fbpx

itenfrdees

Promos Ricerche è un Consorzio senza fini di lucro. SCOPO: La promozione e l’introduzione dell’innovazione in qualsiasi forma e settore. Scopri di più.

News

L’investimento “in verde” dà carica al Made in Italy

L’investimento “in verde” dà carica al Made in Italy

Approvvigionarsi di energia “pulita”, investire in macchinari che consumano o inquinano poco, imparare a “riciclare” i propri rifiuti. Non è un capriccio per pochi. Ma un vero e proprio investimento. Che non rende solo sul medio-lungo periodo, ma fa maturare “dividendi” già nel breve termine. Lo dicono i numeri.

Chi ha investito nella cosiddetta “green economy”, negli ultimi anni, ha fatturato di più, esportato di più e assunto di più. Un antidoto contro la crisi prima, e uno stimolo per agganciare e sostenere la ripresa poi. E anche un’arma in più per contrastare i mutamenti climatici, in linea con quanto indicato dal recente rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change). Questo dimostra di essere la green economy italiana, grazie a quelle aziende, un quarto del totale, che negli ultimi cinque anni hanno fatto investimenti green.

Lo racconta GreenItaly 2018: il 9° rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere – promosso in collaborazione con il Conai e Novamont, con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e presentato qualche giorno fa a Roma – che misura e pesa la forza della green economy nazionale (oltre 200 best practice raccontate, grazie anche alla collaborazione di circa trenta esperti).

Sono oltre 345mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2017, o prevedono di farlo entro la fine del 2018 (nell’arco, dunque, di un quinquennio) in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. In pratica, 1 su 4. E nel manifatturiero sono quasi una su tre (30,7 per cento). Solo quest’anno , circa 207 mila aziende hanno investito, o intendono farlo entro dicembre, sulla sostenibilità e l’efficienza.

Non è difficile capire le ragioni di questi investimenti. Se si fa riferimento alle imprese manifatturiere (5-499 addetti), quelle che hanno visto un aumento dell’export, nel 2017, sono il 34% fra chi ha investito nel green contro il 27% di chi non lo ha fatto. Queste imprese, poi, innovano più del doppio rispetto alle altre: il 79% contro il 43% delle non investitrici. Il rapporto è ìmpari anche sotto il profilo dell’innovazione 4.0: 26% contro 11 per cento. Sospinto da export e innovazione, anche il fatturato cresce: un aumento del fatturato, nel 2017, ha coinvolto il 32% delle imprese che investono green contro il 24% di quelle non investitrici. Non solo. La green economy fa bene all’occupazione. Sono già quasi 3 milioni (2,9 milioni, per l’esattezza) gli occupati che, in Italia, applicano competenze “verdi”, pari al 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Si tratta, doprattutto, di ingegneri energetici e agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici e installatori di impianti termici a basso impatto. Profili cui anrebbero aggiunti tutti quei ricercatori che – nel pubblico e nel privato – fanno ricerca e sviluppo finalizzata a soluzioni sostenibili con l’ambiente e a basso impatto.

Ma il report GreenItaly ci racconta anche una realtà che spesso gli stessi italiani faticano a vedere. Le imprese del nostro Paese – incluse le Pmi – hanno spinto l’ntero sistema produttivo nazionale e il Paese verso una leadership europea nelle performance ambientali. Spesso tra la distrazione della politica e l’assenza di incentivi pubblici strutturati.

Ad esempio, Eurostat ci dice che l’Italia con 307 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto dalle imprese è molto più efficiente della media Ue (455 tonnellate), collocandosi 3° nella graduatoria dei Ventotto. Siamo secondi tra i big player Ue, dietro al solo Regno Unito, per consumi energetici per unità di prodotto. Mentre per ogni chilogrammo di risorsa consumata il nostro Paese genera (a parità di potere d’acquisto) 4 euro di Pil, contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 di tutte le altre grandi economie continentali. Non solo, nella raccolta differenziata, soprattutto dell’umido, Milano primeggia, in Ue, assieme a Vienna.
Tasselli che non devono farci perdere di vista le tante lacune che ancora permangono in una Penisola lunga e stretta, ma dovrebbero costituire le avanguardie di una politica ambientale ed economica nazionale e strutturata. In attesa che questa arrivi, evitiamo cambi di direzione.

