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Donne e lavoro: agenti chimici, biologici e microclima In evidenza

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Donne e lavoroUna pubblicazione INAIL affronta le problematiche per le donne lavoratrici correlate all’esposizione a diversi rischi lavorativi.

Per favorire nelle aziende una valutazione che tenga conto delle differenze tra lavoratori maschi e femmine, l’Inail, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, pubblica una guida dal titolo “La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne”, dedicata ai principali rischi lavorativi in un’ottica di genere, che dal punto di vista delle donne affronta i principali rischi presenti negli ambiti di vita e di lavoro e i loro più significativi effetti: lo stress lavoro-correlato; i disturbi da attività al videoterminale; le patologie muscolo-scheletriche; gli scivoloni e le cadute domestiche; l’esposizione ad agenti biologici e quella ad agenti chimici pericolosi; gli effetti nocivi derivanti da illuminazione, microclima, temperatura ed umidità e quelli provenienti da esposizione al rumore; i danni da elettricità; i rischi legati a macchine ed attrezzature.

Nelle ultime pagine dell’opuscolo, sono presenti due capitoli specifici dedicati alla sicurezza in casa e alla tutela delle lavoratrici madri.

Il documento sottolinea che la normativa vigente in Italia, in materia di tutela della lavoratrice gestante, puerpera e nel periodo di allattamento, vieta:

  • di adibire la donna in gravidanza, e fino a sette mesi dopo il parto, a lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per le malattie nervose e mentali;
  • l’esposizione della lavoratrice gestante agli agenti biologici: Toxoplasma e Virus della rosolia, a meno che non sussista la prova di un sufficiente stato di immunizzazione”.

Inoltre “la lavoratrice deve essere spostata ad altre mansioni nei casi in cui i Servizi ispettivi del Ministero del lavoro, d’ufficio o su istanza della lavoratrice, accertino che le condizioni di lavoro o ambientali siano pregiudizievoli alla salute della donna. Nei casi in cui la lavoratrice non possa essere adibita ad altre mansioni, il Servizio ispettivo del Ministero del lavoro, può disporre dell’interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza, sulla base di un accertamento medico e avvalendosi dei competenti organi del Servizio sanitario nazionale”.

Effetti da agenti chimici pericolosi
Se l’uso di agenti chimici classificati come pericolosi è molto diffuso e coinvolge molte attività lavorative, vi sono anche agenti chimici classificati tossici per il ciclo riproduttivo.
L’esposizione a tali agenti – sostanze o preparati – di lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento può compromettere l’esito della gravidanza o provocare danni al feto, oppure provocare danni al lattante allattato al seno.

Anche riguardo agli agenti chimici pericolosi, il datore di lavoro per tutelare la salute delle lavoratrici “ha l’obbligo di allontanarle dalle mansioni a rischio, per tutto il periodo della gravidanza e fino a sette mesi dalla nascita del bambino. Le lavoratrici devono essere spostate ad altre mansioni che non prevedano l’esposizione ad agenti tossici per il ciclo riproduttivo. Ove detto spostamento non sia possibile, il Ministero del lavoro può disporre l’interdizione dal lavoro delle interessate”.

Effetti da illuminazione, microclima, temperatura e umidità
I luoghi di lavoro – ricorda la pubblicazione – devono essere conformi ai requisiti stabiliti dalla legge (Titolo II e All. IV del D.Lgs. 81/08) ed appropriati al tipo di utilizzo, dal punto di vista della stabilità e solidità, dello spazio disponibile, della sicurezza dei pavimenti, delle porte, delle scale, delle postazioni di lavoro, del controllo delle zone di pericolo, ecc.
Nel documento vengono presentati i fattori di rischio collegati al microclima, alla temperatura, all’umidità e all’illuminazione degli ambienti di lavoro.

La pubblicazione conclude con qualche indicazione specifica per le lavoratrici relativa alla temperatura. Durante la gravidanza l’esposizione a stress termico è meno tollerata dalla donna a causa delle mutate condizioni fisiche che si verificano in tale periodo. A tale proposito le linee direttrici della Commissione delle Comunità Europee recitano che ‘durante la gravidanza le donne sopportano meno il calore ed è più facile che perdano i sensi o che comunque risentano dello stress da calore. Il rischio si riduce di norma dopo il parto ma non è certo con quanta rapidità migliori la tolleranza. L’esposizione al calore può avere esiti nocivi sulla gravidanza. L’allattamento può essere pregiudicato a causa della disidratazione da calore. Il lavoro a temperature molto fredde può essere pericoloso per le gestanti e i nascituri. Si dovrebbero mettere a disposizione indumenti caldi. I rischi aumentano comunque nel caso di un’esposizione a improvvisi sbalzi di temperatura”.

Scarica la guida

AdA

Fonte: Inail