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Agricoltura, incentivi da 70 milioni per il ricambio

Agricoltura, incentivi da 70 milioni per il ricambio

29 Novembre 2018 |

Settanta milioni in tre anni, con domande “a sportello”, per sostenere progetti di sviluppo nell’agroalimentare. Ismea, per contrastare il cronico problema dell’invecchiamento della nostra agricoltura, mette a disposizione dei fondi agevolati per favorire, da un lato, il ricambio generazionale attraverso la misura definita subentro e, dall’altro, stimolare lo sviluppo di aziende agricole esistenti condotte da giovani.

A questo proposito giova ricordare come per giovani si intendano gli imprenditori che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, sia in forma singola che associata: in questo caso la società deve essere composta di oltre il 50% di soci giovani, che detengano almeno il 50% delle quote societarie.

Le norme su cui si fondano queste agevolazioni sono da riscontrarsi nel Dm 18 gennaio 2016 e nel Dm 28 febbraio 2018, più noto come decreto «Resto al Sud». L’aiuto deve quindi essere ben inquadrato, a seconda che si tratti di richieste per il subentro aziendale, ossia quello in cui un giovane o una società intende sostituirsi nella conduzione di un’azienda agricola esistente da almeno due anni, oppure di ampliamento di aziende agricole esistenti, sempre condotte da giovani.

Per quanto attiene alle agevolazioni, queste possono essere solo con mutui agevolati a tasso d’interesse zero o come contributi a fondo perduto e mutuo agevolato. Qui la differenza la fa il territorio: infatti, per regioni indicate nel decreto Resto al Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), il giovane ha a disposizione un contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento e un mutuo agevolato a tasso zero che copra il 60% del progetto. Restano quindi a suo carico in autofinanziamento solamente il 5% delle spese dell’intero progetto. Nelle restanti regioni del centro-nord del Paese, invece, è possibile richiedere solamente il mutuo agevolato, sempre a tasso zero, ma fino al 75% della spesa prevista.

L’investimento massimo ammissibile è, per tutto il territorio, pari a 1,5 milioni per progetto, Iva esclusa. I mutui possono avere una durata compresa tra 5 e 10 anni, elevabile fino a 15 per i soli investimenti della produzione primaria. Di tutto interesse anche i fondi messi a disposizione per il prossimo triennio, che ammontano a 70 milioni di euro complessivi, di cui 50 destinati alle regioni del Resto al Sud.

Gli investimenti ammissibili sono diretti a:

  • miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell’azienda agricola;
  • miglioramento dell’ambiente naturale, delle condizioni d’igiene o del benessere degli animali;
  • realizzazione e miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all’adeguamento e alla modernizzazione dell’agricoltura.

In buona sostanza, si possono richiedere le agevolazioni per l’intero progetto d’investimento, seppure con limiti percentuali sulle varie tipologie: dalle spese tecniche e di fattibilità, all’acquisto macchinari che può essere anche il 100% della spesa, opere agronomiche, ristrutturazioni per agriturismo, opere edili per miglioramento o realizzazione di edifici produttivi, allacciamenti, macchinari e attrezzature (per il dettaglio delle percentuali si veda lo schema in pagina).

Le domande sono con procedura «a sportello» ed esclusivamente, oramai come per la maggior parte dei finanziamenti, con sistema telematico su un portale dedicato accessibile dal sito Ismea. Non ci sono punteggi o priorità quindi, ma è necessaria comunque un’accurata descrizione del progetto con un «agri-business plan», che ne dimostri la concreta fattibilità e soprattutto la sostenibilità economica e finanziaria.

Per essere ammessi al finanziamento ci sono requisiti differenti secondo il tipo d’intervento: nel subentro occorre essere imprese agricole regolarmente costituite da non più di sei mesi, con sede operativa sul territorio nazionale e con azienda cedente, attiva da almeno due anni, economicamente e finanziariamente sana; per l’ampliamento invece le imprese agricole devono essere attive e regolarmente costituite da almeno due anni, con sede operativa sul territorio nazionale, economicamente e finanziariamente sane.

L’intento del ministero è quindi chiaro: non finanziare imprese in difficoltà (come da normativa Ue), ma solamente progetti di sviluppo validi presentati da giovani che continuano a credere nell’agroalimentare. Infine ad oggi, stando a fonti Ismea, risultano in lavorazione sul portale oltre cinquanta progetti per entrambe le tipologie di finanziamento, segno del forte interesse suscitato nonostante si sia ancora in piena programmazione dei Psr regionali.

AdA

fonte Sole24Ore 316/18 RZ