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Beni culturali, un progetto per Napoli

 

Parliamo di anapoli-beni culturali1ccountability e sostenibilità, dove per accountability va inteso la Responsabilità, sia Sociale, come «l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle aziende ed organizzazioni nelle loro attività commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate» (Libro Verde C. E. 2001), sia quella amministrativa, che deriva dai danni procurati volontariamente ed anche involontariamente ad operatori interni e/o a cose e terzi e, comunque, a tutto il territorio interessato.
Garantire la sicurezza dei prodotti e delle loro prestazioni ha spinto le imprese ad implementare “sistemi di gestione”, inizialmente di qualità; ma, successivamente, nella logica dell’approccio per processi, estendendosi fino ad approcciare le problematiche della corretta utilizzazione e manutenzione ed a riguardare la sicurezza sui luoghi di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori,  oltrechè dell’ambiente, sia interno che esterno all’impresa, ovvero un unico sistema socio-economico complessivo con cui l’impresa interagisce e di cui  fa parte.
SVILUPPO SOCIALE
I fattori che definiscono “sociale” un modello di sviluppo economico sono: la tutela dell’ambiente, la sicurezza del territorio, la promozione della crescita umana e culturale del territorio in cui operano l’impresa e l’istituzione, o meglio le “organizzazioni”, l’incremento del benessere delle comunità.
La sfida per lo sviluppo e  per costruire benessere passa attraverso cinque principali funzioni che sono: la governance o piano di sviluppo strategico, l’innovazione come fattore di crescita continua per la protezione del cittadino e del territorio, la valorizzazione delle risorse territoriali, per favorire lo sviluppo delle economie locali, con la definizione di percorsi culturali, ambientali e museali ed, infine, la promozione del territorio, sviluppando piani di comunicazione e sistemi integrati dei diversi strumenti di gestione e promozione.
Riproponendo così, anche a livello di territorio, il vantaggio economico che deriva dall’integrazione dei sistemi organizzativi a simiglianza di quanto già ampiamente sperimentato per le imprese.
RISORSE E TERRITORIO
In sintesi, il benessere di un territorio passa attraverso la valorizzazione delle sue risorse in termini, sia di capitale umano, sia di tessuto produttivo in grado di garantire la sua stessa sostenibilità e, quindi, di soddisfare gli attuali bisogni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare, a loro volta, i propri bisogni.I beni culturali sono una delle principali risorse del territorio e creare attenzione sul loro recupero e valorizzazione, può consentire di promuovere l’arte e la cultura a fattore di sviluppo economico. Ancor più se si inserisce tra gli strumenti per consentire di attivare progetti di RSI per migliorare “performance” aziendali, insieme con la loro reputazione. Tali indirizzi sono confermati da recenti studi ed incontri tenuti, sia a Firenze, nel novembre scorso, sull’economia dei Beni Culturali e il Florens index, strumento utilizzato per attivare un sistema di misurazione nel settore, sia a Milano, nel dicembre scorso, con il Summit Arte e Cutura – la cultura, asset competitivo per la crescita dell’economia nazionale, dove, per diversi aspetti, è stato evidenziato come arte e ambiente culturale rappresentino una potenzialità di crescita economica, in grado di agire da moltiplicatore del PIL nazionale, ribaltando, così, un concetto atavico in cui erano catalogati come centri di costo.
VALORIZZAZIONE
I beni culturali sono già motore di sviluppo, attraendo investimenti, sia per rilanciare l’immagine aziendale, sistema consolidato generalmente delle grandi imprese, sia per la possibilità, dopo le operazioni di restauro e valorizzazione, di sviluppare azioni di rilancio della loro fruibilità e, quindi, di attrarre nuovi investimenti.
Bisogna spingere per ottimizzare gli sforzi e creare le necessarie sinergie  tra operatori, enti ed organizzazioni deputati alla tutela del nostro patrimonio artistico per non disperdere le risorse in operazioni di immagine che comportano modeste ricadute in termini di valorizzazione dei territori.
L’azione di sviluppo può ulteriormente migliorare aprendo a nuove iniziative, facilitando ed incentivando  tutte le imprese di qualsiasi settore e dimensione, ivi comprese quelle artigiane, per il ruolo determinante che possono esercitare, a livello di quei beni diffusi sul territorio che rappresentano una gran parte del patrimonio culturale nazionale; ma, forse anche, quello più dimenticato.
RSI E CENTRO STORICO
Il Centro Storico di Napoli, pur rientrando nel patrimonio dell’umanità, riconosciuto e tutelato dall’Unesco, non riveste altrettanto interesse per i napoletani. Si tratta di un patrimonio enorme e parcellizzato in un territorio ad alta densità abitativa per cui risulta molto difficile programmare qualsivoglia intervento ed assurda l’ipotesi di un unico piano di intervento anche per l’impossibilità a trovare i necessari finanziamenti.
A Roma per il Colosseo c’è voluto l’intervento di un noto imprenditore, che si sta proponendo come capo di un’ampia cordata; per Pompei è in corso un’analoga ipotesi di intervento. Si tratta di aree che, anche se enormi, sono comunque abbastanza circoscritte e non antropizzate, a differenza del Centro Storico di Napoli.
