuario dei Dati ambientali ISPRA 2012,  raccoglie tutti i dati sullo stato dell’ambiente in Italia e si conferma punto di riferimento per decisori politici, ricercatori, detentori di interessi economici e cittadini. Il report, giunto alla sua undicesima edizione, viene proposto in molteplici versioni, per rispondere alle esigenze di un’utenza ampia e variegata.
Oltre alla versione integrale, infatti, il report dell’Istituto è organizzato in “Tematiche in primo piano”, “Tematiche in primo piano light”, “Annuario in cifre”, “Database”, “Multimediale” e “Fumetto”, destinato a un pubblico giovane di non esperti.
Buone notizie per quanto riguarda i preziosi “polmoni verdi” del nostro Paese: si attesta al 36%, nel 2010, il coefficiente di boscosità, ben più alto di quel 28,8% registrato nel 1985. Un contributo importante alla crescita della superficie boscata è dato dall’espansione delle foreste sulle aree abbandonate dall’agricoltura. Fenomeno, questo, condizionato dalla crisi del settore agricolo e dalle politiche comunitarie. La principale minaccia è oggi ancora rappresentata dagli incendi, il 72% dei quali, nel 2011, è risultato essere di natura dolosa, il 14% colposa e il restante 14% di natura dubbia.
Rimane tuttavia pesante la pressione esercitata sull’ambiente dalle attività industriali: continuano a preoccupare, infatti, gli effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi causati dalla presenza di sostanze pericolose nel suolo, nel sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee.

mb

Comunicato Stampa

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Fonte ISPRA

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