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Qualità. Accordo ISNART-HERITY

due loghiCertificare la qualità e l’efficienza dell’ospitalità nelle strutture turistico-ricettive e della gestione dei siti e delle attività del patrimonio storico, archeologico, artistico, antropologico, scientifico e culturale delle destinazioni italiane. E’ questo il senso dell’accordo tra l’Isnart, l’istituto nazionale di ricerche sul turismo e Herity, l’organismo internazionale riconosciuto dall’Unesco per la valutazione a sostegno del miglioramento della qualità nei processi di conservazione ed utilizzazione del patrimonio culturale mondiale. La classificazione Herity, infatti, è stata adottata nel 2003 dalla Commissione nazionale italiana dell’Unesco proprio per stimolare il miglioramento dei meccanismi di gestione, contribuendo a diffondere la coscienza di come l’Italia, sede di un’immensa concentrazione di tesori culturali, si ponga nelle condizioni di promuovere proposte specifiche anche in sede internazionale. Con un apposito protocollo d’intesa siglato dal presidente dell’Isnart, Maurizio Maddaloni e di Herity Italia, Maurizio Quagliuolo, i due istituti si impegnano ad utilizzare il rispettivo know-how nell’ambito delle rispettive specializzazioni puntando all’incremento delle certificazioni ‘Ospitalità italiana’ e ‘Hges’, quest’ultimo già attivo dal 2006 grazie ad un accordo di cooperazione internazionale con il ministero per i Beni e le Attività culturali. ‘Hges’ è attualmente applicato a musei, monumenti, siti archeologici, biblioteche e archivi aperti al pubblico, oltre agli edifici di culto ed ai loro annessi. Il marchio Ospitalità italiana, invece, è una certificazione promossa da Isnart per stimolare l’offerta di qualità in Italia e nel mondo. Le imprese che conseguono questo riconoscimento hanno scelto la qualità come obiettivo da perseguire, ed ogni anno decidono di mettersi in discussione sottoponendosi a delle valutazioni condotte da personale esterno alle strutture stesse. Obiettivo dichiarato dell’accordo Herity-Isnart è proprio il miglioramento della qualità dell’offerta ai turisti-visitatori, oltre alla sensibilizzazione del pubblico degli utenti dei siti museali, attivando così un sistema integrato anche di promozione dell’immagine del nostro Paese in Italia e all’estero. Previste una serie di iniziative volte a realizzare certificazioni congiunte in località campione attraverso l’utilizzo di guide tematiche nei musei; punti di informazione nei principali luoghi di visita; hotspot wi-fi e pubblicazioni a disposizione dei turisti con tutti i dati raccolti dalle due strutture di certificazione. La seconda fase dell’iniziativa coinvolgerà anche i ristoranti italiani all’estero che hanno ottenuto la certificazione Isnart, i quali diventeranno ‘partner’ di Herity nel mondo attraverso la collaborazione dei sistemi camerali esteri.

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Approvato il Regolamento Europeo sulla Normazione

 

CONSIGLIO EUROPEOIl Consiglio dell'Unione Europea ha definitivamente approvato il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla normazione europea. Il provvedimento, finalizzato alla modernizzazione e al miglioramento del sistema europeo di normazione tecnica, ha quindi concluso il suo iter approvativo ed entro un paio di settimane sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea. Il regolamento entrerà in vigore dal 1 gennaio 2013.
Il Regolamento adatta e semplifica l’attuale quadro legislativo (che per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti nella UE si basa principalmente, ma non solo, sul paradigma direttiva-requisiti essenziali-mandato-norme armonizzate) per coprire nuovi aspetti al fine di comprendere i più recenti sviluppi e le future sfide della normazione tecnica, in particolare prevedendo strumenti per l’elaborazione di norme nel settore dei servizi.
Il nuovo quadro legislativo contribuirà a ridurre i tempi di normazione, faciliterà la partecipazione delle parti interessate “più deboli” storicamente (micro e PMI, consumatori, organizzazioni sociali) e terrà maggiormente in conto temi quali l’impatto ambientale del ciclo di vita di prodotti e servizi, nonché l’uso efficiente delle risorse.
Un ulteriore elemento qualificante del regolamento consiste nella possibilità di fare migliore uso delle specifiche tecniche elaborate per il settore dell’IT in occasione di acquisti pubblici di hardware, software e servizi informatici.
Le basi per questa riforma della normazione europea sono state poste dalla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo “Una visione strategica per le norme europee: compiere passi avanti per favorire e accelerare la crescita sostenibile dell'economia europea entro il 2020” nella convinzione che la normazione contribuisce in modo determinante all’innovazione e alla competitività del sistema economico europeo, poiché facilita l’accesso ai mercati, permette l’interoperabilità tra componenti e prodotti (nuovi e già esistenti), riduce i costi e aumenta il valore per i clienti/consumatori.