AdA

fonte Sole24Ore 305/18 LC

Scarica il Rapporto GreenItaly 2018

Leggi tutto...

223 milioni dall’Unione Europea per la Green Economy

GREEN SOLDI

Al via l’azione “Greening the Economy” che per il 2017 stanzia un budget di 223 milioni di euro, strutturato in diciannove inviti (scadenza il 7 marzo 2017), a valere sul programma Horizon 2020. L’invito principale fa parte della sezione “sfide per la società” di Horizon 2020, intitolata “Azione per il clima, ambiente, efficienza delle risorse e materie prime”.
L’intervento parte dal principio in base al quale l’era delle risorse abbondanti sta volgendo al termine e l’accesso alle materie prime e all’acqua pulita non può più essere dato e per scontato. L’obiettivo quindi è invertire la tendenza, investendo sull’innovazione per sostenere un’economia più verde e sostenibile. La necessità di far fronte ai cambiamenti climatici è una priorità trasversale di Horizon 2020 e rappresenta il 35% del bilancio totale del programma.
Sono diciannove gli inviti della call 2017 e gli oggetti ammessi a finanziamento e vanno dalle azioni innovative sulle materie prime ai sistemi di modellazione e previsione del clima; dalle dimostrazioni su larga scala di soluzioni per la riduzione del rischio idro-meteorologico a progetti per colmare il gap del settore idrico. Le sfide sono al centro dell’approccio richiesto alle attività progettuali che si candidano all’ammissione a finanziamento.
I progetti possono includere innovazione, ricerca di base e applicata, trasferimento di conoscenze.
Per i beneficiari dei finanziamenti Horizon, è previsto un tasso di copertura fino al 100% di tutti i costi ammissibili per tutte le azioni di ricerca e innovazione. Tasso che scende al 70% dei costi ammissibili per le azioni di innovazione (ma potrebbe salire al 100% per le organizzazioni senza scopo di lucro). I costi ammissibili indiretti (amministrazione, infrastrutture, comunicazione) sono rimborsati a un tasso fisso del 25% dei costi diretti ammissibili. I risultati prodotti dai partecipanti devono essere accessibili e pubblici (con l’eccezione dei materiali protetti da Dpi, o quando esistono motivi di sicurezza o interessi legali). Questo allo scopo di garantire a tutti la disponibilità dei risultati dei progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea.

mb

Fonte: Il Sole 24 ORE

Leggi tutto...

Green Economy. La normativa tecnica e la legge 221/2015

greenIl 18 gennaio scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (GU n.13 del 18-1-2016) la Legge 28 dicembre 2015, n. 221  che tratta le "Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali". Il tema, di per sé importante per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile, assume un significato ancora più rilevante in quanto il provvedimento legislativo fa ampio riferimento alle norme tecniche, in un’ottica di concreta incentivazione al loro utilizzo.
Vediamo il dettaglio.

