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Modelli organizzativi per evitare le penalità

Modelli organizzativi per evitare le penalità

Chi deve rispettare le norme antiriciclaggio - dagli intermediari finanziari ai professionisti – può evitare le sanzioni predisponendo e attuando modelli organizzativi, orientati a prevenire gli illeciti contemplati dalla disciplina antiriciclaggio.

Non solo. I modelli organizzativi possono preservare l’ente dalle responsabilità para-penali contemplate dal decreto legislativo 231/2001 e, al contempo, dalle chiamate in “correità” – diretta o solidale – nel caso di contestazione degli illeciti previsti dagli articoli 56 e seguenti del decreto legislativo 231/2007.

Questi documenti devono essere predisposti (in base al decreto legislativo 90/2017) usando il modello di risk based approach, che impone un vincolo di proporzionalità tra i rischi individuati e le misure volte a prevenire o mitigare gli illeciti e che è anche alla base dei modelli organizzativi d’impresa previsti dal decreto legislativo 231/2001.

L’utilizzo di questo approccio anche nei modelli organizzativi antiriciclaggio dovrebbe orientare gli intermediari ad adottare idonei sistemi di “rating antiriciclaggio”, partendo dall’analisi della storia del cliente e della sua quotidiana operatività.

È quindi auspicabile, anche per evitare sovrapposizioni procedurali, che gli intermediari si dotino di modelli organizzativi, in base alle norme 231/2001, prevalentemente orientati al rispetto della normativa antiriciclaggio: in questo modo potrebbero tutelarsi, con un unico adempimento, da profili di responsabilità da organizzazione e solidale.

AdA

fonte Sole24Ore 42/18

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Con il modello 231 ridotto il costo della garanzia nelle gare pubbliche

agcm rating legalitàIl modello 231/01 e il rating di legalità sono sempre più centrali nell’attività di business delle società. Infatti, l’articolo 93 del nuovo Codice degli appalti, in tema di garanzie per la partecipazione alla procedura di gara pubblica, stabilisce che nei contratti di servizi e forniture, l’importo della garanzia e del suo eventuale rinnovo è ridotto del 30% per gli operatori economici in possesso del rating di legalità o attestazione del modello organizzativo, ai sensi del decreto legislativo n. 231/2001.

Tale intervento si pone in una continuità di visione che il legislatore ha intrapreso ormai da alcuni anni nel voler creare una corsia preferenziata per quelle imprese che dimostrano di aver scelto una strada di trasparenza, ottimizzazione dei sistemi interni di controllo e di compliance.

Per quanto attiene allo strumento del rating di legalità delle imprese (articolo 5-ter del decreto-legge n. 1/2012), i vantaggi già previsti erano di particolare rilevanza attenendo all’accesso preferenziale ai finanziamenti pubblici e al credito bancario. Ad essi si va aggiungere, adesso, anche una diminuzione del 30% della garanzia per la partecipazione alla procedura di gara pubblica. Ovviamente l’ottenimento e il mantenimento della quotazione, che è effettuata dall’Antitrust (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Agcm), implica una effettiva e reale scelta dell’impresa ciò al fine di evitare un downgrade o una revoca del rating ottenuto.

Per quel che attiene il modello 231/01 – strumento di prevenzione delle fattispecie penalmente rilevanti verificabili a vantaggio o nell’interesse dell’impresa – la sua individuazione in un contesto quale quello degli appalti pubblici rappresenta un segnale rilevante. A maggior ragione se si tiene conto del fatto che ad esso viene attribuita una valenza premiale per l’impresa che lo avesse adottato; anche qui si è in presenza di un ulteriore impulso del legislatore ai fini di una sua adozione da parte dei soggetti collettivi.

Le imprese sono chiamate ad una attenta valutazione degli strumenti premiali o che comportano altri significativi vantaggi per il proprio business (per esempio, in termini di riduzione di tempi e di costi della produzione e commercializzazione dei prodotti). Il legislatore nazionale e comunitario ha elaborato tali strumenti. Spetta adesso ai soggetti collettivi individuarli e farli propri, sfruttandoli al meglio.

