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Qualità dei fornitori dei servizi di welfare. Dall'UNI una Prassi di Riferimento

Qualità dei fornitori dei servizi di welfare. Dall'UNI una Prassi di Riferimento

Pubblicata la Prassi di Riferimento UNI/PdR 58:2019 in materia welfare aziendale; il documento è stato elaborato dal Tavolo "Servizi alla persona nel welfare aziendale”.
L’obiettivo della Prassi di Riferimento è quello di fornire delle linee guida sui requisiti per la qualifica dei fornitori dei servizi alla persona offerti ai lavoratori dai datori di lavoro attraverso piani di welfare aziendale gestiti direttamente dal datore di lavoro o mediante provider di welfare aziendale, con o senza il supporto di piattaforme informatiche.
Nel documento sono individuati alcuni esempi di servizi di welfare aziendale, classificati secondo cinque diversi ambiti di attività riconducibili alla sfera familiare, del benessere e della salute, della qualità della vita, dell’abitazione e di intermediazione (servizi finanziari/assicurativi/assistenza fiscale, ecc.).
Sono inoltre definiti i requisiti essenziali che i fornitori dei servizi alla persona devono avere sia in termini di requisiti giuridico-amministrativo che economico-finanziari, ed infine sono individuate le autorizzazioni amministrative e le procedure essenziali per il rilevamento della qualità dei servizi offerti, nonché gli elementi tecnico-professionali per l’erogazione del servizio stesso.
Si ricorda che le prassi di riferimento sono documenti che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche, elaborati sulla base di un rapido processo di condivisione ristretta ai soli autori, e costituiscono una tipologia di documento para-normativo nazionale che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva ai mercati in cambiamento.

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mb
Fonte UNI

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Welfare, il Comune di Napoli apre il bando per le Agenzie di Cittadinanza

Welfare, il Comune di Napoli apre il bando per le Agenzie di Cittadinanza

CSV Napoli e Comune di Napoli – Assessorato alle Politiche Sociali, lanciano l’Avviso Pubblico Agenzie di Cittadinanza 2018 con l’obiettivo di valorizzare le buone prassi emerse dalla prime due sperimentazioni e sostenere nuove pratiche di welfare territoriale, ovvero di percorsi di responsabilizzazione competente del territorio a partire dalla comunità non più intesa come bacino di utenza caratterizzato da forme più o meno gravi di disagio, ma come attore sociale che si rende collettivamente capace di analizzare la propria situazione, ne riconosce i bisogni e si mobilita per il cambiamento favorendo il protagonismo dei cittadini.

L’Avviso, che scade il 31 gennaio, si rivolge alle organizzazioni di volontariato della città di Napoli in rete con altri Enti del Terzo Settore, e prevede un finanziamento pari a Euro 530.000.

AdA

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Responsabilità sociale nelle micro e piccole imprese. Nuova prassi di riferimento

Responsabilità sociale nelle micro e piccole imprese. Nuova prassi di riferimento

Dopo il documento dedicato al settore costruzioni, è stata pubblicata la nuova prassi di riferimento UNI/PdR 51:2018 “Responsabilità sociale nelle Micro e Piccole Imprese (MPI) e nelle imprese artigiane, ovvero imprese a valore artigiano - Linee guida per l’applicazione del modello di responsabilità sociale secondo UNI ISO 26000” realizzata da UNI in collaborazione con Confartigianato Lombardia.

Le MPI e le imprese artigiane possono considerarsi imprese sociali perché, grazie alle strette relazioni fra di loro e alle profonde radici nella comunità locale, costruiscono un sistema di valori comuni. Di fatto l’impresa svolge una funzione sociale, perché ciò che compie non riguarda solo sé stessa. Questo stretto contatto con il territorio costituisce un sistema aperto, non composto di “cose”, ma di uomini al suo interno.