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Fonte UNI

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Piastrellature ceramiche. A breve disponibile una nuova norma UNI

 

piastrellaUna norma innovativa”. E’ Giorgio Timellini, coordinatore del Gruppo di Lavoro “Pavimenti di ceramica e adesivi per rivestimenti ceramici” della Commissione tecnica “Prodotti, processi e sistemi per l’organismo edilizio”, ad esprimere con queste parole la soddisfazione per la conclusione dei lavori del progetto “Piastrellature ceramiche a pavimento e a parete – Istruzioni per la progettazione, l’installazione e la manutenzione”.

Si tratta infatti della prima norma nazionale in materia, che colma un vuoto sinora solo parzialmente coperto dal CEN/TR 13548 (“Regole generali per la progettazione e l'installazione delle piastrellature di ceramica”), recepito da UNI nel 2006.

I lavori si sono svolti in un clima di grande collaborazione e il testo che ne è scaturito può ritenersi all’avanguardia sotto molti aspetti”.

Sebbene in Italia il panorama dei produttori e degli installatori di piastrelle in ceramica sia tra i più importanti in Europa, sino ad oggi il nostro Paese non si era dotato di una norma nazionale. Il progetto ora è concluso e quanto prima entrerà a far parte del corpus normativo UNI.
Il testo è articolato e affronta alcuni aspetti nuovi, sinora non trattati da altre analoghe norme europee, ma di grande importanza come lo scambio di informazioni tra tutte le parti coinvolte nella progettazione e installazione delle piastrellature o le fasi di collaudo e accettazione. Non è stato semplice inserire questi temi nel testo di norma, ma abbiamo ritenuto opportuno farlo perché la normazione tecnica, di per sé, deve sempre gettare la palla un po’ in avanti”, chiarisce Timellini.

E’, quest’ultimo, un aspetto mai sufficientemente sottolineato, pur rappresentando in termini generali uno dei punti di forza della normazione tecnica e dell’attività che ad essa fa capo: la normazione rappresenta infatti il punto più avanzato dello status quo tecnico e scientifico. Partecipare alla normazione tecnica significa quindi anche avere accesso alle conoscenze e al know-how frutto della ricerca e dello sviluppo più aggiornati rispetto allo stato dell’arte.

Se ad oggi non è stato possibile giungere a una norma EN nell’ambito della progettazione e dell’installazione delle piastrellature di ceramica, ciò è dovuto alle peculiarità del settore e cioè alle profonde differenze che sussistono da Paese a Paese. Tradizioni, esperienze, ma anche climi e materiali molto differenti tra loro hanno portato al consolidarsi di tecniche e approcci alla materia molto diversificati, che difficilmente avrebbero potuto trovare in breve una sintesi efficace in un documento unitario su scala europea. Ciò nondimeno l’esigenza di sviluppare norme tecniche in materia è sempre stata viva, tanto più in Italia che, come già accennato, per quanto riguarda la fabbricazione e i prodotti della ceramica ha da sempre ricoperto un ruolo di leadership nel mondo, sia dal punto di vista tecnologico che del design.