IPOTESI DI INTERVENTO
Con la partecipazione operativa all’organizzazione, a Dicembre 2010,  della “1ª Conference Diagnosis for the Conservation and Valorization of Cultural Heritage” con AIES e SCI, oltre che con l’Ordine dei Chimici della Campania, è stato posto l’accento su una nuova ipotesi di intervento per la valorizzazione dei Beni Culturali, sviluppando azioni di responsabilità sociale di impresa, o meglio di “organizzazioni” del territorio.
L’intento è realizzare un ambiente attivo in grado di coinvolgere e che si relazioni continuamente con l’attività dell’essere, del territorio e delle sue esigenze. L’idea è di sviluppare una serie di piccoli interventi di recupero e valorizzazione di monumenti, statue, steli ma anche paramenti murari, fontane, icone, ecc., realizzati, su proposta e/o coinvolgendo gli “operatori territoriali” ed i loro organismi associativi, quali ideatori degli interventi, ma anche “attori permanenti” della custodia e salvaguardia, diventando vere e proprie  sentinelle del “Bene”.
ATTORI PERMANENTI
Questi attori, operando quotidianamente sul territorio, diventano, di fatto, custodi e controllori del “bene” che è espressione proprio del territorio. Essi sono i cittadini, dove per cittadini si intendono in primis famiglie, chiese e parrocchie, scuole, Università,  associazioni storiche, culturali, sportive, ecc..; i commercianti e gli artigiani e le loro forme associative, ma anche gli Enti e le Istituzioni insediati su quel territorio, sedi e uffici comunali, postali ma anche di servizio come sedi Enel, ARIN, sedi della Camera di Commercio, sedi bancarie e di Sovrintendenze, ecc..
UNA NUOVA CULTURA
L’adozione del monumento, un tipo di iniziativa sperimentata ormai molti anni fa che dopo l’iniziale enorme successo, si è rivelato un fallimento nel lungo periodo non essendo stato capace di creare una continuità al processo avviato, così come i tanti interventi effettuati dagli organismi preposti e che vengono calati dall’alto e spesso subiti dalla comunità locale.
Per una volta partiamo dal basso, coinvolgendo e supportando gli operatori territoriali nell’identificazione e sviluppo degli inerventi e dei piani di conservazione. Bisogna porre le basi per lo sviluppo di una nuova cultura del patrimonio dei luoghi rappresentato dai cittadini, dai loro “mestieri” e dai Beni Culturali ed Ambientali del Territorio.
LA REGIA
Trattandosi di “beni culturali”, l’operazione di valorizzazione passa inizialmente per gli interventi di recupero conservativo e quindi, spetta prioritariamente agli organismi preposti, Sovrintendenze e Comune, il rilascio delle autorizzazioni ed il controllo sull’intervento, ma bisogna creare una cabina di regia allargata, contemplando la partecipazione di altri attori del Territorio. In tale ottica Promos Ricerche, in quanto consorzio senza fini di lucro, di Università campane, CNR e Camera di Commercio di Napoli, si candida quale struttura di coordinamento, potendo promuovere tale intervento nell’ambito delle iniziative dello Sportello RSI camerale. Lo Sportello RSI attiverà una sperimentazione, diventando sede di un Comitato Tecnico Scientifico per individuare tipologie di intervento ed aggregazioni territoriali (commercianti, artigiani, banche, Enti pubblici, ecc.) e quindi ipotizzare modalità dell’intervento (scelte, diagnosi, autorizzazioni ecc.), nonché realizzazione, monitoraggio e controllo e quindi interventi collaterali di promozione e fruizione dei singoli luoghi su cui insiste il “Bene”.
RSI E TURISMO
Così lo Sportello Rsi della Camera di Commercio di Napoli punta nei prossimi mesi alla divulgazione sempre più Ampia del concetto di responsabilità sociale, non più solo di impresa e d’organizzazione, ma di Territorio, rilanciandolo in termini di sostenibilità e di maggiore fruibilità. In quest’ottica, sono allo studio una serie di ricerche, partendo dalle principali definizioni che evidenziano una forte differenza tra concetto di turismo sociale e turismo sostenibile e dall’importanza di una corretta divulgazione di tutto ciò che comporta l’adozione di concetti di questo tipo, compresa la tutela dell’ambiente, la conservazione dei costumi e la valorizzazione delle “tipicità locali”, ivi compresi i Beni Culturali. Il concetto “turisti siamo tutti” elaborato qualche anno fa dai professori Franco Garbaccio e Claudio Quintano è precursore di quello che oggi è divenuto un sentire collettivo, al momento però ancora limitato, ma che in questa attività di diffusione di una maggiore “responsabilità sociale del territorio” trova ampio fondamento ed ulteriore slancio.
L’OCCASIONE
L’Anno giubilare di Napoli, fortemente voluto dal Cardinale di Napoli rappresenta, in questa prospettiva di sviluppo di nuove sinergie territoriali, un’occasione da non perdere, anche per la concomitanza delle prossime ulteriori scadenze che possono contribuire a tenere desta l’attenzione puntando ad ulteriori coinvolgimenti come quelli che possono derivare nel 2011, eletto Anno internazionale della chimica, ed Anno europeo del volontariato.
Il tutto in preparazione di un evento già proiettato ad intervenire massicciamente sul Centro Storico come il Forum delle culture del 2013.
 
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Napoli, ecco i dottori dell’arte

 

Sul concettodiagnosis di diagnosi dell’opera d’arte, sulle prospettive autenticamente multidisciplinari inaugurate dalla diagnostica dei beni culturali, si è discusso nel corso del I Convegno internazionale “Diagnosis for the conservation and valorization of Cultural Heritage“, tenutosi nel corso della due giorni appena conclusa presso l’Hotel Capodimonte di Napoli. Promosso dall’Aies (Associazione Italiana Esperti Scientifici) e dalla Società Chimica Italiana, l’evento ha riunito alcuni tra i più autorevoli esperti al mondo nel campo della teoria e delle tecnologie del restauro. Scienziati e umanisti riuniti per discutere insieme su come declinare al meglio il concetto di reversibilità delle opere d’arte. “Il concetto di reversibilità – ha spiegato Ciro Piccioli, presidente dell’Aies – è oggigiorno divenuto molto difficile da applicare e richiede un percorso progettuale complesso, che conduca ad una diagnosi vera e completa prima di intervenire sull’opera. Questa complessità di principi ha collocato la chimica tra le scienze più utili e necessarie per la conservazione del Patrimonio Culturale ed Ambientale, aprendo di fatto un nuovo settore applicativo per i chimici. Resta tuttavia l’esigenza che i diversi linguaggi che descrivono l’opera d’arte debbano trovare una sintesi nella diagnosi e questo – ha sottolineato Piccioli – è un problema irrisolto perché non è facile immaginare una diagnosi né tanto meno tradurla in un documento, proprio per la difficoltà di inventare un linguaggio nuovo che superi il semplice accostamento di quelli esistenti”.
In un momento in cui monumenti invidiatici in tutto il mondo denunciano con tragico clamore un uno stato di conservazione a dir poco approssimativo, il convegno è suonato come un tempestivo memento non solo a chi ha responsabilità dirette nella tutela del patrimonio artistico ma anche nei confronti della cittadinanza “comune”. “Conoscere – hanno sottolineato i promotori del convegno, tra cui i professori Luigi Campanella e Nicola Lena Cota – significa anche misurare e misurare significa creare le condizioni affinché l’acquisizione di dati risulti affidabile. Si potrebbe dire: qualità delle misure significa qualità del progetto di conoscenza e valorizzazione. E’ anche un problema di formazione e di educazione, ovvero di cultura contemporanea. La diagnosi, da questo punto di vista, è sintesi creativa, il nuovo che emerge dall’interazione dei diversi linguaggi critici secondo cui si è esaminata e descritta l’operà d’arte, una chiave di lettura che diventa un nuovo valore dell’opera stessa”.
L’articolo completo su Il Denaro
Per approfondimentiApproccio multidisciplinare per tutelare il patrimonio

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