Tra i temi fondamentali della responsabilità sociale individuati dalla norma UNI ISO 26000 la governance ricopre un ruolo centrale. Il modello di governance delle imprese a valore artigiano, grazie al legame stretto che intrattengono sia con i diversi soggetti pubblici e privati che operano nel territorio e sia con le altre imprese, con cui hanno un rapporto di concorrenza-cooperazione, è multistakeholder. Le aziende di minore dimensione riescono, infatti, a interagire in modo dialettico con gli stakeholder interni ed esterni, in risposta al continuo divenire dei bisogni e conseguentemente del variegato assetto della domanda di beni e servizi.

Il bilanciamento dei poteri e la distinzione dei ruoli rispetto ai propri stakeholder è prova del loro dinamismo. Queste imprese, inoltre, hanno una maggiore propensione a diffondere le informazioni in modo chiaro e trasparente grazie a un condizionamento reciproco con i clienti/consumatori. Infine un’altra caratteristica del modello di governance delle imprese a valore artigiano, che dimostra la loro vicinanza alle tematiche della responsabilità sociale, è il controllo sociale interno, che spesso è insito nell’approccio familiare di tali imprese, e che evita il diffondersi di un approccio opportunistico e speculativo in senso deteriore.

La prassi è il punto di arrivo del percorso iniziato da Confartigianato Imprese Lombardia con il progetto “A.RES - Artigiani RESponsabili”, realizzato nell’ambito dell’Accordo di programma Convenzione Artigianato, e che ha portato allo sviluppo di due strumenti operativi a supporto delle MPI e delle imprese artigiane: il “Cruscotto della RSI”, quale strumento di supporto alla valutazione del grado di responsabilità sociale dell’impresa e la “Carta dei Valori”, Manifesto etico dell’impresa finalizzato a comunicare i lavori dell’impresa agli stakeholder.

Con questa prassi di riferimento, Confartigianato Imprese Lombardia intende patrimonializzare quanto sviluppato con il progetto A.RES e sostenere il percorso delle imprese a valore artigiano verso una visione di Responsabilità Sociale d’Impresa più sistematica ed esplicita, pianificata e gestita con strumenti manageriali, fino a diventare strategia per lo sviluppo d’impresa.

Il documento è strutturato in modo tale da essere utilizzato in combinazione con quanto già previsto nella UNI/PdR 18:2016 “Responsabilità sociale delle organizzazioni - Indirizzi applicativi alla UNI ISO 26000”.

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Interventi socio-assistenziali: bando per l'assegnazione di 1.800.000 euro

Interventi socio-assistenziali: bando per l'assegnazione di 1.800.000 euro

Enti pubblici e organismi privati possono presentare la domanda fino alle ore 12.00 del giorno 10 settembre 2018.

Il Ministero dell'Interno, attraverso un comunicato pubblicato sul proprio sito istituzionale, rende noto che è online il bando per l'assegnazione di 1.800.000 euro, dal Fondo Lire Unrra, per interventi socio-assistenziali in favore di soggetti che si trovano in condizioni di marginalità sociale e in stato di bisogno.

Le domande di contributo devono essere presentate utilizzando esclusivamente il portale https://fondounrra.dlci.interno.it  a partire dalle ore 12.00 del giorno 06.08.2018 fino alle ore 12.00 del giorno 10 settembre 2018.

Con direttiva del 27 marzo 2018, il ministro dell’Interno ha determinato, per il 2018, gli obiettivi generali, i programmi prioritari, nonché i criteri per l’assegnazione dei contributi:

  • 1.000.000 di euro per il finanziamento di interventi diretti a fornire servizi di assistenza a favore di famiglie in stato di bisogno (Azione 1)
  • 800.000 euro per il finanziamento di interventi diretti a fornire servizi di assistenza domiciliare per anziani e disabili che si trovano in stato di bisogno (Azione 2).