 

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Asseverazione nelle costruzioni edili e nell’ingegneria civile. Nuova prassi di riferimento UNI

 

sicurezza edilizia 2E’ stato approvato il progetto di prassi di riferimento dal titolo “Indirizzi operativi per l'asseverazione nel settore delle costruzioni edili e di ingegneria civile”.
Il documento, frutto della collaborazione tra UNI e Commissione Nazionale dei Comitati Paritetici Territoriali (CNCPT), è finalizzato a fornire indirizzi operativi per il rilascio dell’asseverazione prevista dall’art 51 del D.Lgs 81/08 e s.m.i. in materia di sicurezza sul lavoro nel settore delle costruzioni edili e di ingegneria civile e si applica al servizio di asseverazione erogato dai Comitati Paritetici Territoriali (CPT).
L’attività di elaborazione della prassi di riferimento, coordinata da UNI, ha visto il contributo degli esperti della Commissione Nazionale dei Comitati Paritetici e di alcuni Comitati Paritetici Territoriali. Il progetto è ora sottoposto alla fase di consultazione pubblica, con scadenza 2 novembre 2012, al fine di raccogliere osservazioni da parte del mercato.
Il documento fornisce le indicazioni operative che i Comitati Paritetici Territoriali (CPT) devono mettere in atto per svolgere l'attività di asseverazione di una corretta adozione e di un'efficace attuazione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurezza da parte delle imprese edili, ovvero descrive il processo, suddiviso in fasi, mediante il quale i CPT erogano il servizio di asseverazione.
Le prassi di rifermento sono documenti che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche, elaborati sulla base di un rapido processo di condivisione ristretta ai soli autori, e costituiscono una tipologia di documento para-normativo nazionale che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva ai mercati in cambiamento.

Consulta la Prassi sul sito UNI

Fonte UNI

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Sacchi a pelo. Nuova norma UNI

 

sacco“Requisiti per sacchi a pelo” è il titolo della nuova norma UNI EN 13537:2012 - che sostituisce l’edizione del 2005 – che specifica i requisiti, i metodi di prova e le disposizioni per l’etichettatura di sacchi a pelo per adulti, utilizzati per lo sport e le attività di tempo libero.
La norma fornisce le definizioni e specifica i requisiti generali e le caratteristiche di comfort e sicurezza dei sacchi a pelo “a mummia” con cappuccio unito al sacco oppure “a coperta” rettangolare con cerniera laterale.
Oltre ad aspetti quali la funzionalità, l’idoneità, il peso, il volume e la durabilità, nell’acquisto di un sacco a pelo il consumatore si aspetta di trovare sul prodotto tutte le informazioni necessarie relative alle fasce di temperatura per cui il prodotto è dichiarato “adatto”.
La UNI EN 13537 descrive un metodo per la valutazione della performance - in condizioni normali di utilizzo - di un sacco a pelo prestando particolare attenzione alla protezione contro il freddo: un fattore importante da valutare nella fase di acquisto, tenendo ben presenti le zone e i periodi dell’anno in cui si intende utilizzare.
Su ogni sacco a pelo deve sempre comparire la “temperatura di comfort” e le due temperature estreme, minima e massima, entro le quali è consigliato il suo utilizzo.
Per alcune caratteristiche e per i metodi di prova necessari a verificare i requisiti dei tessuti utilizzati per questi prodotti, la norma UNI EN 13537 rimanda a specifiche norme di settore, ad esempio per la determinazione della tenuta dei tessuti alle piume e ai piumini, della solidità del colore e della resistenza alla lacerazione e allo sfregamento.

