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Ambiente, le imprese puntano sulla «231»

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reati-ambientali 1Analisi dei rischi, individuazione preventiva delle tipologie di reato più frequenti nei diversi settori della filiera e strumenti operativi per prevenirli. Poggiano su queste tre mosse le linee guida presentate da Fise-Assoambiente, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese attive nei servizi ambientali.

Obiettivo delle Linee guida, che sono state approvate dal ministero della Giustizia, è l’applicazione ad ampio raggio nel settore dell’igiene ambientale dei principi e dei modelli nati con il Dlgs 231 per la prevenzione dei reati societari e contro la pubblica amministrazione. «Le linee guida servono a promuovere concretamente la legalità nel mercato della gestione dei rifiuti - spiega il presidente di Fise Assoambiente, Giulio Manzini -, per alimentare la fiducia e tutelare il capitale relazionale e di immagine delle imprese del comparto».

In un settore delicato come quello ambientale, ad alto rischio in particolare nei territori più difficili, la prevenzione passa da un’individuazione delle «aree di rischio», diverse a seconda dei vari punti nella filiera della gestione dei rifiuti, e dalla messa in atto di protocolli specifici, su misura dei diversi problemi, che puntano anche a programmare la formazione del personale e le modalità di attuazione delle decisioni aziendali. Per questa ragione i modelli, costruiti con la collaborazione di Certiquality, pescano dalla pratica aziendale per definire le indicazioni e le misure concrete che le imprese devono seguire, con un occhio di riguardo per le attività che possono più facilmente portare i vertici ad assumere condotte colpose: tra queste, finiscono in particolare sotto i riflettori la pianificazione dei conferimenti e dei trasporti, la gestione dei flussi in ingresso e in uscita, i monitoraggi ambientali, la manutenzione degli impianti e, naturalmente, la gestione delle gare.

L’adozione ad ampio spettro dei modelli proposti dalle Linee guida serve a fare un deciso passo avanti al sistema anche rispetto alle certificazioni (Iso 14001 e regolamento Emas in primis) che, spiega il documento, «non mettono l’ente al riparo da una valutazione di inidoneità del modello ai fini della responsabilità da reato». I sistemi certificati, secondo questa analisi, sono un punto di partenza importante, ma la loro applicazione va estesa a tutti gli ambiti e a tutte le modalità previste espressamente dal Dlgs 231.

AdA

fonte Sole24Ore G.Tr.

Scarica le Linee Guida Fise-Assoambiente