  • L’articolo 10 (Capo III "Disposizioni in materia di emissioni di gas a effetto serra e di impianti per la produzione di energia") apporta modifiche al decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30 e prevede che parte dei proventi dell'asta delle quote di emissione dei gas serra sia destinato anche ai costi di acquisto in settori sottoposti a concorrenza extra-UE, dando priorità alle organizzazioni certificate UNI CEI EN ISO 50001.
  • L'articolo 16 (Capo IV "Disposizioni relative al Green public procurement") prevede che nel codice dei contratti pubblici sia garantita una riduzione del 20% della garanzia o del suo rinnovo a fornitori certificati UNI EN ISO 14001 e del 15% se gestiscono l'inventario dei gas serra secondo la UNI EN 14064-1 o la carbon footprint secondo la UNI CEN ISO/TS 14067 (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, articolo 75, comma 7).
  • L'articolo 17 ("Disposizioni per promuovere l'adozione dei sistemi EMAS ed Ecolabel UE") prevede che nel campo del green public procurement la certificazione UNI EN ISO 14001 e UNI CEI EN ISO 50001 costituiscano "elemento di preferenza" nelle graduatorie per l'assegnazione di contributi, agevolazioni e finanziamenti in materia ambientale.
  • L’articolo 23 (Capo V "Disposizioni incentivanti per i prodotti derivanti da materiali post consumo o dal recupero degli scarti e dei materiali rivenienti dal disassemblaggio dei prodotti complessi") prevede che negli accordi e nei contratti di programma a favore di questo genere di prodotti siano premiate le attività di impresa e commercializzazione, nonché i prodotti marcati CE conformi alle norme UNI EN 13242, UNI EN 12620 e UNI 10667-13 (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 206-ter). I bandi per la progettazione di interventi e l'uso di materiali per l'efficienza acustica delle scuole devono inoltre essere conformi alle norme UNI 11367 e UNI 11532 (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 206-sexies).
  • L'articolo 25 ("Modifica all'allegato 2 al decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, in materia di fertilizzanti") comprende tra i fertilizzanti ammessi provenienti dal processo di compostaggio anche i rifiuti in plastica certificati UNI EN 13432.
  • Infine l'articolo 73 ("Disposizioni in materia di impianti termici civili alimentati da gas combustibili"). Esso esclude dal campo di applicazione dei requisiti tecnici e costruttivi degli impianti termici civili quelli conformi alla norma UNI 11528 (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Parte V - Allegato IX - Parte II), eccezion fatta per le disposizioni di cui al numero 5 ("Apparecchi indicatori").

Il Consorzio Promos Ricerche, quale punto di riferimento territoriale degli Enti Normatori italiani UNI e CEI, offre, presso i propri uffici, la consultazione gratuita della normativa tecnica dei principali Enti Normatori (UNI, CEI, ISO, IEC, CENELEC, CEN).

mb

Fonte UNI

Leggi tutto...

GreenItaly 2013. Presentato il quarto rapporto

RAPPORTO GREEN 2013Presentato a Milano il 4 Novembre scorso, GreenItaly 2013, quarto rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola.
Il rapporto  mostra come green economy significhi prima di tutto innovazione. Si legge, infatti, che il 30,4% delle imprese del comparto manifatturiero che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici e, inoltre, che il 21,1% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2012.Spiega Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere: “GreenItaly ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non è una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy.”EcodesignLab è felice di poter contribuire a questa rinascita del made in Italy e ad una visione positiva del futuro nel nostro paese. Il know how, la passione e l’esperienza che ogni giorno mettiamo nello sviluppo e nell’innovazione di prodotti e servizi ambientalmente sostenibili viene ricompensato da questi ottimi dati mostrati dal rapporto GreenItaly 2013.

mb

Comunicato Stampa

Scarica il Rapporto

Fonte Unioncamere

 

Leggi tutto...

L'Agenda Verde approvata in Consiglio dei Ministri

Agenda VerdeIl Consiglio dei Ministri ha approvato il 15 novembre 2013, su proposta del Ministro dell’Ambiente e tutela del territorio e del Mare, Andrea Orlando, un disegno di legge collegato alla legge di Stabilità recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.

Il testo rappresenta un fondamentale passo avanti nella definizione delle politiche ambientali nazionali in una logica che per la prima volta le collega ad innovative scelte di politica economica-industriale.
È questa la ragione per la quale questo disegno di legge può essere definito una vera e propria Agenda Verde che il governo mette in moto e con la quale prova con ambizione a dare una serie di risposte a quella che oggi deve essere considerata come una sfida decisiva per il nostro Paese: la scommessa sull’ambiente, il suo rispetto e la sua tutela, ma anche la sua straordinaria potenzialità di sviluppo economico.

