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Sicurezza lavoro. Spazi confinati

D.P.R.-177-del-2011-Ambienti-confinatiA seguito della pubblicazione del DPR 14 settembre 2011, n. 177, sulla qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti "sospetti di inquinamento o confinati", la Commissione Consultiva Permanente per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, nella seduta del 18 aprile 2012, ha colto la necessità, al fine di fornire soluzioni tecniche, organizzative e procedurali per i lavori da realizzare nelle diverse tipologie di ambienti sospetti di inquinamento o confinati, di realizzare un manuale pratico che, come previsto dall'articolo 3, comma 3, DPR 177/2011, rappresenti i contenuti di una procedura di sicurezza, rivolto a quanti operano a vario titolo in tale settore e, soprattutto, a tutte quelle micro e piccole imprese che si occupano di bonifiche e/o manutenzioni in ambienti confinati.

Consulta il Manuale

DPR n. 177/2011

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Pneumatici. Da novembre in vigore il Reg. UE n. 1222/2009

 

etichettatura-pneumaticiDa novembre 2012 tutti i pneumatici prodotti a partire dal primo luglio 2012 dovranno essere venduti con un’etichetta che ne garantisca caratteristiche precise in termini di consumo carburante, sicurezza all’aderenza sul bagnato e rumorosità. L’obiettivo è quello di fornire agli utenti finali informazioni chiare e trasparenti sulla qualità delle gomme, in modo da orientarli verso una scelta di prodotti a più basso consumo di carburante, con una migliore aderenza sul bagnato e una minore rumorosità. L’etichetta sarà obbligatoria per le autovetture classe C1, i veicoli commerciali leggeri C2, veicoli commerciali pesanti C3.
Dopo gli elettrodomestici, anche per i pneumatici arriva quindi un regolamento in grado di mettere la sicurezza e l’efficienza energetica al primo posto. I pneumatici rappresentano infatti fino al 20% del consumo complessivo di carburante delle autovetture e fino al 35% dei veicoli commerciali, ecco dunque l’intervento europeo, volto a mettere a punto un sistema di trasparenza verso l’automobilista comune, spesso confuso dalle svariate informazioni in materia.

Per favorire acquisti consapevoli è stato quindi varato un regolamento ad hoc, che, parallelo all’etichettatura proposta per gli elettrodomestici, misura le prestazioni dei pneumatici attraverso sette lettere, dai prodotti più efficienti, indicati con la lettera «A», a quelli meno ecologici, evidenziati da una «G». Sulla nuova etichetta adesiva ci sarà modo di osservare tre diverse icone (vedi gallery), rispettivamente riferite al consumo di carburante associato alla resistenza al rotolamento (in gergo Rolling Resistance), rumorosità e sicurezza relativa all’aderenza sul bagnato. Vediamo i criteri nel dettaglio, esposti  nel testo del Regolamento Ue 1222/2009.

Resistenza al rotolamento
La Rolling Resistance è una forza che agisce in direzione contraria al senso di marcia quando il pneumatico sta rotolando. A causa del carico del veicolo, il pneumatico si deforma nell’area di contatto con la superficie della strada e disperde energia sotto forma di calore: maggiori sono le deformazioni, più alta è la resistenza al rotolamento e, di conseguenza, maggiori risultano il consumo di carburante e le emissioni di CO2. Nell’etichetta del regolamento Ue sui pneumatici, il parametro indicato è suddiviso in classi, su una scala da A (bassa RR) ad H (alta RR).

Rumorosità
L’inquinamento acustico è un problema che minaccia molti ambienti urbani; tra le sue cause spicca il rumore del traffico, determinato da vari fattori, intensità del congestionamento, tipo di veicolo, stile di guida e interazione pneumatico - strada. Il valore indicato sull’etichetta si riferisce alla rumorosità eterna del pneumatico, che contribuisce all’inquinamento acustico. Un’onda sonora nera equivale a 3 decibel in meno rispetto al futuro limite europeo, più rigoroso dell’attuale. Due onde sonore nere indicano un livello conforme al futuro limite europeo standard. Tre onde sonore nere indicano un livello conforme all’attuale limite europeo.

Aderenza sul bagnato
L’aderenza sul bagnato è una delle più importanti caratteristiche di sicurezza attiva di un pneumatico: un’eccellente aderenza sul bagnato riduce lo spazio di frenata quando si guida con la pioggia, nel caso di un’autovettura, la differenza tra una classe e l’altra, su asfalto bagnato, comporta un aumento o una diminuzione dello spazio di arresto, da una velocità di 80Km/h di circa 3 – 6 metri.
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Olio da frittura in attesa del giusto smaltimento

 

L’olio vegetale esausto non va gettato nolio vegetale esaustoello scarico domestico. In genere, si tratta del residuo dell’olio di frittura che, proprio per tale tipo di cottura, modifica la struttura polimerica, si ossida e assorbe le sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui alimentari. Per questo motivo l’olio per friggere va usato una sola volta e non deve essere disperso nell’ambiente, neanche attraverso le fognature.

Quando viene immesso nella rete fognaria, finisce inevitabilmente nel depuratore comunale; cioè in un impianto di trattamento di acque reflue che per depurare 1 kg di olio impiega almeno 3 kw/h di energia. Tradotto in termini economici, lo smaltimento di 1 kg di olio buttato nel lavandino comporta la spesa a carico della collettività di 0,45 centesimi. Se si considera che circa 280mila tonnellate di olio finiscono in fognatura, si arriva a 126 milioni di spreco.

Sotto il profilo ambientale e sanitario, invece, la dispersione dell’olio vegetale esausto produce più di un problema. Infatti, è un potente inquinante che – se disperso – rende sterili i terreni, poiché impedisce alle radici delle piante l’assunzione di sostanze nutritive; rende invivibili mari, fiumi e laghi, poiché non consente il necessario scambio di ossigeno tra aria e acqua (un kg d’olio impermeabilizza una superficie grande come un campo di calcio); si deposita sulle falde freatiche e, spostandosi con esse, raggiunge pozzi e giacimenti di acqua potabile rendendola non idonea all’uso. Si pensi che un litro di olio rende non potabile circa un milione di metri cubi di acqua (l’equivalente del consumo di una persona per 14 anni).
L’olio vegetale esausto, invece, è riciclabile. Il che impedisce la dispersione nell’ambiente e consente la sintesi di un buon combustibile alternativo a quelli tradizionali (cosiddetto biodiesel); inoltre, con una specifica e complessa lavorazione, può essere raffinato fino a renderlo adatto alla miscelazione con olio minerale lubrificante, bitumi stradali ed emulsionanti, glicerina per saponificazione.

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