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Verifica della Sicurezza degli impianti a gas

 

logo uniIl 20 settembre scorso è stata pubblicata la seconda edizione della UNI 10738.
La norma, elaborata dal CIG - Comitato Italiano Gas, è uno strumento di servizio di estrema importanza per tutti coloro che a vario titolo sono chiamati ad effettuare verifiche sugli impianti alimentati a gas. La norma fornisce infatti delle linee guida per la verifica dello stato/livello di sicurezza degli impianti domestici esistenti alimentati a gas, in esercizio o da riattivare.
Le diversità di impostazione tra la prima e la seconda edizione della norma sono significative. A differenza degli obiettivi a cui mirava la "vecchia" UNI 10738, infatti, cioè l’adeguamento degli impianti, la nuova UNI 10738 mira a verificare la sussistenza o meno dei requisiti essenziali di sicurezza. Gli eventuali adeguamenti dovranno essere realizzati in conformità alle normative di installazione vigenti, ad esempio secondo la serie UNI 7129 ("Impianti a gas per uso domestico e similari alimentati da rete di distribuzione - Progettazione e installazione").
La nuova UNI 10738 consente agli operatori del settore di valutare lo stato di sicurezza degli impianti esistenti indipendentemente dall’anno di costruzione, cioè senza tenere in riferimento la norma d’installazione in vigore all’epoca della realizzazione dell’impianto stesso che va verificato. La nuova norma è anche uno strumento pratico per valutare la condizione degli impianti durante le operazioni di manutenzione degli apparecchi, quindi i manutentori che normalmente redigono l’allegato “G” potranno esprimere un loro parere nel merito.
Le figure professionali che possono essere interessate ad utilizzare la norma sono installatori di impianti gas, manutentori, professionisti, tecnici che effettuano controlli in generale (USL, ecc.).

Fonte UNI

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Vibrazioni meccaniche. Nuova norma dall'UNI

 

auto 04Il sedile di un veicolo assolve, nei riguardi del conducente, due compiti fondamentali: il primo è quello di sostenerlo il più comodamente possibile, il secondo è quello di isolarlo dalle vibrazioni che il veicolo gli trasmette. Studi medici ed ergonomici dimostrano l’importanza di una corretta funzionalità del sedile.
L’esposizione alle vibrazioni è sempre fonte di rischio nei riguardi della salute. La UNI EN 30326-1Vibrazioni meccaniche - Metodo di laboratorio per la valutazione delle vibrazioni sui sedili dei veicoli - Parte 1: Requisiti di base” illustra i requisiti di base e le metodologie per le prove di laboratorio sulla trasmissione delle vibrazioni al corpo umano attraverso il sedile di un veicolo e riporta il metodo di prova, i requisiti della strumentazione necessaria, il metodo di valutazione delle misurazioni e come redigere il resoconto di prova.
Per quanto riguarda le prove, la norma fornisce i suggerimenti su come fissare il sedile al banco vibrante, come devono essere posizionati gli accelerometri e richiede che sul sedile vengano eseguiti due test dinamici con due soggetti di massa differente.
L’obiettivo è quello di ottenere il valore SEAT (fattore di trasmissione dell’ampiezza efficace del sedile) che è il rapporto tra il valore dell’accelerazione sul piano del sedile e il valore dell’accelerazione sulla piattaforma vibrante. Il valore SEAT, definito dalle norme UNI EN 13490 e UNI EN ISO 7096, rappresenta il valore di validità del sedile.

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La Manutenzione, da costo a investimento

 