Il provvedimento si occupa di protezione della natura, valutazione di impatto ambientale, acquisti ed appalti verdi, gestione dei rifiuti, difesa del suolo, servizio idrico, acqua pubblica. Un pacchetto di norme a 360 gradi capaci di attivare politiche ambientali virtuose, semplificando il quadro normativo e rendendolo più moderno ed efficace creando al tempo stesso le condizioni per investimenti e crescita economica nel campo della green economy. Il tutto con una ferrea attenzione a riduzione dei costi, semplificazione e trasparenza amministrativa. Strumenti a costo zero, per una politica ambientale più efficace in tutti i settori.
Si tratta di un provvedimento che, abbinando politiche ambientali ed industriali, è il frutto di un continuo confronto fra ministeri - Ambiente, Economia e Attività produttive - in una logica di collaborazione istituzionale finalizzata al raggiungimento di un comune obiettivo di sviluppo sostenibile e progresso civico.

Unificazione e semplificazione Via, Vas e Aia

Semplificazione, celerità, risparmio e trasparenza. Con questa norma si unificano le Commissioni Via, Vas e Aia. La necessità di provvedere ad adottare misure di semplificazione degli adempimenti posti a carico delle imprese, di accelerazione dei tempi necessari per l’emanazione dei procedimenti burocratici, comporta la scelta di unificare le due Commissioni e di ridurre conseguentemente il numero dei componenti.
Con la norma in esame è prevista anche una revisione al ribasso dei compensi per la Commissione unificata. Nessun nuovo onere finanziario grava sul bilancio statale per effetto del presente provvedimento.

Disposizioni per agevolare “appalti verdi” nella Pubblica amministrazione (Green public procurement)

La disposizione mira a introdurre un incentivo per gli operatori economici che partecipano ad appalti pubblici e che sono muniti di registrazione Emas (che certifica la qualità ambientale dell’organizzazione aziendale) o di marchio Ecolabel (che certifica la qualità ecologica di “prodotti”, comprensivi di beni e servizi). Il beneficio è una riduzione del 20% della cauzione a corredo dell’offerta, ai sensi del codice appalti. La disposizione, inoltre, ha lo scopo di introdurre tra i criteri ambientali di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa anche il criterio - per i contratti che hanno come oggetto beni o servizi - che le prestazioni al centro del contratto siano dotate di marchio Ecolabel.
Inoltre, tra i criteri di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, viene introdotto quello del costo del ciclo di vita dell’opera, prodotto, o servizio, criterio previsto dalla bozza di nuova direttiva comunitaria sugli appalti pubblici.
Si tratta di misure a costo zero volte a garantire minori impatti sull’ambiente e una conseguente riduzione della spesa nel breve-medio periodo.

Applicazione di criteri ambientali minimi negli appalti pubblici per le forniture e negli affidamenti di servizi, anche alimentari

Tra le questioni ambientali più rilevanti che l’Italia deve affrontare, vi sono quelle legate al consumo di energia da fonti non rinnovabili (con la conseguente emissione di Co2) e quelle legate alla produzione di rifiuti. Per entrambe le problematiche, rendere obbligatorio il riferimento ai criteri ambientali per gli acquisti pubblici (Green Public Procurement) può contribuire in maniera rilevante alla loro soluzione, con ricadute positive anche sotto il profilo economico.
Si inseriscono inoltre nel Green Public Procurement gli acquisti relativi al settore “alimentare”, considerato a livello europeo il principale settore di impatto ambientale con il 31% degli impatti totali dei consumi.
Si tratta sostanzialmente di introdurre - accanto allo strumento degli accordi volontari con i grandi attori della distribuzione (in particolare la grande distribuzione) - anche strumenti obbligatori che premiano quegli operatori che, nella gestione della ristorazione collettiva o della fornitura delle derrate alimentari, agiscono in modo virtuoso.

Incentivi per la Green economy

Si introducono nella nostra legislazione un insieme di principi e di incentivi ai consumatori, alle aziende e agli enti locali per sostenere l'acquisto di prodotti realizzati con materia derivata dalle raccolte differenziate post consumo in modo da promuovere il recupero, riciclo e il riutilizzo oltre al recupero energetico, per il quale esistono già numerose forme di incentivo (certificati verdi e bianchi, ecobonus per le ristrutturazioni). Uno dei vantaggi di tali politiche di incentivazione è quello non solo di prevenire lo spreco di materiali ma anche quello di ridurre il consumo di materie prime con la conseguenza immediata di un uso razionale di risorse materiali scarse, un minor utilizzo di energia, e la progressiva diminuzione di emissioni di gas serra.
L'incentivazione dell'acquisto di prodotti realizzati con materia derivata dalle raccolte differenziate post consumo apre un nuovo mercato in cui piccole e medie imprese possono recuperare i materiali riciclabili per rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici di beni. Un mercato che si può tradurre pertanto anche in nuova occupazione ed innovazione tecnologica, nel campo della Green Economy che non è fatto solo di attività in campo energetico ma anche e soprattutto di attività nel campo dell’uso razionale delle materie e dei materiali.