Le sfide che possono comportare per una impresa – sia essa piccola media o grande - la preminenza sul mercato di riferimento rispetto ai concorrenti sono rappresentate dell’individuazione dei migliori strumenti gestionali ed operativi che le normative offrono e saper collocare tali strumenti all’interno dell’operatività aziendale creando altresì una rete di collegamento informativo tra management, marketing e funzione commerciale.

AdA

fonte Sole24Ore 163/16 LF e BS

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Sicurezza sul lavoro. L'adozione del modello organizzativo 231 mette al riparo l'impresa in caso di infortuni

231Per le Pmi è ora possibile tenere sotto controllo i rischi aziendali in materia di salute e sicurezza e adottare modelli organizzativi che possono esonerare l'azienda dalle responsabilità amministrative previste dal Dlgs 231/01. Il documento che introduce le procedure semplificate in questo campo, approvato dalla commissione consultiva, è operativo dal 13 febbraio scorso (dopo la pubblicazione del relativo avviso in «Gazzetta»).

Il documento, una sorta di modello 231 specifico per la sicurezza, è riservato alle Pmi, cioè agli enti che impiegano meno di 250 occupati e hanno un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.

Il modello di organizzazione e gestione efficacemente implementata dalle imprese – anche se non obbligatorio per legge – è di fatto l'unico strumento idoneo a prevenire e evitare le conseguenze della commissione dei reati legati a violazioni della normativa in tema di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, previsti dall'articolo 27-septies del Dlgs 231/01, e la conseguente applicazione delle sanzioni amministrative.

Il modello che scaturisce dalle procedure semplificate, consiste in una sorta di valutazione aziendale dei rischi, in grado di analizzare le scelte organizzative dell'impresa per l'adempimento degli obblighi giuridici in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, previsti dall'articolo 30 del Testo unico sicurezza. Nel modello, l'alta direzione aziendale – che corrisponde agli organi di vertice dell'ente ma non si identifica necessariamente con l'organo amministrativo – deve definire la politica aziendale in materia di salute e sicurezza, individuando eventuali elementi di criticità, gli obiettivi di miglioramento e gli strumenti idonei a prevenire la commissione dei reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime, commessi con violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza.

L'efficacia esimente del modello ha due indicatori fondamentali: la capacità di introdurre strumenti di controllo dei processi di applicazione della normativa, e il raggiungimento costante degli obiettivi di miglioramento stabiliti dall'azienda in coerenza con la propria organizzazione.

I documenti in forma semplificata appaiono davvero come strumenti di semplificazione utili per l'impresa che intenda implementare il modello per la prevenzione dei reati legati alla sicurezza sul lavoro: si tratta infatti di una vera e propria "guida" con schede da compilare, suggerimenti ed elementi descrittivi che rendono la predisposizione del documento decisamente più snella e meno complessa di quanto non sarebbe stata in assenza del lavoro della commissione consultiva.

È improbabile che una azienda di medio-piccole dimensioni abbia le risorse interne per predisporre il documento senza l'aiuto di un consulente, tuttavia le indicazioni contenute nelle procedure sono di grande aiuto e rappresentano una traccia imprescindibile, avendo peraltro cura di ricordare che il modello organizzativo, per avere efficacia esimente, deve comunque contenere tutti gli elementi elencati nell'articolo 30 del Testo Unico sicurezza, essere efficacemente attuato e accompagnato dalla nomina dell'organismo di vigilanza, che è un organismo previsto espressamente dal Dlgs 231/01, dotato di poteri autonomi, con il compito di vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del modello e di curare il loro aggiornamento (si veda l'articolo in basso).

Le sanzioni previste nel Dlgs 231/01 colpiscono l'impresa per fatti di reato commessi da soggetti apicali o altri soggetti che siano sotto la loro direzione e sono irrogate dal giudice del dibattimento penale insieme alla sentenza che decide sulla responsabilità della persona fisica imputata. Sono sanzioni amministrative pecuniarie e interdittive: quelle pecuniarie si misurano in "quote" con un compasso edittale che, a seconda dei reati, va da un minimo di 250 a un massimo di 1.000 quote con valore fra un minimo per quota che va da 250,23 a 1549,37 euro. Il valore concreto della quota è stabilito dal giudice in base al grado di responsabilità dell'ente nella commissione del reato da parte della persona fisica (in pratica, quanto la carente organizzazione dell'ente ha favorito la commissione del reato) e delle capacità economiche dell'ente.

Sono previste anche sanzioni interdittive: interdizione dall'esercizio dell'attività, sospensione delle autorizzazioni funzionali alla commissione dell'illecito, divieto di contrattare con la Pa, esclusione da finanziamenti e contributi, divieto di pubblicizzare beni o servizi. Queste possono andare da tre mesi ad un anno.

AdA

Fonte: Il Sole 24 Ore G.T.

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Modelli di organizzazione e gestione nelle piccole e medie imprese. Pubblicato il decreto con le procedure semplificate

231Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2014 il Decreto Ministeriale del 13 febbraio 2014 che recepisce le “procedure semplificate per l'adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle piccole e medie imprese” approvate dalla Commissione Consultiva.

Nelle aziende di piccolissime, piccole e medie dimensioni sarà più semplice l’adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza. Sulla Gazzetta ufficiale, infatti, è stato pubblicato il decreto emanato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che semplifica le procedure per le piccole e medie imprese che decidano volontariamente di adottare un modello di organizzazione e gestione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (MOG), idoneo ai fini dell’efficacia esimente nei confronti dei reati previsti dall’articolo 25 septies del decreto legislativo 231/2001 (omicidio colposo o lesioni colpose gravi e gravissime derivanti dalla violazione delle norme antinfortunistiche).

Con il decreto ministeriale sono state recepite le procedure semplificate per l’adozione e la efficace attuazione dei modelli di organizzazione e di gestione della sicurezza nelle piccole e medie imprese, ai sensi dell'art. 30, comma 5-bis, del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Il documento, approvato dalla Commissione Consultiva nella seduta del 27 novembre 2013, ha lo scopo di fornire alle piccole e medie imprese, che decidano di adottare un modello di organizzazione e gestione della salute e sicurezza, indicazioni organizzative semplificate, di natura operativa, utili alla predisposizione e alla efficace attuazione di un sistema aziendale idoneo a prevenire le conseguenze dei reati previsti dall'art. 25-septies, del D.Lgs. 231/01.

AdA

Vai al Decreto 13 febbraio 2014

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Salute e sicurezza sul lavoro: più semplice l'adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle PMI

231Semplificate le procedure per le piccole e medie imprese che decidano di adottare un modello di organizzazione e gestione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (MOG) per prevenire le conseguenze dei reati commessi con violazione delle norme antinfortunistiche.

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini, ha firmato il 18 febbraio il decreto che semplifica l'adempimento degli obblighi giuridici in materia di salute e sicurezza tenendo conto della struttura organizzativa dell'impresa. Il modello di organizzazione e gestione della salute e sicurezza non è infatti obbligatorio e deve essere valutato dalla Direzione aziendale in base alle proprie necessità gestionali ed organizzative.

Dal momento in cui la Gazzetta Ufficiale pubblicherà l'avviso, le piccole e medie imprese potranno utilizzare la modulistica, pubblicata nella sezione "Sicurezza nel lavoro" del sito del Ministero, che potranno modificare e integrare a seconda della complessità organizzativa e tecnica aziendale.

AdA

Fonte: MinLav

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10 novembre 2009. Modelli organizzativi 231 Evoluzione della Responsabilità Amministrativa d’Impresa: nuovi reati e prospettive di ulteriore ampliamento

 

La Conferenza sull’evoluzione d583988425, è stata organizzata dal Consorzio Promos Ricerche e dal Rina. La Conferenza si è svolta il 10 novembre 2009 presso i locali della Camera di Commercio di Napoli.
Un panel di relatori molto ricco per un seminario che si annuncia concentrato e concreto nelle stesse parole di Enzo Agliardi, caporedattore del quotidiano economico Il Denaro, moderatore del convegno: «in sala ci sono molti addetti ai lavori. Sarà un seminario molto concreto e pratico. Rischi, sanzioni e consigli rispetto alla Legge e in modo che i partecipanti possano portarsi a casa qualche appunto dettagliato. C’è il tempo e il modo di affrontare il tema da tutti i punti di vista».
Il primo a prendere la parola è Lucio Tisi, segretario generale della Camera di Commercio di Napoli, sottolinea che: «bisogna investire in tranquillità sociale e informazione. Puntare sulla tipicità per avviare la ripresa economica».
Renato Santagata Ordinario di Diritto Commerciale alla Parthenope, si sofferma sull’Art. 6 del
D. Lgs  231 e sull’adeguatezza amministrativa dei modelli organizzativi nel prevenire i reati,  «un consulente aziendale deve studiare l’azienda, la sua natura, le sue dimensioni, e proporre un’organizzazione articolata e che consenta adeguati flussi di informazione».
Alessandro De Nicola Porta ad esempio regioni come la Calabria o la Lombardia che hanno emanato Leggi Regionali sul modello prospettato del Decreto 231 e si sofferma sulla questione del dolo, che in alcuni casi non è così palese. Per esempio nella sicurezza sul lavoro, «anche nella 231 l’impresa è responsabile. Se l’evento è colposo come si fa a dire che l’impresa ha avuto un interesse?». Caso emblematico è quello della Thyssenkrupp, la “colpa” dell’impresa è di non aver investito adeguatamente in sicurezza.
Eugenio Fusco Sostituto Procuratore Tribunale di Milano, pone l’accento sull’importanza e le conseguenze dell’assenza di un modello 231 in sede d’indagine, «le indagini hanno mostrato che molte aziende non si sono dotate di modelli organizzativi, specialmente le PMI. I modelli devono prevenire i reati, il prossimo passo sarà quello di verificare la loro efficacia. Nel futuro molte cose cambieranno, la 231 impone alle imprese di dover provare e allora l’indagine sarà sempre più raffinata. Ci sarà una considerazione diversa per la legalità. Le sociatà si attrezzeranno nei confronti di questa normativa per la legalità».
Bruno Assumma, Professore di Diritto Penale all’Ateneo Federico II di Napoli, parte dalla premessa che il modello è una parte del sistema di controllo che si compone anche di codice etico, sistema sanzionatorio e organismo di vigilanza: «il modello è un sistema di controllo che si evolve, le procedure devono essere controllate progressivamente. Deve prevenire ed essere fatto da professionisti con un’attenta mappatura delle aree di rischio. Il modello organizzativo per l’azienda deve essere un vestito su misura».
Achille Tonani Responsabile Settore Sostenibilità, Governance e Innovazione Divisione Certificazione e Servizi S.p.a. del Rina aggiunge alla discussione che è «ipotizzabile un intervento del legislatore in materia di reati ambientali».
Michele Bertani, Professore Diritto Industriale e Concorrenza Università degli studi di Foggia – Special Counsel Orrick Italia – tratta le problematiche connesse alla proprietà intellettuale, Intellectual Property. Possono insorgere diversi illeciti in merito, si pensi solo al diritto d’autore o alla contraffazione dei marchi, «l’introduzione di questi reati è una novità». IP come fattore di rischio sì ma anche di opportunità se si adotta un atteggiamento propositivo, «la IP è veramente la nuova ricchezza e di conseguenza va valorizzata e tutelata».
Attilio Montefusco, Direttore del Consorzio Promos Ricerche e Responsabile Sportello RSI Camera di Commercio di Napoli, che informa le imprese del territorio sulle evoluzioni delle normative tecniche. Rispetto al modello 231 aggiunge: «va funzionalizzato e articolato per fasi nell’ottica di un miglioramento continuo che procede per correzioni e feedback in un circolo virtuoso. Ci vuole una maggiore cultura più che le sanzioni. Bisogna creare delle sinergie per portare questo messaggio, un approccio aziendale integrato, orientato agli aspetti sociali, etici, ambientali».

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