MANUE’ questo il concetto fondamentale – che dovrebbe essere fatto proprio dalle imprese – emerso con forza durante la riunione plenaria che la Commissione Manutenzione dell’UNI ha tenuto il 18 settembre scorso per fare il punto su quanto è stato fatto finora e per verificare se l’attuale struttura della commissione sia ancora in grado di rispondere e rispecchiare le esigenze di un mercato in continua crescita. La manutenzione è infatti un’ attività che nel nostro Paese riveste un ruolo di primaria importanza nelle industrie e nei servizi, per il grande impatto che ha sulla funzionalità degli impianti, sulla sicurezza sul lavoro, sulla qualità e sul costo del prodotto.
Manutenzione – infatti – non significa solo conservare nel miglior modo possibile beni e impianti nel tempo ma, anche, mettere in atto tutte quelle azioni necessarie per prevenire gli infortuni all’uomo, all’ambiente e allungare la vita dei beni fisici.
 “Spingere su tutti questi aspetti della manutenzione – ha dichiarato Claudio Molinari del Politecnico di Milano e Presidente della Sottocommissione ‘Manutenzione dei patrimoni immobiliari’ – vuol dire per le aziende non solo risparmiare ma anche investire per il futuro!”.
A testimonianza della notevole mole di lavoro che la Commissione sta portando avanti dal 1989, anno in cui fu costituita, vi è un nutrito elenco di norme tecniche pubblicate sinora sull’argomento.
Solo per citarne alcune tra le più recenti: la UNI 11447 sui servizi di facility management urbano che specifica le linee guida per l’impostazione e la programmazione degli appalti (tra l’altro già applicata con successo dal Comune di Bologna), la UNI EN 15331 sui criteri di progettazione, gestione e controllo dei servizi di manutenzione degli immobili, la UNI 11454 sulla manutenzione nella progettazione di un bene fisico. Ricordiamo anche la UNI 11420 sulla qualifica del personale di manutenzione che definisce, nell’ambito della manutenzione, quali sono le conoscenze, le abilità, le competenze e i requisiti formativi necessari per acquisire un livello specifico di qualifica professionale che consenta di ricoprire un determinato ruolo all’interno dell’organizzazione e la UNI 11414 che fornisce le linee guida per la qualificazione del sistema di manutenzione.

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Fonte UNI

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Requisiti generali dei collettori solari

 

COLLETTORE SOLAREIn Europa ben il 49% dei consumi finali si riferisce all’energia termica, di questi, il 34% riguarda il solo calore alle basse temperature. Per quanto concerne la climatizzazione, in riferimento ai parametri fissati dalla 2009/28/CE - Promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili - meglio nota come «RED - Renewable Energy Directive», l’industria europea del solare termico potrà dare un contributo significativo per il raggiungimento dell’obiettivo di una quota pari al 20% di utilizzo di energie rinnovabili sul consumo finale entro il 2020.
Ad oggi in tutta l’Europa sono installati in totale più di 27 milioni di metri quadri di collettori solari termici (19,1 GWth), di cui circa il 50% in Germania.
Da uno studio dell’ENEA1 emerge che l’industria italiana del solare termico ha un grado di dipendenza dall’estero non trascurabile: la domanda di collettori solari nel 2006 è stata coperta per il 77% dalle importazioni europee ed extraeuropee e solo per il 23% dalla produzione nazionale (la quale, comunque esporta il 16% dei propri prodotti all’estero).
La diffusione sempre crescente di questa tecnologia ha reso necessaria la definizione di standard specifici, alcuni dei quali sono stati sviluppati a livello europeo proprio per omogeneizzare le differenze presenti tra Paesi, inmodo da garantire un livello minimo di qualità per tutti i prodotti solari realizzati e/o distribuiti in Europa.
In quest’ottica è stata pubblicata a giugno 2011 la versione aggiornata della norma UNI EN 12975-1 «Impianti solari termici e loro componenti - Collettori solari - Parte 1: Requisiti generali». La norma, ai cui lavori hanno partecipato anche esperti italiani di uno specifico mirror group, creato in seno al Comitato Termotecnico Italiano - Ente federato all'UNI, specifica i requisiti di durabilità (inclusa la resistenza meccanica), affidabilità e sicurezza dei collettori solari a riscaldamento di liquido e comprende le disposizioni per la valutazione di conformità dei requisiti specificati.
La nuova versione è stata integrata per renderla sostanzialmente applicabile anche ai collettori a concentrazione, a differenza della versione 2006. La norma tuttavia non è applicabile ai collettori, in cui l’unità di accumulo termico è parte integrante del collettore, nella misura in cui il processo di captazione non può essere separato da quello di accumulo ai fini della quantificazione dei due. La verifica delle prestazioni termiche riportate nella EN 12975-2:2006 «Impianti solari termici e loro componenti - Collettori solari - Parte 2: Metodi di prova» (condizioni di prova quasi - dinamiche), trova attuazione anche per buona parte dei collettori a concentrazione.
I collettori assemblati su misura (collettori incorporati, integrati nelle coperture che non comprendono moduli ottenuti in fabbrica e che sono direttamente assemblati sul luogo di installazione) invece non possono essere sottoposti alle prove di durata, affidabilità e prestazione termica secondo norma.