Misure per incrementare la raccolta differenziata e il riciclaggio

Si stabilisce la previsione di raggiungere di un tasso di raccolta differenziata pari al 65% alla fine dell’anno 2020. Tale previsione è perfettamente coerente con le disposizioni europee che non individuano obiettivi di raccolta differenziata ma fissano, invece, specifici obiettivi di recupero. Questo provvedimento si rende necessario per adeguare il dato normativo al dato reale e per evitare che i Comuni incorrano nelle sanzioni correlate al mancato raggiungimento di tali obiettivi negli attuali termini di legge.
Tale modifica si rende necessaria anche alla luce dei recenti dati sulla raccolta differenziata dai quali si evince che gli obiettivi previsti dalla normativa vigente non sono stati perseguiti a livello omogeneo sul territorio nazionale. Attualmente la percentuale media nazionale di raccolta differenziata si attesta sul valore del 39,9% (dato preliminare Fonte Ispra: Rapporto Rifiuti urbani Ed. 2013).
Con il provvedimento si incentivano i Comuni che raggiungono gli obiettivi prefissi e che verranno premiati con il pagamento di solo il 20% del tributo regionale rispetto ai rifiuti che si conferiscono in discarica.
Per i Comuni che non raggiungono gli obiettivi vengono stabilite delle misure addizionali al tributo.
Tutto il gettito, tributo e addizionali, vanno in un fondo che le regioni devono utilizzare per incentivare il mercato del riciclo e quindi della green economy.

Fondo di garanzia per il servizio idrico nazionale

Al fine di rilanciare i necessari programmi di investimento per il mantenimento e lo sviluppo delle infrastrutture idriche, finalizzati a garantire un’adeguata tutela della risorsa idrica e dell’ambiente secondo le prescrizioni europee e contenendo gli oneri gravanti sulle tariffe, a decorrere dal 2014 è istituito un Fondo di garanzia di interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche in tutto il territorio nazionale.
Obiettivi prioritari del Fondo sono rilanciare la politica di sviluppo delle infrastrutture nel settore; completare le reti di fognatura e depurazione; evitare sanzioni europee per inadempimento dell’Italia; ridurre l’onere finanziario della realizzazione di investimenti nel settore idrico, con vantaggi per l’utenza; avviare la realizzazione di infrastrutture finalizzate al recepimento dei principi della strategia Blue P rint.
Il Fondo di garanzia viene alimentato da una specifica componente della tariffa del servizio idrico integrato opportunamente definita.

Tariffa sociale del servizio idrico integrato

La disposizione mira a rendere effettivo l’obiettivo di rafforzare la natura “pubblica” della risorsa acqua, come richiesto anche dal Referendum del giugno 2011 e dalla stessa relazione del Gruppo di Lavoro in materia economico e sociale ed europea (cosiddetti “Saggi”) e come già affermato nella normativa nazionale. Con questa norma l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, al fine di garantire l'accesso universale all'acqua, assicura agli utenti domestici a basso reddito del servizio idrico integrato, l'accesso a condizioni agevolate alla quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. La sostenibilità dell’intervento e la copertura dei relativi costi viene garantita dalla previsione di un’apposita componente tariffaria in capo alle utenze non agevolate del servizio idrico integrato.

Morosità nel servizio idrico integrato

Con l’applicazione delle tariffe basate sul principio di copertura dei costi, l’impatto economico sugli utenti è cresciuto in modo rilevante, creando crescenti problemi di morosità. Il provvedimento mira a regolamentare le modalità di gestione del fenomeno della morosità per limitarne l’insorgenza, assicurarne l’efficace contrasto in modo che i costi non ricadano sugli utenti non morosi e per garantire un livello minimo di fornitura di acqua anche alle utenze non in regola con i pagamenti.