Potranno avanzare richiesta di contributo, indicando analiticamente le attività da svolgere e le spese che le stesse comportano:

  • gli enti pubblici;
  • gli organismi privati aventi personalità giuridica ovvero regolarmente costituiti ai sensi degli articoli 14 e seguenti del codice civile o con requisiti espressamente previsti dalle specifiche legislazioni del settore, che svolgono da almeno 5 anni attività rientranti nella specifica area di intervento

AdA

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Bilanci di sostenibilità e azioni di CSR, alcune aziende si impegnano con compensi variabili dei loro manager

Bilanci di sostenibilità e azioni di CSR, alcune aziende si impegnano con compensi variabili dei loro manager

A parole, quasi tutte dicono di avere a cuore la responsabilità sociale e ambientale. Alcune hanno cominciato a «misurare» il loro impegno, per esempio nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nell’utilizzo di acqua (le cosiddette carbon e water footprint), e infatti redigono un bilancio sociale. Ma quante hanno «integrato» la sostenibilità e la Corporate social responsibility nelle loro attività e non la tengono confinata a una funzione aziendale separata dall’attività principale?

Un criterio per capire quanto le aziende si sforzino è quello di valutare il coinvolgimento nella responsabilità sociale d’impresa non soltanto dei Csr manager (che di lavoro fanno questo), ma anche degli altri dirigenti. Le aziende, in genere, danno ai dipendenti obiettivi di business e legano la retribuzione variabile a un meccanismo chiamato «Management by Objectives» (Mbo) determinato in funzione del raggiungimento di risultati economici, come per esempio gli utili raggiunti dall’azienda o l’andamento del titolo in Borsa. Ma perché non dare a livello individuale obiettivi sociali e ambientali per incentivare i manager a raggiungere risultati anche in questi campi?

Apripista a livello mondiale a legare le remunerazioni agli obiettivi Csr è stata Intel. Quando, nel 2008, lanciò i sustainability goals per il 2012, la multinazionale Usa produttrice di microprocessori prese una decisione inedita: incoraggiare i dipendenti a raggiungere gli obiettivi legando parte del loro stipendio a risultati ambientali. E funzionò: per il 2012, Intel riuscì ad abbassare del 35 per cento le emissioni. Accade anche in Italia? «Buone Notizie» a dicembre 2017 ha condotto un’inchiesta contattando tutte le 40 società quotate sul listino principale di Piazza Affari (il Ftse Mib). Due le domande rivolte: «I vostri top manager hanno obiettivi legati alla Csr/sostenibilità?». «Se sì, i risultati legati a tali obiettivi sono presi in considerazione nei criteri utilizzati per assegnare i bonus e/o la parte variabile del compenso?». Dalle risposte (si veda l’infografica qui sopra), emerge che 23 hanno dato ai manager obiettivi di Csr o di sostenibilità e, tra queste, 20 prendono in considerazione tali obiettivi per assegnare parte del compenso variabile. Ecco alcuni esempi.

Eni nell’ambito dei Piani di Performance collegati al sistema di incentivazione variabile ha introdotto obiettivi di sostenibilità focalizzati sulla sicurezza delle persone, l’ambiente e lo sviluppo delle comunità locali nei Paesi in cui è presente. Per l’amministratore delegato e il direttore generale gli obiettivi sono focalizzati sulle tematiche di maggiore strategicità ed impatto socio-ambientale costituite dalle emissioni di gas serra e dalla sicurezza e salute delle persone. Per il top management, oltre a questi obiettivi opportunamente declinati in relazione alle responsabilità ricoperte, ne sono assegnati altri specifici relativi a progetti di sviluppo di servizi e strutture sanitarie e/o di infrastrutture per l’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo, di controllo ambientale e bonifiche, di sviluppo delle energie rinnovabili, nonché di monitoraggio del rispetto dei diritti umani. Complessivamente, gli obiettivi di sostenibilità hanno un peso non inferiore al 25 per cento nel sistema di incentivazione dei massimi dirigenti Eni. Gli obiettivi di sostenibilità sono declinati per tutti i livelli di management con un peso minimo del 10 per cento.

