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10 novembre 2009. Modelli organizzativi 231 Evoluzione della Responsabilità Amministrativa d’Impresa: nuovi reati e prospettive di ulteriore ampliamento

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La Conferenza sull’evoluzione d583988425, è stata organizzata dal Consorzio Promos Ricerche e dal Rina. La Conferenza si è svolta il 10 novembre 2009 presso i locali della Camera di Commercio di Napoli.
Un panel di relatori molto ricco per un seminario che si annuncia concentrato e concreto nelle stesse parole di Enzo Agliardi, caporedattore del quotidiano economico Il Denaro, moderatore del convegno: «in sala ci sono molti addetti ai lavori. Sarà un seminario molto concreto e pratico. Rischi, sanzioni e consigli rispetto alla Legge e in modo che i partecipanti possano portarsi a casa qualche appunto dettagliato. C’è il tempo e il modo di affrontare il tema da tutti i punti di vista».
Il primo a prendere la parola è Lucio Tisi, segretario generale della Camera di Commercio di Napoli, sottolinea che: «bisogna investire in tranquillità sociale e informazione. Puntare sulla tipicità per avviare la ripresa economica».
Renato Santagata Ordinario di Diritto Commerciale alla Parthenope, si sofferma sull’Art. 6 del
D. Lgs  231 e sull’adeguatezza amministrativa dei modelli organizzativi nel prevenire i reati,  «un consulente aziendale deve studiare l’azienda, la sua natura, le sue dimensioni, e proporre un’organizzazione articolata e che consenta adeguati flussi di informazione».
Alessandro De Nicola Porta ad esempio regioni come la Calabria o la Lombardia che hanno emanato Leggi Regionali sul modello prospettato del Decreto 231 e si sofferma sulla questione del dolo, che in alcuni casi non è così palese. Per esempio nella sicurezza sul lavoro, «anche nella 231 l’impresa è responsabile. Se l’evento è colposo come si fa a dire che l’impresa ha avuto un interesse?». Caso emblematico è quello della Thyssenkrupp, la “colpa” dell’impresa è di non aver investito adeguatamente in sicurezza.
Eugenio Fusco Sostituto Procuratore Tribunale di Milano, pone l’accento sull’importanza e le conseguenze dell’assenza di un modello 231 in sede d’indagine, «le indagini hanno mostrato che molte aziende non si sono dotate di modelli organizzativi, specialmente le PMI. I modelli devono prevenire i reati, il prossimo passo sarà quello di verificare la loro efficacia. Nel futuro molte cose cambieranno, la 231 impone alle imprese di dover provare e allora l’indagine sarà sempre più raffinata. Ci sarà una considerazione diversa per la legalità. Le sociatà si attrezzeranno nei confronti di questa normativa per la legalità».
Bruno Assumma, Professore di Diritto Penale all’Ateneo Federico II di Napoli, parte dalla premessa che il modello è una parte del sistema di controllo che si compone anche di codice etico, sistema sanzionatorio e organismo di vigilanza: «il modello è un sistema di controllo che si evolve, le procedure devono essere controllate progressivamente. Deve prevenire ed essere fatto da professionisti con un’attenta mappatura delle aree di rischio. Il modello organizzativo per l’azienda deve essere un vestito su misura».
Achille Tonani Responsabile Settore Sostenibilità, Governance e Innovazione Divisione Certificazione e Servizi S.p.a. del Rina aggiunge alla discussione che è «ipotizzabile un intervento del legislatore in materia di reati ambientali».
Michele Bertani, Professore Diritto Industriale e Concorrenza Università degli studi di Foggia – Special Counsel Orrick Italia – tratta le problematiche connesse alla proprietà intellettuale, Intellectual Property. Possono insorgere diversi illeciti in merito, si pensi solo al diritto d’autore o alla contraffazione dei marchi, «l’introduzione di questi reati è una novità». IP come fattore di rischio sì ma anche di opportunità se si adotta un atteggiamento propositivo, «la IP è veramente la nuova ricchezza e di conseguenza va valorizzata e tutelata».
Attilio Montefusco, Direttore del Consorzio Promos Ricerche e Responsabile Sportello RSI Camera di Commercio di Napoli, che informa le imprese del territorio sulle evoluzioni delle normative tecniche. Rispetto al modello 231 aggiunge: «va funzionalizzato e articolato per fasi nell’ottica di un miglioramento continuo che procede per correzioni e feedback in un circolo virtuoso. Ci vuole una maggiore cultura più che le sanzioni. Bisogna creare delle sinergie per portare questo messaggio, un approccio aziendale integrato, orientato agli aspetti sociali, etici, ambientali».

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