AdA

Fonte: Consiglio Ministri

Leggi tutto...

Fondo per l'occupazione giovanile nel settore della green economy

MIN AMBCon la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana della Circolare attuativa dell’articolo 57 del decreto legge 83/2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 134 del 7 agosto 2012, è pienamente operativo il Fondo che eroga finanziamenti a tasso agevolato per la realizzazione di progetti e interventi nei settori della green economy ed in settori di attività connessi con la messa in sicurezza del territorio dai rischi idrogeologico e sismico.
La concessione dei finanziamenti è subordinata all’assunzione di personale di età non superiore ai 35 anni; nel caso di assunzioni superiori a tre unità, almeno un terzo dei posti è riservato a giovani laureati con età non superiore a 28 anni.
Alla concessione dei finanziamenti è inizialmente assegnato un ammontare di risorse pari a 460 milioni di euro, di cui 10 milioni di euro sono riservati al finanziamento di progetti di investimento proposti da società a responsabilità limitata semplificata (S.r.l.s.) e 70 milioni di euro sono riservati, nel rispetto dell’articolo 1 comma 8 del Decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, al finanziamento di interventi di ambientalizzazione e riqualificazione ricompresi nell'area definita del Sito di interesse nazionale di Taranto.
I soggetti beneficiari dei finanziamenti sono le imprese, sia in forma individuale che societaria, o loro consorzi. Possono partecipare anche le imprese tra cui sia stato stipulato un contratto di rete ai sensi dell’articolo 3, comma 4-ter, del decreto legge n. 5 del 10 febbraio 2009.

A partire dal 26 gennaio 2013 ed entro e non oltre i novanta giorni decorrenti da tale data (26 aprile 2013), le domande, corredate di firma digitale, dovranno essere trasmesse, nelle modalità previste dalla Circolare, via Posta Elettronica Certificata (PEC) al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per ulteriori informazioni è stata attivata una casella di posta elettronica dedicata: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Documenti utili per ottenere le agevolazioni

Fonte: Ministero Ambiente

 

 

Leggi tutto...

GreenItaly. Presentato il Rapporto 2012

greenitaly-300x223L’economia verde sta avendo riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione: circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate complessivamente dalle imprese del settore privato per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibilità.
Agroalimentare, elettronica, tessile, edilizia, elettronica, fonti rinnovabili, efficienza energetica, ciclo dei rifiuti, protezione della natura: sono moltissimi i settori attraversati e resi più competitivi dalla green economy italiana. I dati emergono dal Rapporto Green Italy 2012 presentato il 5 novembre a Roma da Unioncamere e da Symbola, Fondazione delle Qualità italiane.
Per l’Italia, si legge nel Rapporto, più ancora che per altri Paesi, l’economia verde sta rappresentando una chiave straordinaria per rigenerare il Made in Italy e, più in generale, per sostenere la piena affermazione di un nuovo modello di sviluppo all’interno dell’intero sistema imprenditoriale, fondato sui valori della qualità, dell’innovazione, dell’eco-efficienza e dell’ambiente.
"A partire dai prossimi mesi dovremo porre sempre più attenzione su due temi centrali per il nostro Paese: da un lato la legalità, che è una premessa fondamentale per qualsiasi ipotesi di futuro, dall'altro un nuovo modello di sviluppo che vogliamo per l'Italia al quale è strettamente connessa la green economy" ha detto intervenendo alla presentazione il ministro delle Politiche agricole Catania.
Oggi la nuova tendenza interessa il 23,6% delle imprese industriali e terziarie con almeno un dipendente, che tra il 2009 e il 2012 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green. Riguarda il Paese da Nord a Sud, tanto che le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate da quattro regioni settentrionali e sei del Centro-Sud.
Le imprese della green Italy, inoltre, sono quelle che hanno la maggiore propensione all’innovazione: il 37,9% delle imprese che investono in eco-sostenibilità hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro  il 18,3% delle imprese che non investono green. Lo stesso per la propensione all’export: il 37,4% delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle imprese che non investono nell’ambiente.
Una maggiore propensione a investire in tecnologie sostenibili si riscontra al crescere della dimensione organizzativa d’impresa, ma vi è anche un continuo impegno strategico in questo senso delle imprese di minore dimensione. 
Il rapporto GreenItaly 2012 è stato realizzato con il Patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e con la partnership di Wired, Comieco e Fiera Milano Congressi.