In Snam per il 2017 l’obiettivo di sostenibilità societario e del top management era composto da due aspetti: l’indice di frequenza degli infortuni di dipendenti e contrattisti e la conferma dell’inclusione nonché il miglioramento del posizionamento di Snam rispetto agli indici di sostenibilità Dow Jones Sustainability Index, FTSE4GOOD e VigeoEurope. Poi c’è un Piano di Lungo Termine a base azionaria che prevede, quale obiettivo di sostenibilità, la riduzione delle emissioni di gas naturale. Sia l’incentivazione variabile di breve termine sia l’incentivazione di lungo termine 2017-2019 garantiscono un parametro legato alla sostenibilità pari al 10 per cento per l’amministratore delegato e per tutti i dirigenti.

Gli obiettivi di sostenibilità rappresentano una quota importante nella definizione degli obiettivi aziendali assegnati al Ceo di Saipem e a tutti i livelli manageriali. Il raggiungimento o meno degli obiettivi è strettamente connesso ai processi di incentivazione. Gli obiettivi di sostenibilità aziendali costituiscono il 10 per cento degli obiettivi annuali assegnati al Ceo. Come indicatori sono utilizzati, per esempio, la frequenza degli infortuni sul lavoro e il rispetto dei diritti umani verificato con i controlli audit.

Per sostenere la realizzazione degli impegni che A2A si è prefissata per un business sempre più sostenibile, la multi-utility ha definito un modello per assegnare, a partire dal 2017, a tutti i dirigenti un obiettivo sulla sostenibilità, che sia misurabile: il loro peso varia tra il 5 e il 10 per cento e A2A sta valutando un incremento di tale percentuale. Nel «Performance Management» di tutti i country manager di Pirelli sono presenti obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale (per esempio la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, la riduzione dei consumi energetici e del prelievo idrico, l’aumento del recupero di rifiuti e il controllo della sostenibilità della catena di fornitura).

AdA

fonte Corriere della Sera

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Art bonus, erogazioni liberali a sostegno della cultura

Art bonus, erogazioni liberali a sostegno della cultura

L'Agenzia delle Entrate, con la Risoluzione del 7 novembre 2017, ha fornito chiarimenti sul c.d. "art-bonus" cioè il credito di imposta a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Possono beneficiare del credito d’imposta per le erogazioni liberali a sostegno della cultura di cui all’articolo 1 del Dl 83/2014, convertito con modifiche dalla legge 106/2014, le erogazioni liberali finalizzate a sostenere un museo gestito da una fondazione appositamente costituita da un ente pubblico per tale scopo.

In particolare, l’Agenzia delle Entrate ha affermato che, nonostante la natura giuridica formalmente di diritto privato della fondazione, nel caso del sostegno a istituti e luoghi della cultura, il requisito dell’appartenenza pubblica può essere soddisfatto anche dal ricorrere di altre caratteristiche del soggetto destinatario (esemplificate in maniera non esaustiva dalla risoluzione), come, ad esempio, la costituzione dell’istituto per iniziativa di soggetti pubblici con maggioranza pubblica di soci o partecipanti, o la gestione da parte dello stesso di un patrimonio culturale di appartenenza pubblica. In presenza di una o più di tali caratteristiche, gli istituti della cultura con personalità giuridica di diritto privato, ad esempio perché costituiti in forma di fondazione, in realtà hanno natura sostanzialmente pubblicistica, e possono, quindi, ricevere erogazioni liberali per il sostegno della loro attività, le quali – a loro volta – beneficiano del credito d’imposta (ferma restando la condizione dell’appartenenza pubblica delle collezioni).

Nel caso oggetto dell’interpello, la fondazione è stata individuata dallo Stato con apposita disposizione legislativa quale strumento necessario per la migliore gestione del museo; la collezione permanente di quest’ultimo è di proprietà statale, così come il complesso di immobili ove esso è ubicato. Inoltre la fondazione riceve per legge importanti contributi pubblici ed è sottoposta alla vigilanza del Ministero e al controllo della Corte dei Conti.

fonte Sole24Ore 314/17 IC e CD

Risoluzione Entrate n. 136/E del 7 novembre 2017

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Accessibilità. Disponibile un nuovo dossier dell'UNI

Dossier UC 1 2017Milioni di persone nel mondo sviluppano diverse tipologie di disabilita; un quarto di tutti i cittadini dei paesi sviluppati hanno piu di 60 anni e, entro il 2050, la maggior parte di questi paesi avra raggiunto questo livello di popolazione anziana. L'accessibilità quindi e sempre più un problema in quanto la popolazione mondiale invecchia e le persone con disabilita chiedono pari condizioni di accesso alla vita sociale, politica ed economica.
Le norme tecniche possono stabilire linee guida utili ai produttori e ai fornitori di servizi per progettare prodotti accessibili a tutti. Ma come definire che cosa si intende per "accessibilità"? Una definizione ampiamente accettata riferisce alla "misura in cui prodotti, sistemi, ambienti e servizi possono essere utilizzati da persone provenienti da una popolazione con la più ampia gamma di caratteristiche e capacita per raggiungere un obiettivo specifico in uno specifico contesto d'uso".
Sia a livello ISO sia a livello CEN esistono Guide, Comitati Tecnici e norme pubblicate relative all'accessibilità di prodotti e servizi.
Il presente dossier elenca le principali attività normative attualmente presenti al CEN e all'ISO.
La nuova Guida ISO 71 (trasposta al CEN con la CEN/CENELEC Guide 6) con il titolo "Guida per l'integrazione del concetto di accessibilità nelle norme" aiuterà coloro che sono coinvolti nel processo di sviluppo normativo a prendere in considerazione i problemi di accessibilità quando si elaborano o si sottopongono a revisione le norme, in particolare per gli aspetti mai considerati prima. Sarà anche utile per i produttori, progettisti, fornitori di servizi e gli educatori che hanno un particolare interesse per l'accessibilità.
Il dossier, attraverso la presentazione dei concetti che orientano le regole verso l'accessibilità e l'illustrazione di alcune esperienze normative, cerca di evidenziare, quanto la normativa possa essere fondamentale nella definizione di utili concetti per la progettazione di prodotti accessibili a tutti.

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mb

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Responsabilità Sociale. Disponibile il nuovo Dossier UNI

RESPPubblicato il dossier, che ha per titolo “Dalla responsabilità sociale delle organizzazioni all’integrità degli individui”, che propone una riflessione su uno dei grandi e più attuali temi della normazione tecnica: lo sviluppo della cultura dell’integrità e della competenza etica degli individui e delle organizzazioni, in un contesto generale di responsabilità e sostenibilità della società.
Il punto di partenza è ovviamente la pubblicazione nel 2010 della norma internazionale UNI ISO 26000 che definisce una guida alla responsabilità sociale. Da qui il discorso si è sviluppato per fornire nuovi e ulteriori strumenti utili a implementare una governance etica, a individuare le priorità materiali, a coinvolgere realmente gli stakeholder e a impostare un fattivo sistema di accountability. Il tema dell’etica, o meglio, della “integrità” degli individui è stato oggetto di studi e sperimentazioni nel mondo dei professionisti-ingegneri.
Sulla responsabilità sociale delle organizzazioni e lo sviluppo dell’integrità etica degli individui la normazione fornisce per la prima volta degli strumenti volontari per la crescita dei valori, ovvero quella dimensione verso la quale l’OCSE (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) suggerisce di concentrare l'attenzione.
Il dossier traccia un quadro esaustivo dell’attuale stato dell’arte.

mb

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Fonte UNI

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Indirizzi applicativi per l’implementazione della UNI ISO 26000: pubblicata la nuova UNI/PdR 18:2016

prassi 26000Pubblicata la Prassi di Riferimento UNI/PdR 18:2016 dal titolo “Responsabilità sociale delle organizzazioni – Indirizzi applicativi alla UNI ISO 26000
Il documento, frutto della collaborazione tra UNI e Fondazione Sodalitas, fornisce una serie di elementi a supporto dell'applicazione della UNI ISO 26000, con particolare attenzione agli aspetti della materialità (materiality), della responsabilità di rendere conto (accountability) e del coinvolgimento dei portatori di interesse (stakeholder engagement). In essa sono delineate delle soluzioni operative applicabili a diverse tipologie di organizzazioni e sono forniti alcuni esempi pratici relativi alle fasi di applicazione di una governance della responsabilità sociale.
La prassi di riferimento vuole essere uno strumento operativo e concreto che possa essere d’aiuto a tutte quelle organizzazioni che intendono trattare il tema della responsabilità sociale applicando i principi ed affrontando i temi fondamentali descritti nella UNI ISO 26000 “Guida alla responsabilità sociale”.
Pensato con l'idea di tracciare una sorta di mappa ideale, che conduca in modo modulare e progressivo ad un approccio maturo e consapevole alla responsabilità sociale, il documento inizia con il trattare il passaggio fondamentale del coinvolgimento dell'alta direzione, per affrontare successivamente al processo di analisi del contesto in cui opera l’organizzazione, tenendo conto della necessità di un approccio olistico, sistematico ed integrato alla responsabilità sociale.
Sono affrontati i temi del coinvolgimento delle diverse funzioni presenti nell'organizzazione, dell'analisi del rischio, della sensibilizzazione e formazione del personale, senza tralasciare l'importante momento relativo ad una puntuale riflessione sull'area di influenza e sulle ricadute dirette ed indirette delle attività svolte dall'organizzazione. Da questa riflessione si giunge quindi ad una approfondita analisi della cosiddetta materialità (materiality), affrontando l’importante nodo del coinvolgimento degli stakeholder e giungendo alla responsabilità di rendere conto e di comunicare gli impatti dell’organizzazione sulla società, sull’economia e sull’ambiente.
La UNI/PdR 18:2016 enfatizza in modo particolare il ruolo cruciale della governance, che rappresenta al contempo uno strumento guida, di indirizzo e un tema fondamentale della responsabilità sociale così come concepita nella UNI ISO 26000.

mb

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Fonte UNI

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Sistemi di Gestione nelle Imprese della provincia di Napoli: pubblicato il report aggiornato a settembre 2015

report 09-15Pubblicato l'aggiornamento a settembre 2015 del documento “Monitoraggio delle imprese certificate” nei principali sistemi gestionali, realizzato dal Consorzio Promos Ricerche nell’ambito del Programma di “Sensibilizzazione delle PMI per l’implementazione di sistemi orientati alla promozione della Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI)”.

Le iniziative di Responsabilità Sociale delle Imprese devono basarsi su un approccio «volontario, da parte delle organizzazioni, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con tutte le parti interessate» (Commissione delle comunità europee, Libro Verde, Bruxelles lug. 2001).

Operare in modo socialmente responsabile significa, per qualsiasi organizzazione, tenere conto delle ricadute della propria condotta nei confronti dell'ambiente e nei rapporti con gli “stakeholders” (portatori d’interesse) quali il personale, la comunità locale, i partner commerciali, i clienti, le istituzioni e l’ambiente.

I principali sistemi di gestione analizzati nel presente documento riguardano, oltre alla Responsabilità sociale (SA 8000), la Qualità (ISO 9001), l’Ambiente (ISO 14001) e la Sicurezza e Salute del Lavoro (OHASA 18001).

Tale informativa, aggiornata a settembre 2015, rappresenta un indice di sostenibilità del tessuto produttivo dell’intera provincia, in quanto riporta l’attenzione che le imprese riservano alle problematiche inerenti alla salute e sicurezza dei lavoratori, ma anche alla garanzia delle produzioni e del loro impatto sull’ambiente e, quindi, più in generale alla responsabilità sociale delle imprese.

AdA

Scarica il documento “Monitoraggio delle imprese certificate - Settembre 2015”

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