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Fonte UNI

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Sistemi informativi per la sanità

 

SANITALo scopo della norma UNI EN ISO 12967 Health Informatics – Service Architecture (HISA) è di identificare da una parte una metodologia per descrivere i sistemi informativi sanitari attraverso un linguaggio che permetta una corretta pianificazione e confronto tra sistemi e dall’altra specificare un’architettura per l’implementazione di sistemi aperti, integrati e interoperabili. L’architettura è stata pensata sia per lavorare con sistemi esistenti che come punto di partenza per la pianificazione, costruzione e integrazione di nuovi sistemi informativi.
HISA risponde ad una necessità fondamentale delle strutture sanitarie: fornisce delle norme su come integrare e rendere disponibile il patrimonio informativo di un’azienda, facilitando l’interoperabilità delle applicazioni. Specifica un’architettura unificata e integrata basata su un middleware di servizi informativi indipendenti da applicazioni o tecnologie proprietarie e in grado d’integrare i dati e le funzionalità comuni. I servizi sono disponibili a tutte le applicazioni indipendentemente dal fornitore. Tutti gli aspetti clinici, organizzativi e manageriali della struttura sanitaria sono supportati dall’architettura, inclusi i flussi informativi tra processi organizzativi, che pur soddisfacendo tutti i requisiti deve rimanere indipendente dalle specifiche esigenze di ogni singolo dominio applicativo e dai requisiti temporanei relativi a tecnologie specifiche.
Anziché soffermarci sulla descrizione dettagliata della norma che può essere consultata richiedendola all'UNI, è più utile analizzarne gli obiettivi e la soluzione proposta rispetto alle innumerevoli sfide che le aziende sanitarie si trovano ad affrontare in questo periodo storico.
Tra queste c’è quella dell’ottimizzazione dei servizi socio-sanitari migliorando allo stesso tempo il benessere generale e la qualità della vita. Le modifiche del tessuto sociale, le evoluzioni legislative e le aspettative della pubblica opinione in tutta Europa impongono al sistema sanitario un crescente impegno per il miglioramento dei servizi assistenziali erogati ai cittadini. La spesa sanitaria va qualificata, se non contenuta, per i limiti imposti dalle politiche di bilancio.
Di pari passo, la necessità di ridurre i costi, di aumentare l’efficacia delle prestazioni e di assicurare l’appropriatezza dei ricoveri incentiva anche la de-ospedalizzazione con l’identificazione di regimi alternativi al ricovero e, in definitiva, un aumento del numero degli episodi assistenziali nel percorso di cura del singolo paziente. D’altro canto, questo aumento del numero degli episodi di cura distribuiti sul territorio fra ospedali e presidi diversi aggrava la già esistente frammentazione dei processi e dei dati clinici che spesso fanno capo a sistemi informativi isolati e incompatibili, scarsamente integrati tra loro, con il rischio di non raggiungere la sinergia necessaria fra le diverse attività assistenziali.
Questa frammentazione porta conseguenze sia per la salute del paziente che per il servizio sanitario (in termini di costi aggiuntivi), a causa di indisponibilità o ritardi nell’ottenere informazioni e per la ripetizione di attività, esami ed accertamenti già effettuati. Le strutture sanitarie sono quindi chiamate ad una vera e propria sfida: mentre si devono integrare con nuove presenze sul territorio, devono anche imporsi una continua evoluzione culturale e un aggiornamento delle logiche di governo verso principi e metodologie di gestione aziendale tenendo sempre al centro dell’attenzione la particolare missione sociale ed etica del servizio sanitario.

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Fonte UNI

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