 Leggi il Rapporto 2012

Fonte: Fondazione Symbola - Unioncamere, GreenItaly, 2012

Leggi tutto...

Economia verde: risorse per 20 miliardi

 

green-economy-ECFDal 2007 al 2011 le banche hanno assunto impegni di finanziamento nel comparto della green economy per oltre 20 miliardi di euro. Nonostante la congiuntura economica, il settore e’ stato quello che ha realizzato maggiori investimenti sul territorio. Il dato emerge da una recente indagine condotta dall’Osservatorio rinnovabili dell’Abi, in occasione del Forum ”Green Energy 2012: nuova energia alle energie rinnovabili”. Dal 2007 al 2011 le banche hanno assunto impegni di finanziamento nel comparto della green economy per oltre 20 miliardi di euro.
Nonostante la congiuntura economica, il settore e’ stato quello che ha realizzato maggiori investimenti sul territorio. Il dato emerge da una recente indagine condotta dall’Osservatorio rinnovabili dell’Abi, in occasione del Forum ”Green Energy 2012: nuova energia alle energie rinnovabili”. Intanto anche con meno quattrini, gli italiani sono disposti a fare qualche sacrificio in più per vivere in un mondo migliore, mostrando una grande maturità di visione che mette al primo posto la green economy. Lo sostiene l’84,9% degli italiani, secondo i risultati di un’indagine realizzata da Fondazione Impresa su un campione di 600 soggetti.
Di questi, il 25,9% sostiene che è necessario puntare sulla green economy per favorire la ripresa economica e addirittura il 59,0% per contribuire alla protezione dell’ambiente.Sono pochi gli italiani che non ritengono necessario puntare sulla green economy: il 9,1% perché ritiene impossibile realizzare un’economia eco-sostenibile e appena il 6,0% perché farlo imporrebbe investimenti troppo elevati per le imprese e le istituzioni pubbliche.

Fonte: Il Denaro

Leggi tutto...

Green economy. Seconda edizione del rapporto "GreenItaly"

greenitaly 2011Presentato da Unioncamere e da Symbola il secondo rapporto sulla Green Economy.
Il rapporto GreenItaly evidenzia come la profondità degli effetti della crisi ha posto l’intero sistema di fronte alla necessità di un radicale ripensamento del proprio modello di sviluppo tanto che quasi un’impresa su quattro (il 23,9% del totale, ovvero circa 370mila imprese, 150mila industriali e quasi 220mila dei servizi) ha realizzato negli ultimi tre anni, o realizzerà entro quest’anno, investimenti in prodotti e tecnologie che assicurano un maggior risparmio energetico o un minor impatto ambientale. Una quota che rappresenta un segnale forte dell’effettiva diffusione di comportamenti aziendali orientati all’eco-efficienza e alla sostenibilità ambientale, considerando che in questo caso siamo di fronte a un universo che contempla sia le micro imprese al di sotto dei 20 dipendenti, dove chiaramente la propensione a investire è più contenuta sia tutto il settore dei servizi privati, costituto da diverse attività che, per chiare ragioni di natura strutturale o legate al basso impatto ambientale, possono non essere particolarmente inclini alla realizzazione di investimenti green. 
Inoltre un terzo delle imprese che investono in tecnologie green vantano una presenza sui mercati esteri (34,8%), quota quasi doppia rispetto a quella rilevata per le imprese che non puntano sulla sostenibilità ambientale (meno di due su cinque, pari al 18,6%). Una proiezione internazionale sostenuta anche dalla capacità innovativa, indispensabile per anticipare la concorrenza o per crearsi originali nicchie di qualità all’interno della domanda mondiale.

Scarica il rapporto

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS